Il 21 Aprile 1947 veniva al mondo un signore che con la sua opera ha segnato la vita di molte generazioni: Iggy Pop. Con Raw Power nelle cuffie, monumentale terzo disco degli Stooges pubblicato nel 1973, provo a buttare giù qualche riga su uno dei principali interpreti nel variegato mondo del rock.
CHI È IGGY POP?
James Newell Osterberg Jr. nasce a Muskegon, Oregon, USA nel 1947, da padre inglese e madre statunitense. Sin dall’infanzia appassionato di musica, imparerà presto a suonare la batteria, mettendo in atto le sue doti fondando il suo primo gruppo, “The Iguanas” (da cui deriverà il soprannome che l’ha reso celebre) . Vi militerà dal 1963 al 1965. Dopodiché, a seguito di un breve soggiorno universitario a Chicago, madrepatria del blues, il neocostituito Iggy Pop abbandonerà le vane aspirazioni accademiche tornando nella sua Detroit. In quella città assisterà, nel 1967, all’avvenimento che gli cambierà la vita: un concerto dei The Doors. La personalità e le performance di Jim Morrison saranno la sua principale fonte d’ispirazione.
THE STOOGES
Nello stesso anno, assieme ai fratelli Ron e Scott Asheton (rispettivamente chitarra e batteria) e al bassista Dave Alexander, Iggy Pop fonda gli Stooges. La band riesce ad ottenere un contratto con l’Elektra e in meno di 365 giorni escono l’omonimo “The Stooges” (Agosto 1969) e “Fun House” (Luglio 1970). Considerati capostipiti del movimento punk, presentano un suono grezzo, sporco e violento in assoluta controtendenza al prog e allo psychedelic, generi dominanti dell’epoca. Il sound d’avanguardia rispecchia fedelmente l’attitudine di Iggy.
L’istrionico cantante inizia ad essere conosciuto in giro per gli States a causa del suo comportamento oltraggioso e borderline in sede live: atti di nudità ed insulti al pubblico sono l’ingrediente principale. Leggenda metropolitana vuole sia stato lui a inventare il fenomeno dello stage diving. Cosa c’è di più punk di questo? Nonostante ciò, seppur acclamati dalla critica e destinati a divenire album di culto, i primi lavori degli Stooges si rivelano un clamoroso flop nelle vendite e nelle classifiche. Da allora, l’autodistruzione. Iggy inizia a fare (ab)uso di eroina.
L’INCONTRO CON BOWIE E LA RINASCITA DA SOLISTA
A salvare l’iguana dal baratro sarà la dea bendata che lo farà incontrare con David Bowie, in una fredda giornata del 1971, in quel di New York. Il Duca Bianco produsse il terzo disco degli Stooges di cui faccio menzione all’inizio. Risultato? Un altro perenne insuccesso commerciale, che verrà poi completamente rivalutato nei decenni futuri.
Gli Stooges si sciolgono definitivamente nel 1974, dopo l’ultimo disastroso concerto al Michigan Palace, in cui scatta una rissa con un gruppo di motociclisti. Proprio lì dove era tutto iniziato sette anni prima, con un giovane James Osterberg ad osservare estasiato l’ebbrezza del signor Jim Morrison. Depresso e demoralizzato, Iggy si rituffa nella tossicodipendenza.
Verrà nuovamente ricondotto verso la retta via da Bowie, suo angelo custode. I due si trasferirono a Berlino Ovest, dove soggiornarono dal 1976 al 1978. In quel periodo, grazie all’aiuto dell’amico fraterno, Iggy Pop darà alla luce “The Idiot”, il suo debutto da solista, e il successivo “Lust For Life” da cui verranno estratti i suoi due singoli di fama mondiale, l’omonima titletrack e “The Passenger”.
DAGLI ANNI ’80 AL BOOM DI TRAINSPOTTING SINO AI TEMPI RECENTI
Durante gli eighties Iggy mostrerà la sua versatilità artistica attraversando ed amalgamando generi differenti, tra cui il blues, l’AOR e la new-wave, fino ad addentrarsi verso sonorità leggere e spensierate grazie alla hit “Real Wild Child” del 1986, tratta dall’album “Blah Blah Blah”, a detta dello stesso Pop il suo primo brano “commerciale”.
Dopo un periodo lontano dai riflettori, tornerà alla ribalta nel 1996, anno d’uscita del cult “Trainspotting”. I suoi brani “Lust For Life” e “Nightclubbing” faranno parte della colonna sonora. La sua figura, grazie alle numerose menzioni che si susseguono nel film, verrà indissolubilmente legata ad esso. Iggy Pop aveva raggiunto il ruolo che gli spettava: quello di icona generazionale. Intanto, però, non è stato con le mani in mano.
Dal 2003 al 2013 ha ricostituito gli Stooges, pubblicando due album: “The Weirdness” (2007) e “Ready To Die” (2013). L’ultima fatica discografica da solista invece è risalente al 2016 e corrisponde a “Post Pop Depression”, composto in collaborazione con Josh Homme, storico leader dei Queens Of The Stone Age e grande ammiratore dell’iguana di Detroit.
Francesco Forgione