Il 5 Aprile è stato pubblicato DNA, terza fatica discografica del collettivo d’autore Deproducers. L’album, distribuito da Warner Music per le etichette Al-Kemi e Ala Bianca, è strutturato in otto composizioni che riprendono il tema già ampiamente rodato dalla band nelle due precedenti opere.
Dopo Planetario (2012) – orientato sulla materia astronomica e l’astrazione dell’infinito – e Botanica (2016) – qui rivolto verso la terra ed il complesso mondo vegetale – i Deproducers si dedicano alla storia degli organismi viventi, le cellule e la loro evoluzione in esseri sempre più diversi, sempre più articolati e mutevoli. La terza raccolta di “musiche per conferenze scientifiche” è disponibile in differenti formati: CD, vinile numerato, download digitale e soprattutto lo spettacolo live di circa settanta minuti con già tre date confermate.
Musiche per conferenze scientifiche:
La forza di uno spettacolo tuttotondo tra immagini, parole e suoni.
La formula dal vivo è sicuramente quella più vicina alla matrice prevista nella fantasia artistica degli autori. Al quartetto di base di grandi musicisti che formano la spina dorsale del progetto Deproducers, cioè Vittorio Cosma, Riccardo Sinigallia, Gianni Maroccolo e Max Casacci, si aggiunge ora il filosofo e storico della biologia Telmo Pievani, coautore dei testi recitati durante i brani.
Di conseguenza, se non dovessero bastare quei quattro tizi citati poc’anzi, collegati direttamente o indirettamente a mezza musica italiana da qui ad almeno trent’anni addietro, c’è modo e spazio per lasciarsi cullare da una non troppo complessa e lineare narrazione scientifica. Ad appannaggio di un pubblico aperto, che gradisce uno spettacolo dall’impronta non proprio canonica e, in questo caso specifico, sensibile alla conoscenza quale forma di miglioramento della specie.
DNA: in collaborazione con la fondazione AIRC.
Prima di dedicarci al commento sull’opera, è assolutamente necessario ribadire che il progetto del disco/spettacolo sboccia e fiorisce in collaborazione con la Fondazione AIRC, da decenni a sostegno della ricerca contro il cancro, affinché questa malattia sia sempre più curabile e conosciuta. La dicotomia tra Fondazione e Deproducers (nella figura artistica del disco) si trova in stretta relazione in alcuni assunti che verranno spiegati poi nelle tracce: il valore della ricerca scientifica, fondamento imprescindibile nella lotta contro il cancro.
DNA: struttura e tematiche.
Come detto il disco è diviso in otto tracce, tra cui una suite a sua volta scomposta in quattro sotto-insiemi relativi al medesimo argomento. I temi, per stessa ammissione dei Deproducers, si possono suddividere in: origine della vita; Interpreti e funzioni alla base del processo evolutivo; malattia intesa come guasto del processo; introduzione di nuove funzioni che assurgono a ruolo di “cura” per il guasto; progresso della conoscenza per il miglioramento delle condizioni umane.
Tutto ciò può sembrare proibitivo, tuttavia vi assicuro che l’esperienza è talmente immediata che certi concetti vi resteranno stampati nel cervello senza alcuna difficoltà e, soprattutto, senza accorgervene.
Deproducers | DNA – traccia dopo traccia.
Apre il sipario Abiogenesi. Come suggerisce il titolo, il brano è descrizione sonora del momento in cui la vita compare sul pianeta, stravolgendo il sistema fino a quel momento privo di componente biologica. Il crescendo di sintetizzatori e tastiere imita qualcosa che nasce e cresce: la smania della vita che, tra stupore e frenesia, guadagna il proprio spazio. Momenti di pace apparente con in sottofondo il moto perpetuo di una scintilla che si riproduce, impossibile da fermare.
Storia Compatta Della Vita riprende la nozione di calendario cosmico ma trasposto al tema della vita. Dal suo principio fino a come la conosciamo adesso. Dal primo Gennaio fino agli ultimi secondi delle ore 23:59 del trentuno Dicembre. Interessante osservare quanto l’evoluzione della vita abbia mosso enormi passi in avanti “esclusivamente” negli ultimi mesi dell’anno ideologico, muovendosi su una curva parabolica rispetto alla progressione del tempo.
