Il BrevEp dei Baia90 è Estate in cinque canzoni

Hey, tu che leggi, conosci i Baia90? Prenditi cinque minuti per scoprire il loro BrevEp. Sarai curioso di ascoltarlo e, a Settembre, quando l’Estate sarà agli sgoccioli, forse, mi darai ragione.

Oggi sono polemico, incazzato. Sì, più del solito. Innanzitutto perché mi accorgo tardi di un buon prodotto che attende qualcun altro, come me, pronto a spenderci due paroline. Trattasi del BrevEp dei Baia90. Una telegrafica ma corposa raccolta pubblicata a fine Aprile per Octopus Records. L’altra cosa che mi ha fatto incazzare, rullo di tamburi, la dico alla fine.

Dunque, la band, composta da sei elementi, è di origine napoletana. Qualche autoctono partenopeo può persino riconoscere il luogo esatto che ha ispirato il nome del collettivo. Facendo due conti sull’età si spiegherebbe, forse, anche il numero a complemento. Già due i singoli promozionali divulgati prima di questo EP. Trattasi di Vacanza e Cosa Racconto Agli Altri, entrambi del 2016.

baia90(Baia90| BrevEp)

 

Il BrevEp dei Baia90, altro non è che un “mezzo concept” costituito da cinque brani di ispirazione autobiografica. La struttura è a matrice strettamente cronologica: dal primo e più “datato” componimento, fino al quinto, più recente. Questo non me lo invento io, bensì lo dichiarano loro. Se ne assumano ogni responsabilità legale. Il minimo comune multiplo, ovvero quel “pezzettino di” presente in tutte le canzoni – e in sintonia con l’ascesa temporale del racconto – è il turbamento subìto o auto inflitto da tormentate storie sentimentali. Giusto per intendersi, restando sul semplice. Il genere non ve lo so dire. Ormai tutto è tutto, e tutti fanno tutti. La discriminante (lodevole o meno, spetta all’ascoltatore decidere) la si individua riproducendo il disco.

Un’, do, tré, quà” e cinque. Sentiamo

 

Vorrei poter parlare di Intro come fosse un overture finale ma, ovviamente, non è possibile. Il brano, chitarra e voci, si esprime perfettamente senza la necessità di altri strumenti a contorno. Non solo per il tono combattivo del cantante, sempre “doppiato” sulla linea dei vocalizzi, ma anche per un bel timbro di chitarra acustica (mio modesto parere) che riesce a far percepire ogni articolazione del suono, inclusi i rumori di fondo sul finale che fanno molto “feelings”. Il significato è meno chiaro, anche se è evidente come il sole che il tema è a sfondo delusione d’amore, o semplicemente delusione, punto. Andrebbero approfonditi i dettagli ma siamo oltre.

Quel “un’, dò, tré, quà”, che avete apprezzato poche righe più su, è tutta farina del sacco del batterista (almeno credo) dei Baia90: il classico modo di dare il tempo per cominciare con dignità una canzone. Mi è piaciuto l’abbiano ripreso per dare il via a Cane, secondo capitolo dell’avventura. Arpeggi di chitarra semplici, distorsioni rotonde, un bassista che bacerei in fronte di persona – se non facesse schifo probabilmente ad entrambi – perché “cammina” come si deve assieme ad una batteria grintosa, non disdegnando qualche piccolissima digressione. Da notare gli arrangiamenti corposi nella loro semplicità, le perenni voci doppie e l’apparizione mistica del (dei?) sax. Finale vivace e contornato da fugaci solo di batteria, intesi come “fill di gusto”, per chi ne sa qualcosa in più. Evoluzione classica di una relazione cominciata “mai” e perdurante nonostante non esistano motivi validi per darle qualcosa da ardere, ancora.

Ribadendo nuovamente il mio gradimento per i suoni, devo, ahimè, constatare che purtroppo la voce, a dispetto delle più linee incise, tende a non venire fuori dal mix. Cioè, pare non riesca a sopraelevarsi quel tanto che basta al fine di essere pienamente intellegibile da chi ascolta. Sarà un tratto comune a tutto il BrevEp.

(Ascolta Brevep dei Baia90)

Ridi e Zitta gode già di un titolo glorioso, ma può vantare perfino un gran ritmo, oltre l’idea compositiva “estrosa”. Gli accenti sincopati e decisi rendono il pezzo sostenuto e trascinante. Prima del ritornello le dinamiche si abbassano leggermente. Il refrain è composto perlopiù da una frase di sax, orecchiabile ma arricchita da qualche virtuosismo, e un bel coro unanime che grida “scemo!”. Basta questo a stuzzicare la curiosità verso i Baia90. Il mio preferito.

Ghe Peghegno è un pezzo che viaggia da solo, nel senso che lo metti su e va, senza pensarci troppo e senza farti pensare troppo. Robusto, dai lineamenti rockeggianti assai, malgrado l’accento napoletano a tratti marcato del cantante. Cose del genere le apprezzo, sarà la simbiosi dei natali affini. Non trovo un sinonimo per descrivere quanto sia “corale” il brano, per voci, strumenti, intenti. Niente sconvolge, ma sanno non farlo parecchio bene. Le continue vicende lui/lei, stavolta sottolineano i risvolti più fisici della questione. Magari il titolo è in stretta relazione con la faccenda, l’ironia non manca.

Chiude il sipario Niente e Nessuno, accompagnato da un audio-video che di visivo ha solo la copertina del disco. Questa è la canzone più introspettiva del BrevEp. Addentrarsi, senza ostacoli, nella selva dei significati intimi di questo “quasi” lento è cosa dura. Lasciarsi trasportare a forza dalla naturalezza con la quale si esprime in versi l’ultimo brano dei Baia90 pare essere l’unico modo di approcciarsi al colpo di coda dell’EP per trarne i frutti.

L’ALTRA COSA CHE MI HA FATTO INCAZZARE

 

Io non sono nessuno per suggerire cose di qualsivoglia natura. BrevEp è uscito il 29 Aprile. Se fosse uscito il 15 Giugno, sorretto da un pizzico di incoscienza mediatica in più, spendendoci quei due spicci come quando col resto del tabacchino compriamo un solo gratta e vinci (inondandolo di inaspettate botte di culo), avrebbe avuto la fortuna di “nascere” nel periodo più congeniale alle sonorità che veicola.

La raccolta dei Baia90 è un agglomerato estivo (di quelli buoni, corretti, non banali), per ritmo, tematiche e soprattutto per le contrapposizioni morali che in cinque brani sa raccontare. Proprio come accade, generalmente, quando sei un giovanotto sulla ventina e fai la tua bella vacanza tutta mare, alcol e donna. Lei, unica, sola, che ti fa schiattare il fegato dagli alti e bassi: necessità non richiesta.

L’immagine che rigira per la testa è la seguente: penso a quanto possa essere bello scendere in spiaggia, pronto per un bel bagno rinfrescante, con Zitta e Ridi che suona dal vicino bar del lido, al posto della solita solfa reggaeton: utopia? Magari no, anzi, spero proprio di no.

Bravi! Vi elenco per paraculismo e rimando alla pagina Facebook del progetto. Però, ragazzi, più sax cribbio, ce l’avete, fategli venire un enfisema polmonare a forza di spremerlo.

William: Voce | Luca: Basso | Valeria: Chitarra Ritmica | Lorenzo: Chitarra Solista | Francesco “Zora”: Batteria | Enrico: Sax.

Mario  Aiello

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