Fabrizio De André. Principe Libero – L’uomo oltre l’icona

Fabrizio De André. Principe Libero

Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare”.

Sono le parole del pirata Samuel Bellamy, già citate da Fabrizio De André nel suo album Le nuvole, a dare il titolo a questo film. Non è mai un’impresa facile raccontare sul grande schermo la storia di quei personaggi circondati da un’aura quasi “sacrale”, specialmente se il personaggio in questione risponde al nome di Fabrizio De André.

Il film, diretto da Luca Facchini e interpretato da un notevole Luca Marinelli, è una biografia romanzata della vita del cantautore genovese, affidata non ad un film d’autore, ma alla forma seriale della tv. 

Fabrizio De André. Principe LiberoFabrizio De André. Principe Libero

Principe Libero è la storia di un borghese curioso, eccentrico e ribelle, in conflitto costante con tutte le forme di limitazione della libertà personale e professionale. È proprio il concetto di libertà che costituisce il vero e proprio fil rouge di questo film: la vicenda si apre infatti con la sequenza del rapimento di Fabrizio e Dori Ghezzi, un momento di massima limitazione dei personaggi, in cui il concetto di libertà perde ogni sorta di consistenza. La narrazione si sviluppa poi attraverso un lungo flashback nel passato: la prima parte del film si configura sostanzialmente come un romanzo di formazione.

Fabrizio De André. Principe Libero

Siamo nel 1954 e assistiamo all’infanzia di Bicio (soprannome giovanile di De André): ecco la Genova bene, la scuola, la prima chitarra, le prime esperienze sessuali, il rock di Elvis, le letture dei poeti e il rapporto con il padre Mauro (interpretato da un solido Ennio Fantastichini) che ha rappresentato da una parte la prima forma di autorità con cui il suo spirito anarchico è entrato in contrasto, e dall’altra si è dimostrato un sostenitore amorevole ed attento nei confronti del talento del figlio.

Fabrizio sin da subito mostra un certo tipo di idiosincrasia nei confronti del mondo borghese al quale appartiene, e si oppone al volere della sua famiglia: invece di intraprendere la carriera davvocato (come il fratello Mauro) frequenta le osterie e i carruggi dove battono le prostitute.

È in questo periodo che Fabrizio, il ragazzo a cui piace cantare per gli amici, decide di affrontare le proprie insicurezze e le proprie paure esibendosi nei teatri genovesi, spinto dall’amico di sempre Paolo Villaggio, interpretato da un ottimo e divertente Gianluca Gobbi. Nel film viene raccontato un De André insicuro ma allo stesso tempo sognatore, che discute di anarchia con il poeta Riccardo Mannarini – “Essere anarchico significa darsi delle regole prima che te le diano gli altri” – e si confronta con l’amico-complice Tenco sul concetto di arte: pregevoli e significative le scene tra i due cantautori.

Fabrizio De André. Principe Libero

Fabrizio De André. Principe Libero

Vengono raccontati poi gli anni del primo contratto discografico, del matrimonio con “Puny”, dei concerti dal vivo, e della nascita del figlio Cristiano. Arriva poi la svolta con l’assegno per i diritti della Canzone di Marinella e la nascita del travolgente amore per Dori Ghezzi, con cui Fabrizio decide di comprare una tenuta in Gallura, dove poter vivere a contatto con una natura incontaminata lontana dalla società moderna. Ecco che la seconda parte del film invece si sofferma maggiormente sui giorni in Sardegna in cui il nuovo senso di libertà raggiunto verrà compromesso a causa del sequestro.

Ovviamente non è possibile raccontare e sintetizzare in un film la complessità del vissuto e della poetica di un personaggio importante e complesso come De André, e questo film non ha la pretesa di farlo: gli sceneggiatori Giordano Meacci e Francesca Serafini affermano: «Si è trattato di un racconto inventato dal vero; e trasformato poi, in fase produttiva, in un universo fittizio in cui Fabrizio ha la voce di Luca Marinelli e Dori gli occhi scuri di Valentina Bella: anche queste scelte non casuali, per segnalare nettamente una distanza da una realtà nota a tutti. E in ogni caso irraggiungibile – che nessuno di noi voleva ridurre a un’imitazione che rischiava di diventare caricaturale».

Fabrizio De André. Principe Libero

Fabrizio De André. Principe Libero

Il progetto è stato supervisionato interamente da Dori Ghezzi, la quale ha applaudito e promosso l’interpretazione di Luca Marinelli nei panni del marito cantautore: «L’attore giusto per interpretare Fabrizio poteva essere solo colui che avrebbe detto: Io non sono in grado di fare Fabrizio. E Luca è stata la prima cosa che ha detto, quando è venuto a casa: è successa come una magia». Anche il regista Facchini è d’accordo con la cantante: «Luca non interpreta Fabrizio De André, lo rappresenta».

Fabrizio De André. Principe Libero

Marinelli interpreta un De André con tutte le sue paure e le sue fragilità, attaccato alla bottiglia e alle sigarette come fossero una sorta di cordone ombelicale. Il suo è un De André non esattamente corrispondente all’originale (stride a tratti la presenza dell’accento romano), ma si tratta piuttosto di una rievocazione che risponde a un certo gioco di finzione.

Rimane comunque un’interpretazione attoriale di livello, da parte di uno dei migliori attori italiani di questa generazione. Bisogna inoltre considerare il lavoro sul piano musicale: Marinelli interpreta infatti parte delle canzoni del film in maniera assai convincente (mentre il resto della colonna sonora è formata dagli originali di De André, più un brano di Tenco).

Fabrizio De André. Principe Libero

Fabrizio De André. Principe Libero

Forse le uniche note calanti di questo film si possono ritrovare sul piano visivo-fotografico, in cui sicuramente la pellicola non brilla totalmente: la regia di Facchini infatti si presta al servizio della narrazione ma non spicca mai il volo.

Una cosa però va detta: Principe Libero non è un’agiografia patinata ma un film di pregevole fattura, romantico e coinvolgente, che offre un ritratto onesto e mai pretenzioso di uno dei più grandi cantautori della storia della musica italiana, in cui ad emergere non è l’icona ma l’uomo.

Daniele Morelli

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