La Musica Per Bambini intesa da Rancore trova il suo perché in ogni età. Magari non proprio per fanciulli, ma dall’adolescenza alla vecchiaia offre enormi spunti di riflessione. Musicalmente prepotente e dalla forma sofisticata.
Apri google e cerca Rancore – Musica Per Bambini. Attento a non digitare solo “musica per bambini”, altrimenti ti viene un aneurisma. Fatto? Ti ritrovi davanti ad una selva di link per lo più ridondanti, ovvero gente che copia/incolla pari pari ciò che apprende da chi lo deve apprendere, senza approfondire. Provare per credere.
Scansando i link “utili”, cioè pagina artista, spotify e qualche video youtube, troverai ben pochi contributi descrittivi o realmente compilati con cognizione di causa sull’argomento. Per fortuna, qualcosa si trova comunque. Con questo commento al disco, voglio far fare +1 alla somma degli apporti sensati verso un autore che, porco di quel demonio lurido, merita.
“Passiamo alle cose formali” (Cit. Celeberrima)
Per chi non lo sapesse, Rancore è un tizio di Roma che fa Rap italiano. Bada bene “italiano”, non “itagliano” né “italiaaaanaaaa”. Già questo basterebbe come discriminante per comprendere a cosa si va in contro, grazie a Dio. Il suo ultimo album, Musica Per Bambini, è stato pubblicato ad inizio giugno per la Hermetic. Ignaro dell’esistenza dell’artista fino allo scorso anno (e me ne vergogno), quando lo sento nominare per la prima volta in un video dei The Suckerz dal titolo “rapper contro metallari”(e me ne vergogno ancor di più, ma non per il contenuto, bensì per le modalità di approccio). Da lì, incuriosito, vado sul web e mi imbatto in un bellissimo articolo di Michele Monina, nota penna critica del panorama musicale. Da qui a S.U.N.S.H.I.N.E. (con Dj Mike), è un attimo. Il resto è “amore artistico”.
Senza andare troppo ad addentrarmi sul chi fosse Rancore e cosa avesse fatto fino a quel momento, mi sono limitato ad ascoltare qualcosa tra i vari EP, dischi auto prodotti, album live e qualche immancabile video: di luinon puoi dire che è prolifico perché lo insulti, è una fabbrica a pieno regime. Soprattutto per la fattura sopraffina dei suoi testi. La scrittura è il suo fiore all’occhiello. Da ignorante patentato quale sono circa la scena Rap, mi perdonerai qualche castroneria di genere o strampalate interpretazioni. Dopo il video col buon Giancane, di cui abbiamo parlato qui, sono quasi due mesi che Musica Per Bambini mi suona nelle orecchie.
Un metallaro vero non può mai essere contro un rapper come Rancore. Mai!
Sottotitolo a sensazione a parte, vi spiego il perché. Alla fine di circa 50 giorni di ascolto più o meno intenso, da metallaro, sono pronto a scriverci due parole. Poche righe che vanno ad aggiungersi ai fiumi di inchiostro virtuale già versati, a fronte di un’attività di Rancore che si accredita di oltre dieci anni di esperienza dinamica. Dei suoi testi, delle sue analisi sociali e personali, ne condivido molti. Tant’è che mi chiedo: “ma se gente come un certo Young Signorino ha fatto milioni di visite, uno come Rancore dovrebbe assestarsi su quanti miliardi?”. Siamo in Italia e qui le cose sembrano avere logiche fantasiose. Applaudiamo il discutibile mentre il talento ci lascia pressoché indifferenti. Salvo qualche eccezione.
Si è capito che il mio commento è di parte? Scrivo da fan acquisito, ma sospinto dalla bontà dell’opera, non dall’ottusità di uno che dice sciocchezze per partito preso.
Difatti il Rap non è il mio pane. Musica Per Bambini è stato un ascolto piacevole e sorprendente. Non ha senso cercare la critica tecnica (lungi da me sempre e comunque) quando si ignora l’ABC del genere e di tutto ciò che serve per comprenderne i crismi. A priori posso dirti che con i soli testi, Rancore, c’avrebbe potuto scrivere un breve ma intenso libro. Ma torniamo a noi, stavolta il ritardo è giustificato: dovevo studiare la materia.
Le dieci tracce, una per una
Si parte con Underman, singolo che anticipa il disco di un paio di settimane, con annesso video semi-futuristico. La ricerca di termini non proprio all’ordine del giorno, o di comune utilizzo, è spontanea, quasi viscerale. Coniugare verbi in modi e tempi tali da piegarli alla funzione musicale è naturale conseguenza, senza contare l’onnipresente taglio critico del fattore “scrittura”. Non smetterei mai di ripeterlo. Queste le caratteristiche che di primo acchito risaltano all’orecchio di chi ascolta. Il ritornello, per come strutturato, è necessario al “sistema canzone” ma pare essere una sorta di palla al piede per il flusso indomabile che scorre, invece, nelle strofe. Non mancano le tipiche sferzate ai colleghi noti forse più per gli imbellettamenti che per le rime. Onesto.
