I Fiori Di Mandy hanno saputo far convergere energie e idee dando vita al loro secondo EP ‘Carne’. Una raccolta che sposta di molto in alto le aspettative per quello che, spero, diventi presto il disco di esordio.
Messaggio in posta: “ (…) I Fiori Di Mandy, l’11 Giugno è stato pubblicato l’EP dal titolo ‘Carne’. Un gruppo alternative-rock da Oristano etc. etc”. Questo è stato più o meno ciò che ho letto dalla mail e dalle poche righe che introducevano l’argomento. Ovviamente già ad “Oristano” mi ero convinto a scriverci due (magari) righe. Perché sono terrone, amo il Sud, amo le isole, ma il gioco dei grandi numeri mi impone spesso di commentare autori e band del nord Italia. Non che mi dispiaccia, anzi. Finalmente, però, si affacciano su questa tastiera trasandata un po’ di sentori e profumi sardi.
I Fiori di Mandy | Carne – Immagine ad opera dell’artista Tonino Mattu
Approfondendo mi accorgo di due particolari non trascurabili.
Uno: Carne, scritto tra il 2016 ed il 2017, è il secondo EP della band, preceduto da Radici, costituito dai brani (e relativi video) Afrodite, Jourande e l’omonima Radici. Una sorta di tetragramma pitagorico. Il senso prende forma dopo aver ascoltato l’opera prima de I Fiori Di Mandy. Io, ahimé, l’ho reperito in ritardo. Dopo due extended play diciamoci, in tutta franchezza, che non si può e non si deve attendere molto per chiudere il cerchio (ma non si parlava di triangoli?) e raggiungere il risultato finale, ovvero un LP fatto e finito.
Due: apprendo che le sei (dico ‘sei’) tracce che compongo il nuovo lavoro, sono interamente registrate in presa diretta. Capperi! Nulla di nuovo sul panorama musicale, ma è un bell’azzardo. Innanzitutto perché è manifesto chiaro e limpido del desiderio di trasmettere all’ascoltatore le sensazioni che può generare solo un “live”, con tutte le conseguenze che ne derivano. Incluse le registrazioni postume. Conoscere preventivamente questo particolare, lo ammetto, mi ha fatto partire prevenuto.
PRONTI, PARTENZA… PLAY
Invadere è il modo giusto di cominciare. Non c’è molto altro da aggiungere, se non che c’è pure un bel video a contorno. La ricercatezza del testo (e dei testi tutti di Carne), breve ma coinciso, non è seconda all’aspetto puramente musicale. Suoni e composizione semplice ma efficace, ogni strumento ha un suo spazio e lo riempie benissimo, nonostante la canzone sia un alternare fasi di quiete apparente ad attimi di ira folle. Le scomposizioni ritmiche, non proprio comuni, impediscono disattenzioni, tenendo costantemente sul chi va là l’ascoltatore. Questo pezzo, nei suoi tre minuti scarsi, ha fatto incazzare anche me, adesso scendo e vado a fare i danni se non mi fermano. Si parte con grinta.
Con Karter, I Fiori Di Mandy, esercitano un richiamo storico-sociale su fatti e personaggi realmente esistiti. A parte la “K”, trattasi di Rubin “Hurricane” Carter. Pugile dello scorso secolo noto soprattutto per aver subito una condanna all’ergastolo per un omicidio plurimo che, sicuramente, non ebbe mai commesso. Scarcerato negli anni ottanta, dopo quasi quattro lustri di ingiusta detenzione, il suo caso portò agli occhi dell’opinione pubblica il tema del pregiudizio razziale in sede di giustizia americana. Ne derivarono anche dei film. Il brano ne riflette gli ipotetici stati d’animo con arpeggi che creano tensione, delle pause ripetute e, volendo, abbastanza lunghe, che lanciando un bridge (una fase centrale) stimolante e ben eseguita, con chitarra e basso che si fanno da complemento a vicenda.
