Fulminacci è l’artista emergente italiano dell’anno ed è la più grande scoperta di Maciste Dischi. Lo dico senza se, senza ma, senza forse e soprattutto ancora in piena metà del 2019. Tra l’altro, non sono l’unica a sostenerlo.
Il Premio Tenco ha conferito al suo album d’esordio La Vita Veramente, pubblicato il 9 aprile, la Targa per la “migliore opera prima”. Negli scorsi anni tra i vincitori ci sono stati veri pezzi d’arte come La Fine Dei Vent’Anni di Motta nel 2016 e Canzoni Dell’Appartamento di Morgan nel 2003.
Inoltre, è stata sua la vittoria anche del Premio MEI come “miglior esordio indipendente dell’anno”.
Il suo album è stato definito “di rottura”. La sua prima esibizione live a Largo Venue a Roma, dopo una sola settimana dall’uscita del disco, è stata un rapido ed indolore sold out. Non credo ci sia altro da aggiungere a riguardo, i fatti parlano più delle parole stesse.
Chi è Fulminacci?
Romano, classe 1997, Fulminacci è uno che non vuole far parlare di sé, piuttosto vuole raccontare la sua quotidianità attraverso la musica. È questo il motivo per cui inizialmente il suo volto poteva essere riconoscibile, ma non ne veniva citato il nome anagrafico.
Ovviamente la sua identità è venuta allo scoperto ben presto. La cosa, però, non ci ha interessato, perché a far breccia nei nostri cuori sono state le sue canzoni.Quindi, pigiamo play e andiamo a scoprire insieme La Vita Veramente, l’album dell’artista emergente dell’anno.
La vita veramente – Fulminacci
Lato A
Davanti A Te è il primo pezzo de La Vita Veramente. Scelta azzeccata e precisa. Così Fulminacci si posiziona direttamente “davanti a noi” per presentarci il suo pianeta, permettendoci di entrare. Eppure:
“Davanti A Te / Non è soltanto una posizione / è una tettoia nell’acquazzone”
Ed è proprio in questo modo che il giovanissimo musicista si pone nei nostri confronti: come una tettoia nell’acquazzone ed allo stesso tempo come un fulmine a ciel sereno. Ha le idee ben chiare e stampate in testa e si impone in questo panorama musicale nuovo, che di veritiero e sincero non ha numerosi nomi da proporre.
Una parola emerge tra tutte ed è “esigenza”. C’è esigenza di scrivere, di cantare, di suonare, ma in modo semplice, come non c’era da anni. Questa esigenza si presenta allo stesso tempo anche come una ricerca di trasparenza nel mondo circostante.
L’ascolto è piacevole già in partenza. Si prosegue con la traccia che dà il titolo all’album, La Vita Veramente. Qui Fulminacci ci mostra la sua visione di quella che è la vita, veramente.
“Sti cazzi poi dei soldi, a quelli ci pensiamo quando siamo grandi”
Con questa frase comprendiamo che quel saggio non è propriamente un giovane vecchio, ma tutt’altro. L’innocenza, racchiusa nel connubio tra chitarra e voce, facilita ancor di più l’empatia tra ascoltatore e musicista. Il ritornello ci conquista immediatamente.
“Sono molto, molto sorpreso dagli anni che mi dai / davvero non lo sai / ma quando piangerò lo capirai”
Tommaso è forse la canzone più pop del disco. Una di quelle hit che non è una hit – anche se la presenza di synth inganna – ma che ti piacerebbe cantare in compagnia.
Arriviamo al pezzo forte de La Vita Veramente. Ovviamente sto parlando di Borghese in Borghese, il primo singolo pubblicato. Ecco, a partire da questo pezzo il cantautore si è presentato esattamente per ciò che è. Fulminacci qui canta la sua opinione così che si diffonda. È cinico, irriverente, sarcastico e si percepisce al massimo la sua anima romana. Più che una lamentela, appare come critica al mondo circostante, in un immancabile ed impeccabile modo personale.

