L’immediatezza dei Loren è in ogni dove, in ogni secondo dell’album. Li ascolti e sembra di conoscerli da sempre.
Il 14 Dicembre è stato pubblicato l’esordio discografico dei fiorentini Loren. L’omonimo LP, per l’etichetta Garrincha Dischi, è un agglomerato di pop, electro-pop, rock-pop e una punta di disco-pop. ‘Pop’, chi più ne ha, più ne metta.
Le dieci canzoni che formano l’album riusciranno a rispolverare quasi ogni sfaccettatura del genere popolare (modernamente inteso), con il piacere di molti e la delusione di pochi. Purtroppo in Italia il segmento del pop è terra di tutti e nessuno, un oceano enorme composto da infinite molecole di acqua. Sapranno i Loren trovare il loro spazio e distinguersi dalla massa informe? Proviamo a scoprirlo.

Pronti, partenza, via! ed ecco che Ci Salveremo Tutti comincia a suonare. Risalta all’orecchio l’approccio melodico della band, la frase di tastiera molto semplice e qualche accento sincopato che dà brio. Il testo, ed i testi, lo dico subito, sono alla portata di chiunque. Nessun ermetismo francese, nessun volo pindarico, niente di esacerbante. Spiegheremo, forse, meglio alla fine. Intanto, per questa canzone c’è un tripudio di buoni ricordi ed emozioni forti, d’altronde si intitola Ci Salveremo Tutti, se non è un messaggio positivo questo.
Segue Roland Garos, che si presenta maggiormente sostenuta dal punto di vista ritmico, ciò è reso possibile attraverso l’uso di piccole furberie metriche ed accorgimenti dinamici. Bravi Loren. Strofe e ritornelli ricchi e, ma si, pomposi. Intelligenti gli intermezzi. Va delineandosi l’impegno iper narrativo del testo che ogni tanto inceppa il fluido meccanismo di una voce metricamente ben suddivisa. Nel frattempo cominciano le immagini allegoriche (per niente velate, in tutta sincerità) di nudi femminili, o magari al singolare, come venerazione intensa della stessa donna.
Nell’economia dell’album il brano Blister trova il suo perché. Un po’ più tranquillo, qualche arpeggio di chitarra, più affini. Tuttavia si è rivelato quasi anonimo se preso da solo e completamente decontestualizzato. Non saprei cos’altro aggiungere, nonostante gli abbia dedicato parecchi ascolti: non lo avrei scelto come singolo estratto per produrci un video. Parere puramente personale.
Oltre Oceano fornisce già nel titolo la chiave di lettura interpretativa della canzone. Di chiara ispirazione statunitense (ma probabilmente sbaglio continente ed oceano), come impostazione, ma con l’aggiunta delle chitarre che vertono fortemente su una definizione più interessante ed articolata. Testo con poco mordente, ma la melodia e il suono delle parole forniscono la giusta guida e tutto fila liscio come si conviene.
I Loren cambiano qualcosina in Giganti. Un pezzo andante caratterizzato dal basso prepotente, incastri di chitarre e tappeti di tastiere (non quelli della parrocchia, intendiamoci, quelli che servono). Il riff di chitarra che tende a restare impresso, assieme al suggerimento di nuove immagini del corpo nudo di donna, abbracciano l’elogio alla memoria sportiva e non solo di alcuni grandi nomi del passato: Simoncelli, Pantani e addirittura Batigol, anche se, dovere di cronaca, per fortuna quest’ultimo è vivo e vegeto, nonostante giochi a golf in Arabia Saudita da decenni.
LATO B PORTAMI VIA
Lo pseudo inciucio circa l’amore raccontato nell’album è alimentato da nuova linfa in Soffitti. Forse siamo ad un addio, forse si racconta il ricordo di quel saluto. Non ci è dato saperlo con esattezza ma il romanzo a puntate comincia a racimolare adepti. Sul versante musicale, il tratto “arioso”, mi ha fatto piacere di più quelle rare soluzioni tensive nell’armonia. Oh, carucce assai.
Impostazione simile a quanto detto sopra per Sophia. Le note lunghe alla Negramaro hanno acceso una lampadina: questa peculiarità si riscontra un po’ qui e un po’ la nell’LP Loren. Può piacere o meno ma il richiamo è tangibile. Prosegue l’infinito racconto d’amore (o di affetto). Il cesello è fine e discreto, mutevole, ma la bottega resta la stessa.
Cassa che pompa in quattro, piano su linea orecchiabile, basso in levare e chitarre a contorno. Questo è il via di Psicosi. La canzone migliora sempre di più durante la progressione e si distingue per un ritornello coinvolgente e ben strutturato. Climax ascendente verso la chiusura che risolve in un finale perfetto con reciproca soddisfazione di chi ascolta e (credo) di chi suona.
Tutti Fermi. Prima parte del dittico conclusivo dell’album Loren. Nulla di strepitoso, ma quel colpo di rullante fuori rende ogni cosa migliore alle mie orecchie. Mi basta questo, soprattutto in virtù della chiosa finale, Tu Ti Fermi, che altro non è se non un reprise strumentale del tema appartenente alla canzone precedente. La marcia in più è data dalla verve e dal carattere. Un pezzo bello, melodico ma grintoso, gli ingredienti esatti per un ascolto facile ed appagante. Un ottimo modo per salutare il pubblico e dargli l’arrivederci a presto.
NOTE CONCLUSIVE
Siamo giunti al consueto appuntamento con le inutili conclusioni. Dunque, l’immediatezza dei Loren è in ogni dove, in ogni secondo dell’album. Li ascolti e sembra di conoscerli da sempre. Non è un connotato banale, bensì il risultato di un lavoro di fino (immagino avvilente, per certi versi) su suoni ed “economia” del disco. Strutture che non puoi aspettarti da un esordio, per un LP votato al pop, non in Italia, non oggi.
La ripresa, la produzione e le fasi di post produzione sono “abnormi”, voglio pensare che anche un non avvezzo possa facilmente comprenderlo usando solo le orecchie. Palese! La qualità si percepisce e ha aiutato non poco la band a rendere per il meglio, mascherando tutte, proprio tutte, le ipotetiche pecche o difficoltà. Durante la riproduzione non esiste un attimo di vuoto, di silenzio, mai. Qualcuno a queste cose continua a farci caso e prestargli la dovuta attenzione, per fortuna.
Che dire, i presupposti ci sono tutti, ora serve una prova di carattere e spero possa arrivare presto, magari già col secondo disco.
Mario Aiello