Dopo Unbreakable e Split, M. Night Shyamalan con Glass chiude il cerchio della sua personale trilogia sui supereroi
Complesso, teorico, anti-spettacolare, Glass è un film da guardare con occhio attento, mente vigile e, soprattutto, con la giusta preparazione.
Parto con questa premessa perché l’accoglienza del pubblico italiano è stata purtroppo abbastanza tiepida. La pellicola, distribuita nelle nostre sale da The Walt Disney Company dal 17 gennaio, non è stata un flop ma di certo non ha entusiasmato particolarmente gli spettatori.
Per decidere se guardare o meno Glass, due sono i presupposti necessari dai quali partire: il primo è sapere chi è M. Night Shyamalan, un regista discusso, controverso, che ha fatto del plot twist, ovvero il colpo di scena, il suo marchio di fabbrica. Il secondo è aver visto i film Unbreakable – Il Predestinato e Split.
Unbreakable, Split e Glass costituiscono una trilogia cinematografica nella quale Shyamalan mostra la sua particolare visione del mondo dei supereroi, ben lontana da quella alla quale ci hanno abituato i film Marvel e DC Comics. Guardare Glass senza conoscere Unbreakable e Split significa avere una visione incompleta dell’opera di Shyamalan e di conseguenza risulta piuttosto difficile comprendere appieno il disegno del regista.
Quello di Shyamalan è un progetto ambizioso e di certo singolare. Non è da tutti sviluppare una trilogia nell’arco di circa vent’anni. Il capostipite dalla trilogia, Unbreakable, con Bruce Willis e Samuel L.Jackson, è una pellicola del 2000. Il sequel, Split, con James McAvoy e Anya Taylor-Joy, è arrivato inaspettatamente a sedici anni di distanza. Dico inaspettatamente perché il film è stato pubblicizzato come un thriller psicologico e non come sequel. Sono stati poi i titoli di coda a rilevare il suo legame con Unbreakable. Una scena di due minuti scarsi ha cambiato completamente il significato del film. A dir poco geniale.
Unbreakable, l’origine
Ma partiamo dall’inizio. In Unbreakable, David Dunn (Bruce Willis) è un addetto alla sorveglianza dello stadio di Philadelphia. Un uomo che conduce una vita tranquilla, quasi noiosa. Coinvolto in un terribile incidente ferroviario, in cui è l’unico ad uscirne vivo, e soprattutto illeso, viene contattato da un uomo affetto da osteogenesi imperfetta, Elijah Price, che a causa delle sue ossa fragili viene soprannominato l’uomo di vetro. Elijah Price, appassionato di fumetti, illustra la sua particolare teoria a David: i fumetti non sono altro che un’esasperazione del reale. I supereroi esistono, e David è uno di loro.
David deve accettare la sua missione e mettere le sue capacità al servizio della comunità. Solo alla fine del film la sconvolgente scoperta: l’uomo di vetro/ Mr. Glass non è altro che il villain della storia. Ha progettato l’incidente ferroviario che ha coinvolto David ed è anche l’artefice di altri due attentati. L’uomo viene così rinchiuso in un ospedale psichiatrico.
Split
In Split il protagonista è Kevin Wendell Crumb (James McAvoy), un uomo affetto da disturbo dissociativo dell’identità in cui convivono ben ventitré personalità, ognuna delle quali cerca di “venire alla luce” impedendo a Kevin di riprendere il controllo. Le dinamiche all’interno dell’Orda si complicano quando alcune personalità più forti decidono di far emergere una nuova e violenta identità: la Bestia, un essere dai poteri sovraumani e assetato di sangue.
La Bestia rapisce delle ragazze e miete diverse vittime, tra cui la psichiatra di Kevin. Solo la giovane Casey Cook (Anya Taylor-Joy) viene risparmiata. I chiari segni di abuso che la giovane ha sul corpo sono una prova del fatto che la ragazza nella sua vita ha sofferto. Casey per la Bestia è dunque una persona “pura” e non va sacrificata. Dopo aver lasciato libera la ragazza la Bestia si dilegua. Sulle sue tracce l’intero corpo della polizia di Philadelphia.
Fin qui non sembra esserci nessun collegamento con il film Unbreakable. Split sembra come un thriller psicologico dal retrogusto sovrannaturale. Poi il finale a sorpresa: in una tavola calda, mentre il notiziario riporta aggiornamenti sulla fuga dell’Orda, una delle persone presenti nota delle similitudini con un caso del passato, un criminale arrestato quindici anni prima del quale però non ricorda il nome. Accanto a lei, David Dunn le ricorda il soprannome del criminale: è l’uomo di vetro.
