La Governante, Italian Beauty: idee brillanti e ben amalgamate

Italian Beauty dei La Governante è un ottimo lavoro, con brillanti idee e l’intelligenza musicale di saperle amalgamare. Tutto in salsa “new-post-qualcosa”

Italian Beauty è il secondo lavoro dei siciliani La Governante. Il disco, parto assistito dalle etichette La Fabbrica e XXXV, è disponibile al pubblico a partire da oggi 26 Marzo.

La Governante

La Governante | Italian Beauty (Copertina)

A parte il chiaro ed evidente richiamo al ben più noto American Beauty, film capolavoro di fine millennio scorso a firma Sam Mendes, riuscirà il collettivo autodefinitosi “new-post-qualcosa” – dimostrando un guizzo lessicale e di intenti da far invidia al miglior Durante Alagherii – a tradurre la cifra stilistica di riferimento con l’intelligenza musicale ed interpretativa alle quali ci avevano fin troppo abituati col precedente album La Nouvelle Stupèfiante (2015)?

La risposta la do subito ed è “SI”, ma con dei piccoli appunti che vedremo poco più avanti.

La ricetta rivista e corretta per un secondo album coi fiocchi.

Italian Beauty è composto da ben undici canzoni che riprendono le sonorità ispiratrici della band. Partendo dallo shoegaze, passando dalla new wave, fino a raggiungere l’elettronica e una punta di post rock che giustifica il loro stesso ‘neologismo’, ora imposto come assioma, comunque dimostrabile algebricamente con l’ascolto. Il tocco artistico è nella simbiosi.

La storia spesso racconta che la compartecipazione non coerente di più stili genera dei veri e propri mostri. Non è  il caso de La Governante che, con questa selezione, resta conforme al proprio bagaglio espressivo riuscendo ad implementare soluzioni ‘meno scontate’ senza svilire il risultato finale: Monolitico.

Senza cadere in cattive semplificazioni, è importante comprendere come e secondo quale funzione ogni canzone è rapportata alle altre, al fine di esporre sì un unicuum, ma costituito da diversità amorfe, se sezionate singolarmente, eppure imprescindibili nell’insieme. Banalmente, per indicare un’idea, potrei riferirmi al beat di drum machine assieme ad una voce tenue e sussurrata; oppure sovra incisioni di synth accompagnate da altrettanti archi a tappeto; il basso cavalcante in controtendenza al suggerimento emotivo di un estratto preciso. Come si spiega tutto ciò a parole?

Italian Beauty: l’LP traccia dopo traccia.

Sopra La Città, come quasi ogni canzone numero uno che si rispetti, cresce pian piano coadiuvata da una concezione ‘orchestrale’ degli strumenti nel momento della strofa, ma iper coinvolgenti nel ritornello orecchiabile, servito su di un piatto d’argento. Viene stabilito sin da subito il ruolo lirico del testo.

La declinazione parolistica proposta dai ragazzi de La Governante è in sintonia con quanto alcuni di noi (almeno gli ultra trentenni) ricorderanno dalla visione del film interpretato da Kevin Spacey e company. Inutile sottolineare che, di base, le differenze ci sono, sono concrete e distinguibili. Tuttavia, l’immagine della bella Angela immersa nelle rose rosse farà ogni tanto capolino nella fantasia dell’ascoltatore riconoscendo, però, una figura meno maliziosa e sicuramente più concreta.

Difatti: “lontani in un mondo diverso da qui, ma sempre più vicini sopra la città”. De vulgari eloquentia. Video a corredo e via verso nuovi orizzonti.

Le Nostre Attese Ai Semafori Spenti si avvale di una intro d’autore. Si tratta del breve discorso con cui Riccardo congeda la bella Vittoria in una delle scene più pungenti del film ‘L’Eclisse’, di Michelangelo Antonioni. Breve clip audio che si incastona nel contesto mitigandone il significato: se da una parte ci aspettiamo una preimpostata vena grigia e assolutista, dall’altra la musica indica una connotazione forse non ‘allegra’, ma chiaramente cinica su un motivo leggermente più vivace.

