Newborn: un EP progressive, rock e blues con sprazzi di fusion pura che esalta le doti tecniche, ed espressive, della Paolo Carraro Band.
Lo scorso Febbraio Paolo Carraro ha messo insieme due chitarre, basso, batteria e un paio di abracadabra per tirare fuori dal cilindro Newborn. Metafora orripilante a parte, il risultato è un extended play raccolto ma dai concetti chiari e, soprattutto, ben strutturati. Cinque brani strumentali che spaziano sapientemente tra il progressive, il blues, il rock ma anche dai dettagli fusion. Mica fave e pancetta.
New Born, traccia per traccia
Introduction 1257 si presenta con un pianto di un infante, allegoria di nuova nascita, ma l’atmosfera è tutt’altro che cullante e soporifera. Accenti spostati, dissonanze piazzate con maestria e tempi dispari (in particolar modo un 7/4 sul finire) sono i veri protagonisti della scena. Menzione speciale per una virtuosissima chitarra solista. Partire così metterebbe gioia anche a Tristezza, personaggio del film Inside Out.
Chi mastica un po’ di strumenti musicali, riconoscerà al volo il suono inconfondibile del single coil Fender che impera le prime battute di Exeptions. Il riff è più sul rock/funk e gli spostamenti sull’ottavo imprimono una connotazione ritmica accattivante e ricercata. L’ingresso nel momento fusion, in pieno stile Chick Corea, sottolinea una certa complessità di espressione, figlia non del caso ma di uno studio approfondito. L’intermezzo, con obbligati che richiamano i crismi del metal anni ottanta, è un giusto contenitore per accentuare la vena grintosa del disco. Grazie a Dio viene anche lasciato un po’ di spazio alla batteria per uscire fuori dal ruolo canonico e mettere in mostra i muscoli. Il vero campione qui è però il basso, con pochi appunti, semplici, letteralmente prende per mano gli altri strumenti creando la giusta amalgama al fine di dare “aria” all’assolo.
La Paolo Carraro Band è riuscita a prodursi in un sontuoso processo di sintesi per descrivere perfettamente, con l’uso del solo titolo, il contesto che tiene assieme (e valorizza) il terzo brano dell’EP, ovvero Prog ‘n’ Roll. Prendi il progressive, prendi il rock and roll, mettili assieme e quasi sicuramente viene fuori questo. Almeno nell’iperuranio.
Personalmente sono attratto dalla musica che offre soluzioni ritmiche non scontate. In Blue Jay River, un “lento” che è slow solo nell’anima, trovare un accento su cui “appoggiarsi” per far quadrare il cerchio può diventare un’impresa. Ovviamente il prodotto di questa operazione cammina da solo e coloro che ascoltano, più o meno avvezzi, percepiranno unicamente il fluire armonioso delle note. Le dinamiche si fanno più intese con l’andare del pezzo che si risolve in un’altalena coinvolgente, strutturata con criterio. Singolare immaginare che si tratta di un brano di quattro minuti circa. Molti artisti, per replicare questo impianto compositivo, hanno bisogno del doppio del tempo, come minimo.
Chiude il sipario Beck in town, chiaramente una sorta di omaggio al grande chitarrista Jeff Beck, ma con una bella dose di energia in più. Contestatemi aspramente se dico il falso. Un pezzo dalla forte impostazione blues ma interpretato in chiave moderna, fresca. Ho apprezzato molto l’unisono tra chitarre e basso che davvero viaggiano spediti. Bello.
Prima della consueta chiosa finale, volevo rendere il giusto merito a Chiara Tosatto, autrice dell’artwork di copertina.
Non conoscevo la Paolo Carraro Band, al loro secondo lavoro discografico, e a questo punto me ne pento. Sicuramente l’EP Newborn è tra le migliori novità che abbia ascoltato da un bel po’ a questa parte. Apprendo che è auto prodotto, auto scritto, auto suonato e “auto tutto”. Il risultato è eccezionalmente riuscito, a parte le voci impastate in Exeptions. I virtuosismi dei musicisti sono messi in essere senza strafare, con consapevolezza. Il contrario sarebbe stato decisamente una tagliola impietosa, tipica, ahimè, per questo tipo di composizioni. Il cantante c’è e non si vede, si tratta della chitarra solista che si pronuncia in maniera decisa e con grande perizia.
La dimostrazione tecnica si ritaglia un ambiente naturale e non invasivo. Ciò ha permesso di dirottare una certa rilevanza al fattore puramente orecchiabile, mai banale ma di facile ascolto, per (quasi) tutti i tipi di pubblico. Non è poco.
Paolo Carraro band:
Paolo Carraro: Chitarra | Daniele Asnicar: Chitarra
Federico Saggin: Basso |Federico Kim Marino: Batteria
Mario Aiello