Il tema della canzone è “la merda” che un insonne alienato dal contesto, magari con un passato non proprio luminoso, si porta appresso nella vita. Costretto ogni notte ad incastrare a forza i propri mostri sotto un letto già poco confortevole. “Sembra matematica” è ciò che ho pensato ponendo attenzione alla scomposizione ritmica del pezzo, dal punto di vista delle liriche. Prendendo in prestito le parole dello stesso Rancore.
Numero due, Giocattoli. Un carillon apre il brano ed a questo si affianca la voce, almeno per una corposa fase iniziale. I versi sembrano descrivere la mercificazione di qualcosa (o magari qualcuno) attraverso la crescita di una donna. Dalla tenera età, fino a quella adulta. L’allegoria si innesca con un semplice stratagemma. Chi parla trasforma se stesso in vari oggetti, feticci, giocattoli appunto, a seconda della situazione e del momento storico che narra. Così, ad esempio, un rossetto o una sigaretta, diventano alcune delle molteplici forme di giocattoli per esseri troppo cresciuti. Tutti tendenti allo zero algebrico, ovvero, all’obsolescenza incondizionata, senza mai raggiungerla definitivamente.
Beep Beep rompe lo schema sonoro dei primi due brani, presentandosi più funesto e veloce. Analogamente al personaggio dei cartoni animati, quella specie di struzzo chiamato Road Runner, Rancore “corre” spedito, scandito e fulmineo. Non so dove trovi l’attimo per respirare. Il jingle che ricorda quello dei Looney Tunes è fuorviante. Qua, in sostanza c’è poco da ridere. Un occhio cinico che vede ed accosta la propria esistenza – il modo in cui la si interpreta – come quella di un cartone animato. Il dover correre sempre e comunque, senza pause, senza freni. Correre, col gozzo gonfio. Correre quando hai vantaggio e dovresti riposare ma non puoi. Correre soprattutto quando i “gran cazzi” ti tallonano e devi spingere addirittura oltre.
Musica Per Bambini ha molte facce. Una delle più intime è rappresentata da Depressissimo. L’uso di storpiature grammaticali come vere e proprie dissonanze sonore. Note che non stonano ma, in quel momento, sarebbero le meno adattabili tra le adatte. Virtuosismo lessicale. In primis la canzone muove una critica verso buona parte del sistema “musica per soldi”. Il marchingegno (legittimo) che vede e comprende solo i numeri e investe risorse unicamente in quelli che sono seguiti dal simbolo monetario dell’euro. Nello specifico del brano, è un mix di attribuzioni al superlativo assoluto, abusato, eppure reale in ogni aspetto umano. La tecnologia e addirittura la demografia. Tutto è apparentemente “issimo” ma quando cominci a guardare dentro, un pizzico di vuoto appare lo stesso. Dall’altra parte Rancore descrive uno stato psicologico che manifesta immense differenze, anche incongruenti. Difatti, le storie, quasi tutte, sono personali. Alcune vanno raccontate, altre unicamente ascoltate.
I riferimenti (che condivido) al Cristo uomo, senza le catene teologiche di un credo piuttosto che di un altro, sono il pane quotidiano di molti che cercano aiuto. Una presenza che si rende viva quando allungando le proprie mani non si riesce a toccare null’altro che il fondo di chissà cosa.
Sangue Di Drago narra le gesta di un manipolo di eroi ed antieroi in continuo conflitto tra loro. Un conflitto futile e costruito ad arte al fine di rendere mostruoso qualcuno che non lo è mai stato. Il richiamo medievale, secondo me, non è per niente fortuito, anzi, azzeccatissimo. Il problema è che, spesso, l’idealizzazione del principe azzurro subisce dei veri e propri abusi, tanto da perdere il senso “stilizzato” che rappresenta. In questo caso il principe diventa un drago, o meglio, dipinto come tale da chi muove i fili. Così qualcuno viene fatto malvagio per essere distrutto, come un’icona che deve cadere, sotto i colpi di un fantoccio travestito da salvatore. Creare una falsa verità per giustificare l’immeritata calunnia sull’uno e la falsa gloria sull’altro.
