Il primo Marzo è stato pubblicato l’album di debutto discografico dell’ex parlamentare Vladimir Luxuria, al secolo Wladimiro Guadagno. Vladyland, questo è il nome dell’LP. L’opera, composta da nove brani, spazia dal pop, lambendo la disco music anni settanta, ballads, funky (giusto per non farsi mancare nulla) fino ad arrivare alle sonorità tipiche di quei famigerati anni ottanta che fanno molto ‘odi et amo’. Il perno principale del disco è però l’interpretazione dogmatica della canzone italiana, ovvero, strutture semplici volte a magnificare il testo, senza tralasciare quel senso melodico tanto caro a noi abitanti dello stivale.

Valdimir Luxuria | Vladyland – copertina
Unitamente a quanto già detto poc’anzi, bisogna sottolineare tuttavia una sezione lirica quasi sussurrata che, al netto del gusto personale, non fa gridare certo al miracolo. Il filo di voce che unisce quasi tutte le canzoni può rivelarsi troppo fragile, in virtù di un’idea di insieme comunque variegata e, sicuramente, studiata. Personalmente di Vladyland mi ha colpito proprio questo aspetto eterogeneo e, se anche fin troppo semplicistico in alcuni passaggi, sicuramente non dozzinale. Almeno nell’impostazione e nei temi trattati.
Vladimir Luxuria, già scrittrice, opinionista televisiva ed ex parlamentare, aggiunge un nuovo tassello al suo personaggio artistico e lo fa puntando sull’ironia e sul racconto un po’ romanzato di alcune realtà che sembrano nascondersi da sé stesse. L’intelligenza per cogliere alcune sfumature culturali e sociali non le manca, ma in un disco, oltre alla sezione musicale comunque curata e ben eseguita, ci si aspetta un guizzo che possa trascendere le parole e amalgamarsi pienamente con le note.
Purtroppo non tutto Vladyland riesce a proporne di valevoli e l’effetto altalena spesso è sconfortante. Nonostante tutto ciò, tenendo a mente che si tratta di un debutto in piena regola, seppur Vladimir Luxuria sia comunque ben avviata al mondo dello spettacolo, l’album preceduto dal singolo Sono Un Uomo ritrova la sua ragion d’essere a cavallo tra le punzecchiature ironiche e il racconto della figura maschile, in equilibrio tra romanzo e realtà.
Si può sorvolare la forma musicale non proprio innovativa ma eterogenea e curata. D’altronde non credo che l’autrice volesse far sentire al mondo quanto fosse brava a cantare. Sono altre le peculiarità da ricercare in Vladyland e si posso trovare attraverso un ascolto non troppo impegnato e, in definitiva, divertente.
Mario Aiello