In Virtù Del Piovere è praticamente un “composito”. Tralasciando momentaneamente il fattore della prosa che si fa meno eloquente e più criptica via via che l’EP Carne prende forma, posso serenamente affermare che in questa canzone coesistono, tutti al proprio posto nello spazio temporale che chiude il pezzo, ben tre sotto-brani. Ognuno di essi caratterizzato da un tema sonoro inquadrato e distinto. La voce graffiata del cantante fa da collante, sia nei momenti pacati che in quelli vivaci. Qualche piccola sbavatura, figlia della presa diretta, non inficia il risultato finale che, nonostante tutto, prevede delle sovraincisioni, ovvero, registrare nuovi interventi su una traccia già acquisita. Non è tutta diretta la presa che luccica: fisiologico. Direi.
SEI CANZONI PER UN EP, NON SONO POCHE. SIAMO AL GIRO DI BOA.
p.s: ma non era meglio mettere tutto assieme e far uscire l’album?
La mia vena polemica si nutre vorace dell’ipertensione di cui sono afflitto. Devo trovare qualcosa di “storto” anche in ciò che, fino ad ora, ho apprezzato de I Fiori Di Mandy.
Quelli Di Ieri è forse il brano che mi è piaciuto di più se non che soffra di una sorta di sindrome emulativa ereditata dalla canzone precedente. Anche qui la musica pare “evolvere”, che di per sé è un’ottima cosa. Tuttavia una composizione del genere sembra smontarsi autonomamente, oppressa in una gabbia idealistica costruita prima del minuto 2:00 e dopo il 4:40 (circa). Ciò che è racchiuso in questa finestra è un pezzo bellissimo, mi voglio sbilanciare. La struttura semplice ma corposa sostiene una voce, sul finale, coraggiosa e acerbamente potente. Sorvolando senza indugio sull’ostentazione dei riempitivi imposti da una formazione a tre (l’irreprensibile formazione a tre: chitarra, basso e batteria. Chi mi legge lo sa).
Mandria, dal tratto decisamente rock, è un sui generis, almeno al principio e a fasi, successivamente. Questo inteso nel globo che racchiude l’EP Carne che, se non si fosse ancora capito ha una sua “visceralità” ben precisa e I Fiori Di Mandy hanno saputo porla su un palmo di mano, con intelligenza.
Tra Le Storie La Storia rappresenta, invece, l’emblema di un’osservazione analitica nella forma ma sanguigna nei contenuti nei confronti di qualcosa che non ho ben inteso. Ti pareva che non beccavo un “limite”, mio, personalissimo. Tradurne i tratti non è cosa facile e di certo l’impronta poco “commerciale” scoraggia le menti avulse. Forse forse, non è mica tanto “buono e giusto”. Ma, in tutta sincerità non penso freghi qualcosa a I Fiori Di Mandy, né a me che mi beo nell’ascolto di produzioni simili.
NON FINISCE QUI, CI RISENTIAMO AL NUOVO EP, EHM, DISCO.
Arrivati a questo punto della storia, dilungarsi non avrebbe alcun significato rilevante. I Fiori Di Mandy possono vantare un contenuto identitario – anche se a volte è dura dover fare lo slalom tra i piloni criptici imposti dagli autori – ed una struttura musicale, caratteriale, ben precisa a sostegno. Il tempo di mettere assieme le idee, e magari riordinarle in qualche piccolo punticino della lista, è giunto: due EP in poco tempo sono troppi. Carne, nella sua autonoma coscienza, lo dimostra. Soprattutto perché definire quanto ascoltato “alternative-rock” sarebbe impietoso, per la band e per tutto il lavoro che c’è dietro. È per me impossibile riuscire a dare un’etichetta valevole per definire la natura delle sonorità di questi sei brani. Urge l’LP, lo ripeto. Chi aspettiamo?
Mario Aiello