Giro di boa
Aria di modernità retrò con Skatepark. Molto belli i samples che costituiscono la base ritmica, presi e costruiti direttamente usando i rumori tipici degli skateboard. Trattasi di ruote che girano, colpi all’asse di legno, cose del genere. Con l’ingresso della chitarra elettrica e la voce martellante di Rancore, il pezzo assume un connotato, come dire, massiccio. In poche parole il rapper ricorda nei dettagli la realtà da skater che (probabilmente) ha vissuto. Elenco di trick annesso.
Immagino siano gli anni a cavallo tra questo ed il secolo passato. Il tempo passa e un’attività tanto complessa e “pulsante” diventa démodé. Il luogo di culto che ha fatto da primo palcoscenico per gli adepti è ora deserto, malinconico. Bellissimo questo passaggio: “Insultavamo ‘stronzi’, quando ci urlavano che eravamo in Italia”. Come se quella cultura fosse ad appannaggio unico di americani ed affini. Fosse così, staremmo ancora sentendoci Claudio Villa. Qualcosa è cambiata anche in meglio.
Non lo avevo anticipato prima ma, giunto ormai a Centro Asociale, canzone numero sette di Musica Per Bambini, forse è il caso di accennarlo. Mi riferisco all’idillio metafisico, il raggiungimento del nirvana, attraverso l’inalazione di fumi derivati da combustione di materie appartenenti alla flora. Bene, questo dettaglio ha praticamente un ritaglio in ogni brano dell’LP. Detto questo il pezzo è una composta invettiva contro chi fa musica “demmerda”, scusate il francesismo. La minestra è però un calderone eterogeneo di ingerenze. Tutte piantate in testa o nel substrato costituito dall’essere in quanto individuo, personale, caratteriale, di conseguenza una sparuta moltitudine di sé, accomunati dal deciso tratto artistico, diventa inevitabilmente un centro sociale. Ah! A-sociale, pardon.
L’Arlecchino di Rancore mi ha portato a più strade interpretative. Un super eroe normalissimo, che altro non è se non un accrocchio a tratti informe di “pezze” prese dove e quando possibile. Sulle prime ho visto la metafora del nostro paese, esposta attraverso i suoi interpreti, siano essi reali e/o immaginari. Scavallando il ritornello granitico, ho cambiato visione d’insieme. Ho personalmente dato il via ad un parallelismo epico-dantesco per descrivere qualcuno che non è forte e impavido quanto Achille (citato in qualche modo nel brano), né intimorito e immobile quanto il Dante della Divina Commedia. Ma forse Arlecchino è un racconto in soggettiva dell’artista. Chi può dirlo.
Quando Piove ha una base di matrice giamaicana, con fasi percussive che saltano l’atlantico e affondano le mani nei suoni caratteristici africani. La canzone che per cripticità si piazza sul podio più alto. Probabili risvolti sentimentali. Se il disco gliel’ha prodotto la Hermetic, perdonatemi, un motivo valido ci sarà.
Non ho fatto studi classici ma quel po’ di scientifico portato a termine a forza ha aiutato a non perdermi subito, sulle primissime strofe di Questo Pianeta. Rancore scrive in modo complesso, ritengo che una parte del merito sia da assumere soprattutto al genere a cui fa riferimento, dove le parole e il modo di pronunciarle, scandirle, sono le basi per una corretta interpretazione in chiave artistica.
Il Rapper mescola cultura ed erudizione a sistemi comuni, di facile accesso, quotidiani e di ampia diffusione. Non so bene chi sia (siano?) i protagonisti del pezzo, ma la contrapposizione storica, culturale ed etica che evidenziano, con tanto di esempi reali, è certamente figlia di una critica minuziosa e non miope, forse lievemente astigmatica a causa della vastità di argomentazioni. Il vero soggetto è l’uomo, generico e specifico. L’ultimo essere cui spetterebbe godere dei frutti di un mondo magnifico, eppure l’unico a deciderne le sorti, in negativo, sempre peggio.
Giusto un paio di appunti
Musica Per Bambini di Rancore è un album che dire ermetico rappresenta un eufemismo bassissimo. Però, a differenza di altre produzioni, offre spunti abbastanza decisi sui quali poter edificare le proprie interpretazioni. Il disco è molto suonato. In un’epoca fatta di producer che non sanno nemmeno cosa sia un Do maggiore, può spiazzare, dato che si tratta di Rap puro e crudo. Qui ci trovi violini, chitarre elettriche, piano e batteria veri. Tutto al posto dei “soliti” beat pre impacchetati, sample pre idealizzati e strumenti mai suonati. Un piacere in più.
Concludo con una “ciaccata” ed una “medicata” (traslato dal napoletano), cioè, con una bastonata seguita da una carezza: l’album è un mattone, stile Il Capitale di Karl Marx, può spaventare ma è bellissimo.
Mario Aiello