Suburra è la serie tv italiana, ispirata all’omonimo romanzo di Giancarlo de Cataldo e Carlo Bonini, diretta da Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi, e prodotta da Netflix.
Dopo i successi della prima (2017) e della recente seconda stagione (disponibile dal 22 Febbraio), arriva la riconferma di una terza serie di episodi. Il colosso statunitense, tuttavia, non ha comunicato né quanti saranno né da quando saranno disponibili. L’unica certezza è che si farà.
Potremo, dunque, seguire ancora le vicende che vedono coinvolti Samurai, Aureliano e Spadino per vedere come va a finire.
Suburra La Serie – Prima Stagione
La prima stagione di Suburra – La serie è ambientata tra Roma e, soprattutto, Ostia.
Siamo nel 2008. In questo scenario si incrociano e si uniscono le vicende di tre principali protagonisti.
Gabriele (Eduardo Valdarnini), detto “Lele”, è il figlio di un poliziotto, ma allo stesso tempo è un attivo partecipe della malavita capitolina. Alberto Anacleti (Giacomo Ferrara), detto “Spadino”, è il fratello del boss Manfredi Anacleti. Omosessuale ingabbiato nella vita di malavitoso, per volere della famiglia sarà costretto a sposare Angelica, appartenente al clan nemico dei Sale. Il personaggio più amato è l’attraente biondo platino Aureliano Adami (Alessandro Borghi), discendente della famiglia Adami che gestisce i traffici di Ostia.
L’alleanza dei suddetti contro Samurai (Francesco Acquaroli) – il malavitoso più potente di Roma, che desidera aumentare ed ampliare le proprie ricchezze – sono il pilastro portante della storia di Suburra.
La stagione termina con una separazione, palesemente momentanea, dei tre. Spadino ed Aureliano diventano per il momento “nemici”, ciascuno a capo del proprio clan o della propria famiglia. Nel frattempo, Lele entra in polizia, seppur non seguendo le orme del padre, quanto piuttosto uno smisurato senso opportunistico.
Suburra La Serie – Seconda Stagione
Le splendide location romane tornano in scena nella seconda stagione di Suburra. Ancora una volta, i nostri protagonisti sono coinvolti negli affari malavitosi della Capitale.
La serie appare molto più contemporanea della precedente, soprattutto dal punto di vista politico. Infatti, questa nuova avventura si inaugura con le elezioni comunali a Roma. A sfidarsi ci sono tre partiti, e, in particolare, uno dei tre, con il colore identificativo giallo, acquista inaspettati consensi. Non vi ricorda nulla?
A questo aspetto si aggiunga il fatto che la famiglia Anacleti richiami esplicitamente il clan dei Casamonica. Da ciò si comprende quanto gli appigli con la realtà e gli intrecci della vita romana siano più che una mera suggestione.
Tuttavia, questo particolare funge soltanto da sfondo al racconto in quanto al centro si collocano nuovamente le svariate avventure dei tre protagonisti, i quali, riunitisi, danno del filo da torcere ai loro nemici.
Suburra La Serie vs Romanzo Criminale
Suburra pare non sia piaciuta a molti perché, si sostiene, non regge il confronto con l’altra serie di successo basata sulle vicende capitoline: Romanzo Criminale. Il collegamento vien fuori facile, ma è fuorviante ai fini della critica. Romanzo Criminale è un racconto figlio di un altro sistema, di un’altra stagione criminale che oggi non terrebbe il passo.
In secondo luogo, si tratta tutto sommato di storie differenti, con differenti luoghi ed interpreti.
La parola Suburra indica il cuore della Roma malfamata. Già presente nel mondo latino, la Subura è la zona tra l’attuale quartiere Monti ed i Fori Imperiali. Il rifugio dei malavitosi, dei ladri è stato proprio questo, tra bettole e bordelli.
Venendo al confronto tra i prodotti, sono profondamente innamorata di Romanzo Criminale e credo che sia una delle migliori serie tv italiane di sempre. Partendo da questo fatto, la prima stagione di Suburra l’ho trovata un pochino noiosa, avrei preferito vedere più Roma e sentire meno parlare dei “terreni di Ostia”. Devo ammettere, però, di essere stata piacevolmente sorpresa dalla seconda, molto più contemporanea e, soprattutto, piena di colpi di scena (ovviamente non farò spoiler).
I personaggi subiscono una notevole evoluzione. Aureliano, Spadino e Lele appaiono quasi come tre supereroi che lottano – giustamente – per il male. Un effetto collaterale che stimola gli spettatori letteralmente “a fare il tifo” davanti allo schermo. Ricordo un passaggio di Marco D’Amore in cui invitava gli spettatori di Gomorra a non affezionarsi ai personaggi della serie perché altamente negativi.
Alla fine, invece, si finisce per immedesimarsi – soprattutto grazie alla buona interpretazione degli attori – in storie che fondamentalmente ci distraggono dai problemi reali. E bisogna andare fieri del fatto che, finalmente, anche all’estero prodotti nostrani vengano apprezzati e ritenuti di ottima fattura.
Assunta Urbano