I GarageVentiNove si raccontano. Dietro le quinte de Il Male Banale

GarageVentinove sono tra le band italiane che, probabilmente, hanno osato di più nel panorama post-rock, indie, alternative e new wave italiano. Dopo la recensione de Il Male Banale di qualche settimana fa, ci siamo ritrovati  a parlare di alcune dinamiche a me oscure e meritevoli di un ulteriore approfondimento.  Pochi spunti per avere un quadro completo su questo interessantissimo lavoro.

Raccontateci a quali brani siete più affezionati e perché, individuando in ognuno di essi le seguenti motivazioni: divertimento dell’esecuzione; ricercatezza compositiva; sviluppo del testo; ed infine aspettative di presa sul pubblico.

Ok, allora dividiamoli per caratteristiche:

divertimento dell’esecuzione: Guarda un Po’ Più in Là, la storica Axiomatic & Heuristic (dal primo EP) e… udite udite, anteprima assoluta… la nuovissima Poster!

Per la ricercatezza compositiva votiamo le prime due del disco: Hannah A. e Labirinti Silenti

Per sviluppo del testo: Hannah A., sulla necessaria (e responsabile) libertà dell’intellettuale, Guarda un Po’ Più in Là sulla necessità della presa di coscienza in questa società di fake news, e (Precipizio in) Clessidra sul rapporto con l’altro da sé quand’anche in se stessi

Per le aspettative di presa sul pubblico, i due singoli sono Ocean e (Precipizio in) Clessidra, rispettivamente per il pubblico internazionale e per quello nostrano

Quanto, e in che maniera, l’ingresso nella band di Patty S ha influito sulla eventuale rivisitazione dei brani di più vecchia data?

Quasi nulla. In alcuni pezzi ha aggiunto controcanti femminili che hanno creato intrecci molto suggestivi, in altri si è limitata a riempire con tappeti di tastiera, ma per lo più non è intervenuta. In nostri pezzi vecchi sono rimasti sostanzialmente gli stessi (al netto della nostra capacità di suonarli).

Inoltre, in virtù di ciò, qual è stata la chiave che ha reso un background artistico dissimile così simbiotico? Soprattutto in visione delle composizioni nate dal contributo di tutti e cinque gli elementi.

Eh… simbiotico è una parola grossa (risata generale)! Vista la differenza di gusti e formazione, c’è voluta tanta pazienza da parte di tutti. Comunque siamo stati confortati dai risultati.

Possiamo dire che, tranne le ultime due Unwise Gods (l’unica canzone veramente vecchia del disco, in cui lei riproduce la partitura del nostro primo tastierista) e Kali Yuga (composta un attimo prima dell’ingresso di Patty ed inserita all’ultimo come live in studio), Patty ha partecipato attivamente a tutte le composizioni del disco, che è veramente il risultato di un lavoro di gruppo unitario.

I GarageVentiNove si formano nel 1991, ventotto anni fa più o meno. È valsa davvero la pena, per voi, attendere tanto per pubblicare quello che è formalmente il long playing di debutto? Al netto di ogni aspetto che non riguardi esclusivamente il percorso di crescita artistico.

Come risponderti? L’unica cosa che ci ha consentito di andare avanti è proprio quella al netto di ciò che neghi. ? Va beh, seriamente, ne è valsa la pena? Certo! Perché il nostro è un progetto artistico che abbiamo sempre considerato valido e originale. Forse dai riferimenti spesso espliciti, ma dalla formula unica, non il solito patchwork di scopiazzature che abbiamo visto infinite volte dalla fine dei Nirvana in poi. E ciò nonostante la sordità di un mondo discografico nazionale a dir poco inadatto alla sua mission culturale e preda di gusti schizofrenici, effimeri e in fondo irrazionali. Con le dovute (rare) eccezioni, fra cui sicuramente c’è Marcello Venditti della Overdub Recordings, nostro editore.

Purtroppo ci accusano di essere paranoici e ansiogeni, infatti un nostro verso recita «l’ansia arriva, eccomi» e l’esiguo numero di like della nostra pagina Facebook sembra dare ragione a quest’impressione. D’altro canto ne siamo felici, se non altro per una ragione di coerenza: se avessimo troppi like ciò segnerebbe un elemento positivo in aperto contrasto con la nostra proposta artistica ?

 

Mario Aiello

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