Se infatti il primo Gennaio compare la vita sulla terra, soltanto il 24 Novembre i vertebrati si adattano alla sopravvivenza fuori dall’acqua. Appresso, i famosi dinosauri colonizzano il pianeta il 9 Dicembre per svanire il 24 sera. Il 31 Dicembre, in mattinata, fa la sua apparizione quello che sarà l’antenato comune tra uomo e scimpanzé, mentre l’homo sapiens nasce in Africa verso le 23:32. La storia, per come la conosciamo oggi, inizia qualche secondo dopo le 23:59 dell’ultimo dell’anno. Bene, se tutto questo non ha saputo stuzzicare ogni neurone del vostro cervello, godetevi la coda di puro rock “con punta di ironia” (avrebbe detto Peppino De Filippo) che cavalca gli ultimi minuti del brano.

Caso e Necessità gode di una verve tipica della ‘colonna sonora’, largamente intesa. I Deproducers indicano qui delle inquadrature specifiche che, nonostante tutto, sposano perfettamente la condizione di ‘caso’ in funzione effetto-conseguenza con l’altro interprete, ovvero, la ‘necessità’. In musica si traduce in momenti di forte interazione e attimi di stasi totale dove sentirsi completamente sospesi. “L’errore, nell’evoluzione è generativo” (caso); “Per sopravvivere in ambienti che cambiano, bisogna saper cambiare” (necessità). Summa maxima per persone poco colte, come me. Amo.
DNA. Quarta della lista. Una voce recita e ripete le celebri componenti del segmento elicoidale: adenina, timina, citosina e guanina. Rigorosamente in ordine scientifico. Il senso di organizzazione, scissione e riorganizzazione che nell’immaginifico collettivo è ben rappresentato dai cartoni animati anni novanta di Esploriamo il corpo umano, mi è parso qui come in un’industria di grande produzione dove tutto viene assemblato con ritmi frenetici seguendo, però, alti standard di precisione.
Suite Cellulare è una suite di circa quattordici minuti, scomposta in quattro fasi che sono: cellula; passaggio da esseri monocellulari a esseri pluricellulari; nascita del sesso; suicidio cellulare. Stavolta non mi soffermo sull’interpretazione musicale e testuale (ricordo che trattasi comunque di argomentazioni scientifiche). Basti sapere che non manca nulla, dalle fasi di atmosfera con piano e cori, fino a quelle tensive. Mi piace tuttavia sottolineare quanto enunciato nella terza fase, nascita del sesso, dove in modo scientifico si dimostra quanto il sesso sia importante, aldilà di ogni costrizione, in quanto esso produce diversità ad ogni generazione e, in senso lato (ma concreto), rappresenta un miglioramento non solo biologico, bensì culturale. Apice del pathos sul finale, come da prassi, ma ragazzi, che prassi i Deproducers!
L.U.C.A. acronimo che sta per Last Universal Common Ancestor. L’assunto è che ogni essere vivente ha un unico antenato comune. Le note riprendono la semplicità di questo essere, unita alle infinite diversificazioni e ramificazioni che, da esso, si propagano fino a raggiungere le forme di vita come le conosciamo ora. Almeno per quelle che possiamo dire di conoscere.
Cancro. Un quasi prog anni settanta – giusto per intendersi – che sfrutta arpeggi ed organo per raffigurare il subdolo proliferare di qualcosa che si è guastato. Una cellula che prima pianta le radici, poi si riproduce oltre ogni limite perdendo qualsiasi sintonia con ciò che la circonda, proiettata verso una crescita del diverso ma in negativo.
Conclude Serendipità. Dopo un’evoluzione dai connotati sfavorevoli, c’è spazio per un futuro possibilista. Senza cadere nella falsa speranza che tutto andrà sempre per il meglio, assurge a ruolo chiave l’incastro fortuito, e forse insperato. Quel qualcosa che possa trovare il suo perfetto innesto, risolvendo problemi magari troppo grandi per essere approfonditi ‘unicamente’ attraverso la conoscenza che, ricordiamolo, è elemento irrinunciabile per il miglioramento.
Un consiglio? ‘accattatevillo’ o, ancora meglio, andate a vedere assolutamente lo spettacolo. Iperbolicamente mi viene da dire (in un ossimoro da strapparsi gli occhi con le mani) che qui si “trascende la scienza” con effetti sinestetici di natura sì musicale, ma che necessitano complementi aldilà delle limitazioni sonore.
Mario Aiello