«Quando uscì Soul Sxpress abitavo ancora a Roma e andavo a comprare i dischi da Discoland o da GoodyMusic o da Bestrecords dove mi tenevano le novità. Enzo Avitabile lo avevo sentito e mi piaceva già perché ero attratto da tutto quello che non fosse la canzone d’autore laureata che non mi rappresentava perché io avevo soprattutto una gran voglia di ritmo e di groove in quegli anni. Nella musica napoletana degli anni ’80 ci sentivo una forza impressionante, la lingua stessa era potente e il fatto che non capissi tutte le parole mi agevolava nella comprensione della vitalità di quella musica.
Mi riferisco a Pino, naturalmente ma anche alla De Sio, o a Tullio de Piscopo e a Tony Esposito. Insomma a tutto un universo di musica che da dj potevo pure mettere nelle mie serate. Quando uscì Soul express me ne innamorai, e il fatto che il testo fosse in italiano e parlasse di quello di cui parla mi colpì e mi fece credere che si potesse parlare di certe cose in modo diretto. Il mondo stava cambiando come fa sempre e Roma tornava ad essere quello che era stata 2000 anni prima, una città di mille popoli. E Soul express sembrava raccontare la vita negli autobus che prendevo per andare in giro. Averla cantata con Enzo Avitabile sabato sera a Castel Volturno mi capite se vi dico che è stato molto bello per me. Bellissimo e vero. Come a volte è la vita»
«A Jova beach party le prove si fanno così, nella tenda indiana a 40 gradi, e si gode, soprattutto se arriva un maestro come Enzo Avitabile, un grande uomo di musica e di anima che ci insegna la devozione alla musica intesa come viaggio e incontro. Qui siamo a Castel Volturno mentre provavamo la tonalità di Yes I Know My Way con Riccardo Onori, Saturnino Christian Rigano, Franco Santarnecchi, Gianluca Petrella, Leo di Angilla , e poi si sarebbero uniti Clementino e Rocco Hunt per una jam da paura nel nome di Pino e della sua terra.»