3 dischi, 3: l’hip hop e la trap di Achille Lauro, Ego e Viklaus

C’era una volta l’hip-hop, brodo primordiale che forse negli anni dieci del 2000 ha perso il punto focale che l’ha caratterizzato dalla nascita, trovando sviluppi artistici imprevedibili.

Imperante nelle classifiche mondiali, ed anche in quelle italiane, la trap è diventata una delle principali forme espressive, ed è curioso notare come nel Belpaese trapper ed esponenti dell’hip-hop abbiano progressivamente abbracciato la forma cantautorale, segnando una linea d’evoluzione dove la principale ispirazione arriva dal passato. Oggi proveremo a tracciare un filo comune fra tre release che a grandi linee possiamo considerare, almeno ideologicamente, provenienti dall’ambito hip-hop/trap, cercando di focalizzare lo stato dei lavori alla primavera 2019 del Paese Reale.

ACHILLE LAURO – 1969

Achille Lauro

Achille Lauro – ph Tiziana Teperino

Impossibile non partire dall’artista più chiacchierato e presente in classifica da inizio anno: dando seguito al fortunato “Pour L’Amour” (pubblicato nel 2018), Achille Lauro non nasconde i riferimenti principali del proprio immaginario artistico intitolando la nuova pubblicazione “1969“. Trainata dai singoli “Rolls Royce” e “C’est la vie”, il salto temporale di cinquant’anni dell’artista romano convince, forte di alcune fra le migliori produzioni discografiche e dal sodalizio con Boss Doms, che cresce canzone dopo canzone. La presenza di gente come Coez e Frenetik&Orang3 può solo impreziosire un lavoro spregiudicato, dove non ci si preclude alcun genere musicale (in linea massima di coerenza con gli esperimenti di matrice “Samba Trap”) alla volta di un concetto d’apertura universale.

EGO – SAETTE

Apertura genera apertura, recitava un vecchio adagio, ed il duo Ego sembra aver interiorizzato al meglio le influenze musicali nel progetto discografico “Saette“, pubblicato agli sgoccioli dell’inverno. La lezione di Ghemon e Willie Peyote è stata metabolizzata con successo, Diego e Filippo sviluppano parole e suono su due binari paralleli di eguale forza e solidità. Concetti trattati con sincera trasparenza, ed “Il Meglio di Te” a trainare i dieci episodi che compongono l’ascolto: c’è il campionamento di “Sweet Harmony” di The Beloved, pezzo antagonista negli anni ’90 caratterizzati da grunge ed eurodance.

VIKLAUS – LEGIT

Scavando ulteriormente nei meandri del flow c’è un prodotto Made in Campania che strizza l’occhio a quella sacra old school un po’ abbandonata alla penombra dalle recenti ondate. Il giovane rapper Viklaus ha pubblicato per Uroboro Music il suo disco d’esordio “Legit“, termine che mutua il significato dal mondo del wrestling e proprio in riferimento a tale ambiente sta ad indicare tutto ciò che è vero, trasparente e senza mistificazioni. Proprio come i testi mitragliati dalla voce di Vincenzo, che attinge dall’elettronica e dai suoni nuovi senza dimenticare mai il punto di partenza del suo percorso, che lo porta a raccontare della propria esistenza nelle prime quattro tracce del suo percorso artistico.

Tre modi di intendere la musica attuale, tre proposte d’ascolto che possono, ognuna a suo modo, incuriosire l’ascoltatore.

Giandomenico Piccolo

Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale. Unico denominatore? La musica.

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