Lato B
Se ci trovassimo davanti ad un LP, adesso sarebbe il momento di girare il disco per passare al lato B.
Dal brano Resistenza è stato tratto un video il 26 giugno, che dimostra ancora una volta quanto tutto il progetto risulti coerente e intrinseco di quotidianità. Il filo conduttore dell’esigenza che si assaporava in Davanti A Te, si respira nuovamente in Resistenza.
“Sono vittima di una paura, di una resistenza alle cose che vivo”
Probabilmente è solo un mio parere, eppure a me sembra che Fulminacci abbia preso la penna e la chitarra in mano proprio per combattere la paura della contemporaneità. Magari anche inconsciamente.
In questo lavoro non potevano mancare le ballad. Ne I Nostri Corpi la prepotenza della chitarra dei pezzi precedenti sembra quasi sparire.
Si arriva Al Giusto Momento. Mentre nel lato A si mostrava più schizofrenico e incazzato, nel lato B è proprio da vero romanticone. Effettivamente Fulminacci è apparso nel panorama musicale proprio al giusto momento.
“Un poco pigro e ultimamente stanco / io sono l’ultima cosa che vuoi come compagno di banco”
La Soglia Dell’Attenzione prosegue il filone romantichello e il racconto della vita quotidiana, di facile condivisione.
La Vita Veramente si conclude ufficialmente con la traccia numero nove: Una Sera. Dopo l’uscita 33 citata in Borghese in Borghese, in Una Sera diventa protagonista l’Aurelia, che è troppo fredda quando è sera.
A tutti gli immaginari visivi e ai riferimenti concreti presenti all’interno di questi nove brani, dalla spensieratezza al cinismo, viene messo un punto di chiusura che genera numerosissime riflessioni:
“Tra un po’ non avrai più vent’anni / e la vita diventa un mestiere”.
Quindi, Fulminacci, che cos’è la vita veramente?
Che cosa sia la vita, veramente credo l’abbia già espresso egregiamente Fulminacci con i suoi testi. Io piuttosto mi limiterò a darvi un giudizio personale di un disco che merita solo applausi. Perché lo elogio così tanto?
In primis, si tratta di un lavoro coeso, che sembra conservare ancora l’antica concezione del disco fisico, diviso per stile e tema in lato A e in lato B. Non eliminerei nessuno dei nove pezzi, ognuno ha un suo scopo e solo insieme si dà una visione completa dell’opera stessa.
In questi mesi in cui il musicista ha raggiunto un successo smisurato, ma tutt’altro che inaspettato ed immeritato, sono molti i nomi a cui è stato accostato il suo. L’unico che ho considerato più reale è stato quello di Daniele Silvestri. Sì, potremmo dire che Silvestri, insieme al cantautorato della scena romana fine anni novanta/inizio duemila, rappresenta un evidente riferimento. Ecco, un riferimento, magari anche involontario, ma non un remake o una copia di qualcun altro.
Più che un ritorno al passato, questo disco rappresenta un ritorno alle radici, che abbiamo perso inseguendo inutili fronzoli. Lo stesso ritorno alle radici lo incarna il creatore del disco stesso.
Fulminacci arriva in questo 2019 con una sincerità ed una semplicità che non si avvicinavano alle nostre orecchie da tanto. Il tutto, unito al fatto che si tratta di un giovane ragazzo di soli ventidue anni, è spiazzante. Mentre i suoi coetanei inseguono falsi miti, il cantautore romano, lontano dal mondo della musica circostante, percorre una strada nuova senza pensare a soldi e successo.
Ci meritavamo qualcuno di sincero in questo mondo falso ed ipocrita. Quindi, grazie Maciste Dischi per averci regalato l’artista emergente italiano dell’anno, grazie per averci proposto qualcuno in grado di raccontarci la vita, veramente.
Assunta Urbano