Chi o cosa sono i Subsonica?
Quelli dei singoloni pop e delle canzoni d’amore da Sanremo a Mtv, quelli acidi degli esordi jungle/ragga e cyberpunk, quelli dell’alternative rock elettronico dei primi 2000 o quelli del dance rock in cassa dritta di qualche anno dopo, quelli delle frasi da scrivere sul diario nei momenti bui dell’adolescenza, quelli che sono stati la voce della Torino alternativa fatta di musica e centri sociali.
I Subsonica sono tutto questo e almeno un altro paio di cose, riuscendo fin dall’inizio a tenere tante anime diverse dentro uno stesso corpo, accentuando questo o quell’elemento nei loro ventitre (23) anni di carriera a seconda dei tempi, dell’evoluzione dei gusti loro e del pubblico.
Probabilmente, i Subs rappresentano qualcosa di diverso nel cuore di ognuno dei loro fan, che preferirà questo o quel sound, i testi più così o quelli meno così, fra nostalgici di Microchip Emozionale, fan più giovani dell’ultima ora, clubbettoni, rockettari, raver.
Dal vivo però, questi 5 signori Torinesi che ormai hanno tutti passato da un po’ gli ‘anta, sono tutte queste cose, insieme, condensate in uno show di due ore.
E sono una delle migliori live band italiane, dove “una delle migliori” è lasciato lì perché, in fondo, sono gusti. Ma non bisogna essere fan dei Subsonica come chi scrive per convenire che quello di giovedì all’Arena Flegrea, terzo appuntamento con il Noisy Naples Fest 2019, è stato uno show da incorniciare.
Due ore piene, eccetto un break di qualche minuto in mezzo, forse più opportuno e sincero della canonica “finta” prima del bis. Due ore in cui i classici della band e qualche chicca si alternano alle tracce degli ultimi album e soprattutto a quelle di ‘8’, l’ottava (ovviamente) fatica dei Subsonica, data alle stampe l’autunno scorso. Un album che ha segnato, almeno per i fan del sound più classico, un gradito passo avanti (o indietro) rispetto all’ammorbidimento segnalato dalla penultima uscita, “Una nave in una foresta”.
Subsonica Live at Noisy Naples
Si parte proprio con il singolo di lancio di ‘8’, ‘Bottiglie rotte’; non un pezzo sconvolgente per chi conosce il gruppo, ma la veste live gli dona smalto e quindi via così, un’apertura energica per preparare la strada alla terna da infarto che segue: ‘Discolabirinto’, con quella spirale di synth che ti avvolge e ti trascina nella danza fino all’aggressivo attacco di ‘Up Patriots to Arms’, cover in chiave electro-rock del capolavoro avant-pop di Battato, piano scivolosissimo che i Subsonica attraversano stilosamente da anni, con questo che è ormai un classico delle loro setlist. Nemmeno il tempo di prendere un respiro che arriva ‘Nuova ossessione’.
Il successivo terzetto comprende pezzi tratti dal nuovo album: ‘Jolly Roger’ e ‘Fenice’ sono canzoni ritmate ma leggere, che si ascoltano con piacere mentre si ha l’occasione di dare uno sguardo alla scenografia e alle luci, più essenziali rispetto allo standard dei tour invernali, ma come al solito ben studiate e di grande effetto. ‘Punto critico’, altro singolo di ‘8’, è invece una scarica di ritmo ed energia in puro stile Subsonica, con l’alternanza fra cassa dritta e ritornello in levare, mentre Samuel lancia suggestioni sul punto critico che sembriamo attraversare come civiltà, fra sogni/incubi di automazione e (dis)occupazione, le paure legate al clima, quella voglia, molto molto sopita, di rivoluzione.
Forse è un’impressione personale ma mi pare che, per orientarsi nel difficile compito di estrarre due ore di musica da 8 album, i torinesi si siano, consciamente o meno, affidati ad una struttura a gruppi di tre canzoni, o a coppie, accomunate dallo stile, dai temi, dall’album o dall’arco temporale di provenienza, spesso eseguite in forma di semi-medley o comunque senza soluzione di continuità.
