Adonis Creed è il figlio del celeberrimo Apollo, antagonista di Rocky Balboa nei primi due capitoli della saga sullo stallone italiano. Su di lui è stato incentrato lo spin-off del 2015 intitolato Creed – Nato per combattere. La pellicola fu acclamata da critica e pubblico, ma – cosa più importante – pare avesse messo la parola fine sulla storia del pugile di Philadelphia. Invece, quando tutti pensavano che Sly avesse esaurito le idee, ecco che nel gennaio 2016 fu annunciato il sequel .
Creed II è giunto nelle sale americane nel novembre 2018, ma è stato distribuito in Italia a partire dal 24 gennaio.
ADONIS, PUGILE FORTUNATO
Si può dire tranquillamente che la narrazione parta col botto. I riflettori si accendono sul ring, Adonis Creed (interpretato dal carismatico Micheal B. Jordan) batte il suo sfidante Danny Wheeler e diventa nuovo Campione del Mondo dei pesi massimi. La sera stessa, ricevuti i consigli di Rocky, fa la proposta di matrimonio alla fidanzata, Bianca (Tessa Thompson), già presente nel primo film. Lei accetta in lacrime. Dopo anni di gavetta, Adonis ha raggiunto il titolo tanto ambito di cui fu insignito il padre e si prepara a vivere una vita felice con la sua amata, che poco dopo scopre di essere incinta. Ma all’orizzonte, precisamente dall’est Europa, si profilerà una nuova minaccia. Di che si tratta?
Del russo Ivan Drago (il mitico Dolph Lundgren) e di suo figlio Viktor, anch’egli pugile professionista.
VECCHIE SFIDE RIEMERGONO
Il leitmotiv di Creed II si manifesta nell’atto di affrontare i demoni del proprio passato. Per Adonis, equivale a fronteggiare e sconfiggere, in un doppio match titolato, il figlio di colui che uccise suo padre sul ring; una ferita profonda mai rimarginata. Per Rocky, nell’incontrare nuovamente un nemico storico ricolmo di risentimento nei suoi confronti e in cerca di vendetta. Ivan, infatti, dopo la memorabile sconfitta contro Balboa, è stato lasciato dalla moglie (Brigitte Nielsen farà un breve cameo) e abbandonato dal suo Paese, l’ex Unione Sovietica.
LA MATURITÀ RAGGIUNTA
Rocky IV può essere considerato una vera e propria opera di propaganda al Reaganismo. In un’epoca in cui lo scontro ideologico con l’Impero del Male comunista rappresentava un diktat da seguire categoricamente, era un mero atto politico quello di screditare e banalizzare l’avversario. Il personaggio di Ivan Drago ne fu vittima e divenne uno stereotipo vivente. Brutale e senza sentimenti, addirittura dopato. Il boxeur del ti spiezzo in due acquisisce, ad un trentennio di distanza, la caratterizzazione di cui bisognava. Che sia merito di Steven Caple Jr. in cabina di regia o dei tempi che cambiano, nel film Ivan Drago appare come un personaggio tormentato e reale, dotato di una propria personalità al di fuori di cliché di sorta. Creed II raggiunge dunque quella maturità che Rocky IV non aveva nemmeno sfiorato.
ADDIO, ROCKY
Riasssumendo: Creed II segue gli schemi classici della saga di Rocky. Intermezzi di duro allenamento, colonne sonore pompose, discorsi motivazionali e sangue e sudore dal primo all’ultimo round ( l’incontro finale tra Adonis e Viktor sarà di una violenza inaudita). Tutto ciò, come da tradizione, si regge su un unico insegnamento universale: nella vita non bisogna arrendersi mai. Creed II rappresenta un percorso nostalgico in cui ogni fan della serie non avrà problema ad identificarsi appieno.
Per Sylvester Stallone cala il sipario su un character entrato nell’immaginario collettivo del cinema di epoca contemporanea. Come annunciato, sarà la sua ultima apparizione, pure in caso di un eventuale terzo capitolo di Creed. Un’uscita di scena degna ed emozionante per Sly.
Francesco Forgione