Instabile è il titolo del nuovo disco dei Punkreas, pubblicato venerdì 9 novembre per Garrincha Dischi in collaborazione con Canapa Dischi.
Un lavoro che va a raggiungere e a completare il precedente edito a marzo di quest’anno, Inequilibrio. I due EP uniscono le rispettive cinque tracce in un unico progetto, riconoscibile all’esterno dalle copertine combinabili, curate da Marcello Gatti per Myoopia, ma soprattutto all’interno, grazie ad un unico filo logico che collega i testi delle canzoni e mostra chiaramente l’intento concettuale dei Punkreas.
Un concept album Inequilibrio Instabile
Se in Inequilibrio si ritrova un’esplicita richiesta di autocoscienza generazionale, poiché “la tua generazione forse farà di meglio, di certo non può attendere la fine di un altro ventennio” (o forse sì?), in relazione e contrapposizione ad una società che “ti sta già portando via la parte più importante di te”.
Se in quelle cinque canzoni avevo letto una denuncia all’alienazione, all’omologazione culturale, che mi avevano anche fatto ripensare, nei versi di In Equilibrio, ai Ministri di Tempi Bui e de Il Bel Canto; allo stesso modo, ho trovato che in Instabile la critica sociale sia preponderante, fin dalla prima traccia, Marta “la società di Marta è uccidere il capo | La società di Marta ha un profilo senza stato”.
Ancora di più in La verità, in collaborazione con Davide Toffolo, che credo descriva alla perfezione la diffusa condizione delle coscienze in questi anni: “ognuno ha la sua verità | che sia di comodo o di appartenenza | ma se la verità muore in Siria o in nord Africa | la verità diventa indifferenza” e di nuovo “tieni a mente che la menzogna ha sempre il volto del mandante | chi li ha lasciati soli ed è rimasto zitto | è complice di chi ha premuto quel grilletto”. Poco, ma sicuro.
Sul tema della falsa coscienza, ritorna anche la canzone conclusiva dell’EP, La festa, che esprime la contraddizione dei molti (troppi) a cui si potrebbe dire “sei come un frocio di destra | un terrone leghista, un negro del Ku Klux Klan | un paradosso vivente | una pianta infestante”.
Il genere dominante con cui i Punkreas decidono di esprimere la propria denuncia sociale è un punk energico, grintoso, con melodie efficaci che si combinano perfettamente con i testi – punta di diamante del disco.
Non resta che sperare che in molti ascoltino, e magari comprendano.
Francesca Tummolillo