Ecco, vedendola così, la terna successiva a quella dedicata ad ‘8’ parte col classico ‘Liberi tutti’ e prosegue con due canzoni molto più recenti che bruciano della stessa voglia di rivalsa, liberazione e rinascita, ‘Il diluvio’ e ‘Lazzaro’. Si tratta di due pezzi in effetti molto simili, tratti da due album successivi (‘Eden’ e ‘Una nava in una foresta’, da cui ‘Lazzaro’ sarà proprio l’unico pezzo estratto), che però live formano una bella accoppiata nello stile pop/drum n’bass che caratterizzava il gruppo a cavallo fra il decennio scorso e questo, e che in qualche modo è una versione ‘anni ‘00’ del sound di canzoni come ‘Liberi tutti’.
Tempo solo per ‘L’incredibile performance di un uomo morto’, forse l’unico momento più sottotono del live; il brano, un altro estratto da ‘8’ è d’atmosfera e merita, ma il down di adrenalina dopo le danze precedenti si fa sentire. Segue piccolo break, gradito e necessario per far fermare un attimo non solo alla band, ma anche a un pubblico che in buona parte è cresciuto con i Subsonica; un modo carino per dire che parecchi dei presenti non han più 18 anni, ma spesso neanche più 30, e per ballare e cantare a memoria tutte le canzoni amate, in dieci o magari vent’anni di passione, ci vuole una certa quantità di fiato che ogni tanto va anche ripreso.
Il ricordo di Carlo
Poi però, quando ricomincia il set, il fiato manca di nuovo: proprio il giorno dopo il concerto di Napoli cade l’anniversario dell’inizio del G8 del 2001 a Genova, e proprio nel giorno e nell’ora in cui mi trovo per puro caso a scrivere queste parole, 18 anni fa Carlo Giuliani perdeva la vita per mano di un carabiniere. Sono passati quasi vent’anni da quelle “prove generali di autoritarismo”, come le chiama Max Casacci introducendo ‘Sole silenzioso’ e spiegando perché, ora che quelle premesse sembrano trovare sempre più realizzazione nel ritorno all’autoritarismo che segna il panorama politico globale, hanno deciso di rimettere in pista questa grave e solenne dedica a chi ha trovato il coraggio di disubbidire e a chi lo troverà ora che sembra sempre più necessario, con la speranza o almeno con il coraggio di cantare che ‘il futuro è con chi / sempre disubbidirà”.
Un pezzo non troppo conosciuto, che crea un’atmosfera carica di significato e apre ad una seconda parte del concerto, se possibile, ancora più densa della prima.
Si prosegue a tono con gli scenari apocalittici e la tensione cupa di ‘La glaciazione’, un altro pezzo un po’ sottovalutato ma estremamente potente, con un bridge al cardiopalma e un finale esplosivo che viene decurtato per scivolare direttamente nell’inno successivo: ‘Nuvole rapide’, un esempio luminoso della capacità dei Subsonici di creare canzoni dalla carica emozionale fortissima sulla cassa dritta e gli archi di un pezzo trance da ballare a mani in aria e cuore in mano.
Ormai rimangono solo classici da snocciolare l’uno dopo l’altro, e il prossimo è la favola cyberpunk di una ragazza diversa, che vive di notte, di musica e speranze in una rinascita post-umana che la renda, anche nel corpo, “qualcosa fuori dal normale”. ‘Aurora sogna’ è uno dei pezzi più rappresentativi dei Subsonica, e finale jungle è forse la quintessenza del gruppo: la chitarra in tremolo di Casacci, gli ‘sdeng’ in levare della tastiera di Boosta, la batteria che insegue le suggestioni artificiali dei sample accelerati della drum n’bass, la voce in un salmodiare di suggestioni tecno-futuristiche cyberpunk che però non mettono da parte i sentimenti.