Dove Appenderai Il Tuo Amore ci ricorda che, oltre il synth, anche le chitarre svolgono determinati ruoli nell’economia di Italian Beauty. La canzone è evocativa e fa leva principalmente sul senso emotivo che la composizione riesce a stimolare attraverso la musica. Unico calo empatico lo si trova nelle strofe ma, d’altronde, la dinamica di una canzone va gestita, altrimenti si rischia di appiattire anche le idee migliori. I La Governante lo sanno e lo sfruttano a proprio vantaggio: basso coinvolgente e testi chiari ma ben oltre le capacità cognitive da uomo di Cromagnon che affliggono colui che scrive queste righe.

In La Fretta Inutile si evince un ulteriore elemento di (lieve) rottura rispetto ai brani precedenti. Come accaduto prima con le chitarre, si ripresenta ora per il piano. Protagonista per un innesto che più avanti nell’album ritaglierà per sé ulteriore spazio. Prosegue il racconto di momenti relativi alla collisione astronomica di due io distinti, con particolare attenzione alle interazioni del gentil sesso, forse unico vero grande tema della produzione dei La Governante.

Featuring stimolante quello con The Niro nella canzone La Belle Epoque. Tutto ruota attorno alla chitarra acustica e la collaborazione si sviluppa nel modo canonico che vede gli interpreti sublimare le loro capacità artistiche sul ritornello e suoi intorni. Il brano funziona bene, forse troppo.

Primi sussulti di un’evoluzione inattesa.

Il pezzo numero sei, Come Questo Synth, è un trafiletto di quasi un minuto e mezzo che, come suggerito dal titolo, sfrutta le potenzialità dello strumento in questione. In barba alla maggior parte dei crismi compositivi degli ultimi decenni, il brano riesce a manifestare una consistenza che alcuni suoi colleghi non raggiungono, in quanto figlio prediletto di un disegno cavalcante, a briglia sciolta.

Gran Rico, volendo usare toni scherzosi, è la canzone paraculo dell’album. Una canzone estiva che coniuga una nota spensierata al groove dei mesi caldi. Anche i concetti ci sono tutti: mare, spiaggia, sole, cieli stellati, cose-non cose tra lui e lei etc etc. Magari ce la ritroviamo in riproduzione al lido durante le vacanze.

Alberi Infiniti. Gli arbusti, assieme ai capelli, sono le icone ricorrenti de La Governante all’interno della selezione. Una sola domanda in questo momento sta occupando ogni angolo del mio cervello: perché? Desidererei tanto chiederlo agli autori.

La Governante

The Dreamers spiega il concetto introdotto al principio di questo articolo. Cercherò di fare un sunto mentre evito qualche ostacolo: L’LP è monotematico ma interpretato da più punti di vista sonori. Piccole sfumature che ritraggono, nel complesso, la trasposizione contemporanea di commenti musicali che nascono in tempi diversi. Non è – ripeto non è – effetto nostalgia, è qualcosa di dissimile. Sfido chiunque ad ascoltare la canzone e dirmi che ho torto.

Il concetto si estende e si amplia, ma instradandosi verso direzioni differenti, anche nella canzone In Un Palmo Di Mano. Mi sfugge la citazione inserita al minuto 3:00 circa, peccato perché, come avvenuto per il brano numero due, si poteva fare un parallelismo. Mea culpa.

Chiude l’esperienza L’Amore Muove Il Vento. Parafrasando il titolo e piegandolo in direzione dei celeberrimi endecasillabi che chiudono la Divina Commedia, qualcuno avrà intuito perché ho inserito alcune tangenti al Dante nazionale in questo commento. A parte la digressione inutile, l’ultima canzone di Italian Beauty prende la mano dell’ascoltatore per lasciargli un piccolo ‘senso di immenso’. Ci riesce col piano, nella prima parte in solo con la voce e poi con i tappeti di archi (finti, ma sempre archi) che puntano proprio lì, verso quel piccolo ‘senso di immenso’.

Un ottimo lavoro, brillanti idee e l’intelligenza musicale di saperle amalgamare.

Evitando ricorsive lungaggini, si potrebbe riassumere proprio così la seconda opera dei ragazzi de La Governante. Magari una freddura del genere non è il massimo delle delucidazioni in merito ma, credo, che le mille e più parole qui su siano state adeguatamente esaustive.

Italian Beauty, dunque, è un ottimo lavoro, con brillanti idee e l’intelligenza musicale di saperle amalgamare. Unico neo, parere iper personale, la voce: deve creare sussulto.

Mario Aiello

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