Ci sono artisti in grado di scardinare e demolire le difese che quotidianamente erigiamo a protezione delle nostre fragilità.
Nel giardino dei cantautori italiani, vivi ed in attività, Riccardo Sinigallia è un fiore dai petali delicati e dal profumo inebriante. Di animo gentile ed educato, rappresenta la quintessenza del cantautorato moderno: diretto, incisivo, devastante. Non a caso troviamo il suo zampino in produzioni artistiche come quelle di Fabi e Gazzè o nell’album di lancio di un certo Motta.
In quale posto e a quale costo siam disposti a mettere in discussione le certezze che ci consentono di sentirci vivi?
Partiamo da un assunto che non si intende dimostrare: Riccardo Sinigallia manifesta un concetto di esistenza possibile.
La sua musica, le sue canzoni sono la colonna di un viaggio introspettivo volto alla ricerca di se stessi.
Durante un suo concerto è possibile assistere all’equiparazione delle posizioni. Le sovrastrutture, mentali e fisiche, imposte dallo spettacolo odierno, che vedono divisi artista e pubblico, palco e platea, d’un tratto vengono meno. Si ristabilisce l’equilibrio primordiale della condizione umana.
La trasmissione tra esseri viventi, pensanti, pari, uguali e liberi, avviene in tempo reale.
Ciao Cuore il tour
Nel raccontarvi la tappa napoletana del tour Ciao cuore, che segue la recente pubblicazione dell’omonimo lavoro, scrivo lasciando la penna libera di dar voce a sensazioni altrimenti represse, dimenticate, dopate. Lo faccio con la convinzione che, pur trattandosi di un flusso di coscienza, queste parole non corrono il rischio di smentita, in quanto condivise con chi idealmente era in possesso del biglietto di quel viaggio.
Lo show si presenta con una scenografia essenziale: oltre agli strumenti ed alcune lampade, sono presenti due schermi laterali ed un cuore centrale, in alto, sopra le teste dei musicisti
Riccardo dal palco mostra una fragilità disarmante. È difficile stabilire con esattezza se quel trasporto in cui si è coinvolti sia frutto di proiezione, identificazione o mera immedesimazione. Ciò che può affermarsi, invece, con discreta certezza è che l’energia sprigionata saliva d’intensità con lo scorrere dei minuti.
Un live di rara bellezza, condito da atmosfere grunge, figlie di sonorità a tratti dure e fuori moda, lampi sincopati, post rock, con sfumature math, ed altre più lucide ed elettroniche, pop, moderne. Sinigallia è uno dei pochi artisti – tra i migliori in circolazione, in tutta onestà – veramente indipendenti, nell’accezione più completa del termine. Puro, intimista, in alcuni frangenti spettrale.
A Napoli la sala non era completamente piena. Per qualche istante mi sono defilato per scorgere meglio i volti e gli sguardi dei presenti. Avrei voluto abbracciarli tutti, singolarmente. Un concerto a cui si assiste per necessità, per sentirsi ancora vivi, insieme, come tanti innamorati della vita. Partecipare per ascoltarsi, non solo per divertirsi e bere.
La danza liberatoria di Riccardo su alcuni pezzi rimarca l’importanza del concepire lo show come momento espressivo. Passi ipnotici, tribali, apotropaici. Ciao cuore è un tour da 110 decibel e lode, ad altissima frequenza, con due generazioni – forse tre – che sinceramente ringraziano. Dal profondo.
La canzoni in scaletta sono un pugno allo stomaco, si fatica a tenere a freno le emozioni, a controllare alcuni istinti. Corpo ed anima provano a ricongiungersi in attimi di serenità dal sapore eterno. E la descrizione di questi ultimi diventa un dettaglio non trascurabile.
Niente mi fa come mi fai tu, verrebbe da urlare.
Sinigallia è un artista conscio del suo agire. Tocca corde articolate e complesse con la delicatezza di chi conosce il peso della sofferenza con cui si è costretti a convivere. Che male c’è se un concerto diventa una seduta terapeutica, per ricongiungersi col mondo.
Prima di andare via si tendono le braccia al cielo ad accompagnare, all’unisono, un suono crescente che ti invita a muoverti, a saltare la barricata, a vivere ogni secondo di una vita che rincorriamo col fiato corto per non sentirci addosso l’odore della polvere.
Alla fine ci regala un sorriso, sincero, ringrazia i musicisti che lo hanno accompagnano e si gode l’abbraccio caloroso di un pubblico attento che non ha smesso di far sentire la propria vicinanza.
La musica può essere un argine quando il fiume è in piena o il sale sulle ferite. Se l’ascolto non sortisce effetti rilevanti, si aziona un meccanismo illusorio che mette in moto processi che alimento soltanto il disagio che ognuno di noi rifugge. Per fortuna esistono persone come Riccardo Sinagallia che sanno ancora dare del tu alle emozioni.
Salvatore D’Ambrosio
Riccardo Sinigallia – Ciao Cuore Tour
Compagni di viaggio: Andrea Pesce, Ivo Parlati, Laura Arzilli e Francesco Valente.
Scaletta
So delle cose che so | Lontano da ogni giorno | Backliner | Bella quando vuoi |
Dudù | Se potessi incontrarti ancora | Niente mi fa come mi fai tu | Ciao Cuore |
Amici nel tempo | A cuor leggero | La descrizione di un attimo | Prima di andare via |
Che male c’è | Per tutti | Invece Io | Bellamore | Una Rigenerazione
Immagini
Il Reportage fotografico è a cura di Tiziana Teperino – © Copyright 2019 – Tutti i diritti riservati.
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