“Io Sono Mia” restituisce il giusto merito a Mia Martini

“Io sono Mia” è il film che ripercorre la vita della donna più eclettica della discografia italiana del XX secolo: Mia Martini.

Dopo il grande successo ottenuto un anno fa con l’uscita di “Fabrizio De André – Principe Libero”, Rai Fiction e Riccardo Donna si sono presi il compito di plasmare questa pellicola impegnativa, mentre Serena Rossi quello di vestire gli abiti della cantante.

Sarà possibile assistere a questo spettacolo al cinema unicamente per tre date, il 14,15 e 16 gennaio. A febbraio, invece, potrete riscoprire questa storia, come forse non l’avete mai vista, sintonizzandovi sui canali Rai, direttamente dal vostro divano.

“Io Sono Mia” 

È il 1989 e sul celebre palco dell’Ariston sta per tenersi la 39esima edizione del Festival di Sanremo, il Festival della Canzone Italiana. Con questa scenografia e con una Mia Martini fragile si aprono le danze di “Io Sono Mia”.

Il film ripercorre gli alti e bassi di questo personaggio unico, a partire dal 1970 fino al Sanremo 1989, in un’intervista fatta all’artista dalla giornalista Sandra (interpretata da Lucia Mascino). Quest’ultima, in realtà, non avrebbe voluto dedicarle il suo tempo, prediligendo una possibile intervista a Ray Charles, ospite del festival. Eppure si lascia ammaliare da questa forte personalità, ampiamente sottovalutata.

Tra gli svariati flashback vi sono alcuni cenni al periodo dell’infanzia, in cui la piccola Mimì, come la chiamavano tutte le persone a lei care, aveva già iniziato a coltivare nella sua cameretta la passione per la musica e, in particolare, per il canto. Viene mostrato sul grande schermo lo sbocciare e, in seguito, la fine di un amore struggente ed il rapporto complicato con il mondo dello spettacolo.

Ciò che attrae lo spettatore non è la storia in sé, ma il modo in cui viene rappresentata. “Io Sono Mia” mostra la delicatezza e la sfrontatezza di una Cantante con la C maiuscola, ponendo un punto fermo, una volta per tutte, alle maldicenze futili di un’Italia troppo credulona.

A fare realmente da trama a “Io Sono Mia” è l’incantevole ed inimitabile voce di Mia Martini.

Io sono Mia

Più di dieci anni fa, mi sono ritrovata davanti al Teatro Ariston di Sanremo. Mi chiesi quanti artisti avessero varcato quella porta e ne fossero usciti diversi, quanti ne fossero entrati essendo già mutati e indubbiamente quanti personaggi del mondo dello showbiz avessero visto e continuino ancora oggi a vedere quella porta.

Questa interessantissima domanda senza risposta mi riporta a quel Sanremo del 1989, che io non vidi in tv per ovvi motivi (la mia nascita era ancora lontana). Di quell’anno, tutti ricordano le gaffe dei quattro presentatori “figli d’arte”: Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi. I vincitori furono Anna Oxa e Fausto Leali. Dunque, Mia Martini non vinse, anzi, la cantante non vinse mai una competizione sanremese, così come viene ricordato anche in “Io Sono Mia”. Per ironia della sorte, il premio della critica ha preso il nome dell’artista nel 1996, l’anno dopo la sua morte.

L’ironia, tra l’altro, è un aspetto fondamentale del film. L’immagine della cantante è sempre stata vista in modo cupo, un’immagine sbagliata che non rispecchia la realtà. Il pregio di “Io sono Mia” si rivede nella capacità di aver rappresentato quell’anima ironica, pungente e fragile, così come lei era davvero, mettendo a tacere le inutili malelingue. Si ridà vita, grazie a questo film, ad un personaggio calunniato ingiustamente, solo perché incompreso.

A volte sembra che gli artisti possano essere capiti solo da altri artisti. Forse è davvero così. Nella pellicola si mostra  l’incontro tra Mia Martini e Franco Califano, interpretato da Edoardo Pesce, che si suggella poi successivamente con il brano scritto per lei “Minuetto”. Tutti i musicisti, tutti i  cantautori, all’epoca desideravano scrivere dei pezzi che potessero essere reinterpretati da Mia.

Io sono Mia

“Io sono Mia”, però, più che del lato discografico, parla del lato umano dell’artista. Parla di una donna impulsiva, sentimentale, tormentata, con uno smisurato amore per la musica. Il solo gesto di cantare è la cosa che più le importa. Un gesto senza il quale sarebbe impossibile vivere. Al secondo posto, come si sostiene nel lungometraggio, c’è la passione per la guida. Gli autori utilizzano questa idea come escamotage per dare il via ai numerosi flashback. Chissà se corrisponde al vero.

Il film risulta avvincente e sicuramente ben riuscito nell’intento di far conoscere alle nuove generazioni un’artista come Mia Martini. Un grande merito della riuscita del film è da attribuire, senza indugi, a Serena Rossi. L’attrice ha preferito interpretare, o meglio dare una personale rappresentazione, della cantante, rispetto alla semplice e futile imitazione. È stata rispettosa del personaggio a cui è andata incontro. La stessa cosa accaduta un anno fa per Luca Marinelli con l’interpretazione di Fabrizio De André.

Dato che siamo in vena di complimenti, non possono sicuramente quelli per la scelta dei costumi a Enrica Barbano.

Io sono Mia

Ritrovandomi idealmente,  ancora una volta, davanti alla porta del Teatro Ariston, a quasi un mese dalla 69esima edizione del Festival di Sanremo, mi chiedo perché in questi anni si sia parlato così poco di Mia Martini. Rifletto su quanto mi sia servita la visione di “Io Sono Mia” per riscoprire un’artista unica ed intensa. Siamo sicuri che si tratti solo della mia giovane età? O forse qualcuno ha paura che gli caschi qualcosa in testa?

Ho dei dubbi al riguardo.

Andate al cinema!

Assunta Urbano

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