Glass, la chiusura del cerchio
In Glass il racconto riprende a quindici anni dagli eventi di Unbreakable e a poche settimane da Split. David Dunn, con l’aiuto del figlio Joseph, oramai adulto, è sulle tracce di Kevin Wendell Crumb. Accettata la sua missione di vigilante, sa di essere l’unico al mondo in grado di poter fermare la personalità più violenta di Kevin, la Bestia, che intanto ha preso in ostaggio altre ragazze. Lo scontro tra i due sembra imminente, ma l’arrivo della polizia cambia gli eventi.
David e Kevin vengono portati al “Raven Hill Memorial”, l’istituto psichiatrico nel quale è rinchiuso anche Mr. Glass. Qui i tre devono partecipare alle sedute della dott.ssa Ellie Staple (Sarah Paulson), specializzata nella cura di persone che credono di avere poteri sovrannaturali. La dottoressa ha lo scopo di scardinare le convinzioni di David, Kevin ed Elijah. Secondo gli studi della Staple, i supereroi e i supercattivi non esistono, sono solo la manifestazione di una personalità disturbata.
Ma qual è la verità? Chi ha ragione, i tre protagonisti o la dott.ssa Staple?
Questa è una recensione senza spoiler quindi non starò a raccontare come prosegue la vicenda. Vi assicuro che la risposta non è così semplice.
Prima di poter dare una risposta è necessario chiarire una cosa: il concetto di supereroe di Shyamalan.
Il supereroeoe nell’universo “eroistico” di Shyamalan è un uomo capace di fare cose impossibili, ma è pur sempre…umano. Dimenticatevi l’iperrealismo Marvel e DC Comics. Nel film nessun effetto speciale, nessun mantello, al massimo un poncho verde (quello di David Dunn). Qui i supereroi non hanno artigli, non sparano raggi laser dagli occhi, non sono in grado di volare. I supereroi di Shyamalan sono degli uomini che possono essere eccezionalmente forti come David Dunn, sopravvivere a colpi di proiettile come Kevin Wendell Crumb e ordire piani geniali come il villain Mr.Glass, ma restano tuttavia uomini con le loro debolezze e paure.
Perché Glass è promosso
Glass non è un film d’azione, è piuttosto un film concettuale nel quale bisogna collegare i vari pezzi del mosaico per comprendere il disegno del regista.
È un viaggio all’interno della mente dei suoi protagonisti, un labirinto nel quale la loro stessa esistenza viene messa in dubbio.
Straordinario il modo in cui Shyamalan dà continuità alla narrazione, collegando abilmente i tre film. Dalla presenza di Spencer Treat Clark (nuovamente nei panni di Joseph Dunn, divenuto oramai un uomo), Anya Taylor-Joy e Charlayne Woodard (rispettivamente nei panni di Casey e della madre di Elijah), agli emozionati flashback di Unbreakable e Split, fino al suo cameo nel medesimo ruolo interpretato nei due film precedenti. In Glass ogni scena è studiata perfettamente.
Nulla è lasciato al caso. La regia alterna primi piani mozzafiato ad angoli olandesi. La fotografia è ricercata, quasi come a voler ricreare sullo schermo le pagine di un fumetto. Sapiente anche l’utilizzo dei colori, il cui simbolismo è stato spiegato via Twitter dallo stesso regista. Ad ogni personaggio viene assegnata una certa tonalità: a David il verde, a Kevin/l’Orda l’ocra, a Mr. Glass il viola. La scrittura, seppur con qualche forzatura, è audace, stratificata. La performance degli interpreti è impeccabile.
Se Bruce Willis incarna perfettamente l’introverso David Dunn e Samuel L. Jackson, riesce a dare forza e carisma al suo Mr.Glass anche quando il personaggio non parla (nella prima parte del film l’attore resta sostanzialmente muto ) l’interpretazione più emozionante è quella dello strepitoso James McAvoy
Un magnetico James McAvoy
Una performance davvero impressionante quella di James McAvoy. La sua interpretazione dell’Orda è a dir poco esplosiva. L’attore scozzese, che già in Split aveva entusiasmato il pubblico con una camaleontica capacità di recitazione, in Glass supera davvero se stesso. Affascina, sconvolge, incanta. McAvoy porta sullo schermo ben venti delle personalità di Kevin e lo fa ad una velocità impressionante. Non cambia solo voce, ma anche accento, mimica e postura. Un lavoro davvero degno di nota. I micro mutamenti del viso sono da brividi, è lui il vero supereroe del film!
Alessia Diano