Dirty John è l’appellativo che i compagni di Università davano a John Meehan, e non certo per le abitudini legate all’igiene personale. No, quel Dirty significa che Meehan è sempre stato un uomo che ha agito sotto la superficie della legalità, violando etica, morale e, ovviamente, la legge.
La miniserie Netflix sceglie di indagare la vita di John e della sua ultima vittima, Debra Newell. Ispirata, molto fedelmente, alla vera storia di John Meehan, ricostruisce gli eventi grazie al podcast del 2017 del giornalista Christopher Goffard.
LA TRAMA
Debra è una donna di mezza età con una carriera da designer avviata con successo, tre figli e diversi rapporti (tra cui qualche matrimonio) naufragati. Grazie ad un sito di incontri, conosce John, medico anestesista affabile, piacevole e comprensivo. Ne nasce l’amore. Peccato che questi nasconda una personalità sociopatica ed estremamente pericolosa – e non qualche piccola nevrosi su cui si potrebbe lavorare.
UNA STORIA VERA
È indubbio che la serie interpretata da Eric Bana (John Meehan) e Connie Britton (Debra Newell) indugi poco in artefatti narrativi. Grazie ad un documentario presente anch’esso su Netflix – Dirty John: La sporca verità – è possibile ascoltare la storia dalla bocca dei reali protagonisti della vicenda. Guardare il documentario dopo aver visto la miniserie permette di capire maggiormente il senso della stessa. Prendendosi “licenze narrative” davvero minime (una conversazione telefonica diventa una conversazione in auto, ad esempio, lasciandone pressoché alterate le parole) la ricostruzione fatta dagli autori non cede al facile (dato il contenuto) retorico cinematografico. Non c’è bisogno di drammatizzare qualcosa che è già terribile di suo.
UN DRAMMA FIN TROPPO FAMILIARE
Purtroppo, la storia della povera Debra è quella di tante donne, circuite da uomini pericolosi ed invischiate in incubi quotidiani. La serie, infatti, con grande efficacia, permette di assaggiare cosa vuol dire perdersi ma scoprirlo troppo tardi. Qualunque spettatore si ritrova a “giudicare” con troppa facilità, durante le prime puntate, l’incapacità della donna protagonista nel non “accorgersi” del mostro che ha al suo fianco. Atteggiamento che, naturalmente, cambia già da metà serie. Quando si è addentro una relazione, non si è mai perfettamente lucidi nel comprenderne le dinamiche. Specie se si ha a che fare con un sociopatico.
Ed Eric Bana, in questo, dà una grande prova d’attore. Siamo abituati a vederlo fare il buono, il comprensivo, l’incompreso bisognoso di cure. Vederlo dall’altro lato della medaglia stupisce. Dopotutto il vero John Meehan, all’inizio delle sue relazioni, è buono e comprensivo: un incompreso che ha bisogno di cure. Frullati freschi ogni mattina, piccole e tenere attenzioni e lentamente, prima con qualche battuta, poi qualche azione seguita da gesti incomprensibili, mostra l’orrore, la premeditazione e il dolo con cui agisce.
Non riveliamo le nefandezze di Dirty John, non solo per questioni di spoiler, ma per permettere a chiunque di calarsi, insieme a Debra, nel baratro. Certamente, il titolo della serie non nasconde che il personaggio di Bana non sia una “brava persona” e, guardando la serie, stiamo maggiormente attenti ai dettagli per capire quando John rivelerà essere Dirty John.
UN THRILLER BEN COSTRUITO
Se il punto forte della serie è la storia vera alla quale si ispira, ciò non vuol dire che come prodotto seriale non sia costruito con mestiere. Gli sviluppi, gli indizi, le rivelazioni, sono dosate con la giusta attenzione, così come il plot twist. La pratica del binge watching diventa, quasi, l’unica possibilità per seguire la serie. Sarà difficile interrompere la visione tra un episodio ed un altro, degli otto che la compongono.
Dirty John illustra come è vivere con una persona pericolosa. La serie non vuole essere, certo, un vademecum per non soccombere all’orrore. Esprime con forza una realtà, dolorosamente simile a tante altre, che spesso viene sottovalutata, sia dalla vittima che da chi la circonda.
Leonardo Cantone