5 settembre 1992. Gli spettatori americani, sprofondati nelle loro poltrone, stavano per vedere la prima puntata di una delle serie televisive a cartoni animati di maggior successo della storia: Batman The Animated Series.
Ispirata alle avventure del Cavaliere Oscuro di Gotham, questa serie a cartoni animati, in “soli” 85 episodi – due spin-off (il Cavaliere di Gotham e Batman Beyond) e due film televisivi (La maschera del fantasma e Sub-Zero) – ha conquistato un premio Emmy, è stato un successo di pubblico e di critica e, cosa più importante, ha determinato e condizionato l’estetica dei successivi prodotti televisivi e homevideo dedicati non solo all’Uomo Pipistrello ma all’intera produzione animata targata DC Comics.
Creata da Paul Dini e Bruce Timm, la serie animata fa propria la dimensione atemporale delle avventure fumettistiche di Batman anche attraverso la scelta di un’estetica da art nouveau della città che si fonde con un gusto goticizzante, in cui è preponderante, però, una tecnologia di stampo più contemporaneo.
L’estetica e la narrazione noir esaltano il lato cupo e da detective stories del personaggio, senza mai però dimenticare il lato supereroico del Cavaliere Oscuro. Villain iconici del mondo di carta di Batman sono diventati iconici nella loro caratterizzazione animata, e sono entrati nell’immaginario nerd con grande forza.
Ma il successo della serie animata vive anche di una singolarità. Le avventure di Batman sono chiaramente inedite rispetto a quelle del fumetto, ma la fedeltà concettuale è totale: per ovvie ragioni narrative ai personaggi assodati dell’universo DC sono stati creati una serie di comprimari, destinati a rimanere “confinati” nella televisione. Tranne uno: Harley Quinn.
La “spalla”, la “compagna”, la “donna” del Joker, ha saputo conquistarsi uno spazio di grande rilevanza per tutti i fan dell’Uomo Pipistrello, riuscendo a sbarcare anche nel mondo del fumetto, diventando un personaggio prima ricorrente delle avventure fumettistiche di Batman, poi anche protagonista di una serie a lei dedicata. E la scelta di inserirla come personaggio protagonista del film Suicide Squad di David Ayer è la riprova del successo ottenuto.
L’esordio a fumetti di Harleen Frances Quinzel, ribatezzata Harely Quinn (in inglese suona come Harlequin, cioè Arlecchino) dal Joker lo si deve ai suoi stessi creatori. Paul Dini scrive per le matite di Bruce Timm, il one-shot Amore Folle, uscito nel febbraio del 1994 e vincitore di un Premio Eisner come “miglior storia singola”.
Mad Love
Il racconto ricostruisce la nascita dell’amore tra Joker e Harley Quinn o, meglio, dell’amore di Harley per il Joker: un amore “burrascoso”, malato, dipendente, “folle”, appunto. La grande narrazione animata di Dini e Timm si declina in quella fumettistica provando ad “osare” di più per questa storia: la lenta e inesorabile discesa nella follia di Harley coinvolge il lettore che, attraverso un filtro di grande ironia, vede il transfert della psichiatra Quinzell verso il manipolatore Joker.
Nonostante lo stile “cartoonesco” del disegno, la sceneggiatura grottesca palesa il contenuto della trama: una variante della sindrome di Stoccolma, il rapporto morboso e malato della vittima per il suo carnefice. Joker è ossessionato da Batman e dalla sua ancora lontana dipartita, e, sprofondato nelle sue turbe mentali, fa tabula rasa attorno a lui, maltrattando (anche fisicamente) Harley Quinn.
In una sorta di delirio a due, invece di rendersi conto del rapporto estremamente disturbato con il suo «pasticcino», Quinn arriva alla conclusione che sia Batman – cioè un elemento assolutamente esterno alla loro relazione – la causa dei loro “problemi di coppia” e la causa della loro mancata felicità. Ma, indubbiamente, il punto di forza è nei flashback: coerente con la serie animata, la storia è di stampo noir e, attraverso affondi nel passato, indaga l’inizio della relazione tra i due criminali.
In questi flashback il personaggio più interessante è proprio il Joker: costante e perenne enigma per tutti i personaggi dell’universo DC e per il lettore, mente e manipola, inventa varianti del proprio passato (Nolan con Il Cavaliere Oscuro non ha inventato nulla) e circuisce le menti deboli che lo circondano. La sua vittima, il trofeo più grande è proprio la dottoressa Quinzell, trasformata in criminale in costume suo succube amorevole.
Il fumetto verrà ripreso per un episodio della serie Il Cavaliere di Gotham (episodio 21 “Un Grande Amore”, “Mad Love” appunto, trasmesso il 16 gennaio 1999) che, necessariamente, dato il pubblico più generalista televisivo e meno selettivo di quello fumettistico, riduce la complessità concettuale del racconto, ma rimane fedele nello spirito: l’amore a senso unico verso un sociopatico non è un amore sano, ma un “amore folle”. Completamente folle.
Leonardo Cantone