I toni si allegeriscono con ‘Colpo di Pistola’, un altro estratto da quel ‘Microchip emozionale’ che è quasi sempre protagonista delle scalette subsoniche, ma mai giustificatamente come a questo giro, nel ventennale dell’uscita di un album che è invecchiato davvero bene. Con ‘Depre’ si salta senza sosta recitando nomi di ansiolitici e antidepressivi, esorcizzando una presenza che molti avvertono come sempre più pressante nelle vite delle persone all’alba di questo secolo, mentre con ‘Incantevole’ ci si rilassa per un momento di romanticismo che chi guardava MTV una quindicina d’anni fa non potrà che ricordare con tenerezza. Si ritorna su quel capolavoro di ‘Microchip..’ con ‘Il cielo su Torino’, un flusso di coscienza joyciano in dub che i subsonici dedicano alla loro città, mentre l’ultima terna del concerto è fatta per sfinire chi ancora è in piedi;
‘L’odore’ e ‘Abitudine’ incarnano l’anima più rock della band, quella dell’album ‘Terrestre’, e sono l’inizio di un unico urlo liberatorio di qualche minuto di durata. Il finale di quell’urlo è ‘Benzina Ogoshi’ da ‘Eden’, un dito medio piantato in faccia a chi riempie di ansia e insicurezza le nostre vite rinfacciandoci fallimenti, mancanze, divergenze dalla linea, errori.
Il gran finale
A partner, amici, genitori, professori, o ai fan che ai Subsonica hanno sempre rinfacciato di non essere riusciti a bissare ‘Microchip emozionale’ che quest’anno compie due decenni. A quelli che, come ci dice Boosta prendendosi una licenza poetica dal testo originale, sono quindi “Bucchì” (sic). Riposto il tamarrissimo keytar che lo libera dalla celebre postazione con tastiera a molla + synth verticale (da cui comunque si allontana spesso grazie alle magie dei sequencer), rimane tempo per due brani finali: una è naturalmente ‘Tutti i miei sbagli’, una delle pochissime canzoni uscite dai vari tentativi degli ‘alternativi’ a Sanremo ad essere sia uno dei pezzi più rappresentativi della discografia degli autori, che una splendida gemma pop adatta alla kermesse sanremese, nel cui classico stile viene presentata da Samuel ad un pubblico che è pronto a cantarla dalla prima all’ultima nota.
Si conclude, come da tradizione, col funk spensierato di ‘Strade’ che lascia posto ad un finale drammatico, con un crescendo vocale che si deve avere un bel coraggio a mettere in scaletta dopo due ore di musica in cui nessuno si è risparmiato dal punto di vista esecutivo né da quello della tenuta di palco: Samuel è sempre un interprete carismatico e affascinante, pur nella sua semplicità, nonché un discreto ballerino, Casacci è la vera anima musicale ma pare quasi non suonare mentre saltella per il palco, Boosta dà spettacolo mentre gioca con la sua attrezzatura e la premiata ditta Vicio&Ninja, nonostante il fare quasi impiegatizio di quest’ultimo, è il motore ritmico che trascina tutta la band.
Subsonica, una live band eccezionale
Applausi, saluti, e la consapevolezza che questa tranche estiva del tour dei Subsonica ci dimostra ancora una volta che sono una live band eccezionale, con un invidiabile patrimonio di canzoni amatissime e un esercito di fan che è pronto a cantare e ballare senza risparmiarsi, anche se magari dalla sua prima ‘Aurora Sogna’ sono passati dieci o vent’anni; la sua tappa napoletana, invece, ci conferma che l’Arena Flegrea è la regina marmorea dei concerti estivi napoletani, unendo un’ottima acustica ad un’architettura elegante ed originale. Certo, durante un concerto così può mancare la libertà di movimento, ma una volta in piedi le sedute dell’Arena riservano abbastanza spazio personale per ballare e saltare, nonché una visuale invidiabile (soprattutto per chi è abituato a guardare i concerti a metà per ragioni di altezza).
Il Noisy Festival, dal canto suo, nonostante qualche incertezza iniziale sta dimostrando di essere non solo il catalizzatore dei migliori tour nazionali, senza peraltro andare troppo dietro alle mode del momento, ma anche l’occasione per portare a Napoli ospiti internazionali di un certo calibro, come il Kamasi Washington che ha calcato il palco dell’Arena proprio la sera prima dei Subsonica.
Subsonica | Noisy Naples – La scaletta:
Bottiglie rotte | Discolabirinto | Up Patriots to Arms | Nuova ossessione | Jolly Roger |Fenice | Punto critico | Liberi tutti | Il diluvio | Lazzaro | L’incredibile performance di un uomo morto | Sole silenzioso | La glaciazione |Nuvole rapide | Aurora sogna | Colpo di pistola | Depre | Incantevole | Il cielo su Torino | L’odore | Abitudine | Benzina Ogoshi | Tutti i miei sbagli | Strade
Sergio Sciambra