Tredici Pietro, rapper poco più che ventenne di San Lazzaro di Savena (BO), lo scorso 7 Giugno ha messo in bacheca il suo primo LP. L’album si intitola Assurdo e giunge a circa un anno di distanza dal primo singolo Pizza e Fichi. L’opera gode anche della mano artistica di Mr. Monkey, giovane producer dalle indubbie qualità. Un tizio semi sconosciuto che dal suo garage, travestito da regia/sala di incisione, è riuscito ad elaborare basi e arrangiamenti di tutto rispetto per un progetto che sembra essere il risultato dell’esatto complemento tra lui e Tredici Pietro. Non approfondiamo i dettagli più o meno tecnici, prendiamoli per buoni ça va sans dire.

Tornando al disco, dunque, sette tracce con una media di tre minuti ciascuna non fanno un vero e proprio Long Playing, ma ce le facciamo andare bene, altrimenti comincerebbe una tiritera infinita sulla distinzione tra disco fatto e finito ed EP.
Ecco, dato che dalla selezione sono stati serenamente esclusi i ben quattro singoli proposti in questi mesi, magari avrebbero potuto includerli e tagliare la testa al toro. Ad ogni modo il risultato finale non sarebbe cambiato poi tanto.
Il background di Tredici Pietro, giusto un paio di appunti.
Uno…
“Un conto è chi sia Tredici Pietro, un conto è dove sia Tredici Pietro”, lievemente parafrasato, avrebbe detto così il tassista Aldo, interprete di una celebre commedia del 2004. Su chi sia mi sento di andare nella direzione giusta dicendo unicamente che è un giovane del bolognese con la musica nel sangue. Sospinto da un manipolo di amici – pare siano appunto dodici, più lui tredici (tipo come il Messia ed i suoi apostoli) – decide di dedicarsi all’arte lasciandosi beatamente alle spalle i colossi sonori con i quali ha dovuto, probabilmente, confrontarsi per tutta la vita. Il resto non serve.
Due…
Lo stile del rapper è parecchio ego riferito, ma per noi vecchi è un vezzo di genere. La vena compositiva, mitigando melodia e scomposizione in sillabe, gli è complice. Si potrebbe riassumere così: l’analisi grammaticale propedeutica a quella logica, dove non mancano passaggi di analisi del testo veri e propri, con tanto di prontuario della figura retorica alla mano. Tutto ciò è fin troppo ridondante? Dipende dal punto di vista.
Assurdo: l’antefatto che precede l’album.
Si parte dal singolo Pizza e Fichi, tutto “io, me, me stesso” e la spocchia forse un pizzichino puerile degli esordi. Si passa per l’ottimo Piccolo Pietro e il meno fortunato ma altrettanto buono Rick e Morty. Si arriva infine a Passaporto, che rappresenta il primo traguardo di maturità raggiunta, grazie alla visione intimistica e meno vincolata alla ricerca della rima perfetta sempre e comunque. Tredici Pietro riesce a servire l’antipasto perfetto per il successivo (ed intero) Assurdo. In tutti i sensi.
Certo, alcune formule lessicali restano fin troppo ripetute e riproposte anche in brani diversi. Senza dimenticare lo scimmiottamento di alcune immagini trite e ritrite del panorama. Anche questo, per i vecchi, è ascrivibile al vezzo di genere.
Genere. Ma che genere?
Non Rap puro e crudo, non Trap contemporaneo. Evitando di entrare a capofitto nei micro ictus derivanti dal discernimento forzoso di sottogeneri e sotto-sottogeneri, basti pensare a quanto segue: se ascolti alcuni passaggi, sia di testo che armonici o melodici, sei sul primo capostipite; se ti concentri sul charleston ed i suoi pattern iper campionati, assieme al flow meno serrato, sei sul secondo.
Sul fenomeno Rap non ho enorme esperienza, ma se ci sono dei momenti colti e ci si svincola dalle credenze che certa musica debba essere influenzata solo ed esclusivamente da certa altra musica, allora Tredici Pietro ha messo in piedi un buono spettacolo. Tanto ‘indietro’ da non soffrire influenze che camminano su binari prestabiliti e lontani, al punto di ritrovarsi ‘avanti’, facendo musica che non è idiosincratica all’uomo comune. Quello che ne viene fuori si può comunque chiamare Rap? Gli integralisti storceranno il naso fino a rompersi il setto nasale da soli, tuttavia la componente melodica aiuta le orecchie meno avvezze, lo sanno anche i sassi, e non è sempre un male. Quindi, si! Vedasi i featuring di milioni di rapper di tutto il mondo. Come dicevo prima, dipende dal punto di vista.
Tredici Pietro – Assurdo. Panoramica sulle tracce.
Apre la title track, Assurdo. Molte frequenze basse che col finale ‘alternative’ formano un binomio quasi psicotico. Storie di sputtanamenti verso terzi che non trovano rifermenti, a meno che non si conoscano determinate storie. Io le ignoro e vado avanti felice. *Nota a margine: sample di grida di scimpanzé al principio.
Biassanot. Dall’aramaico antico “colui che mastica la notte”, ovvero uno che dorme poco e cazzeggia parecchio in giro quando il sole fa la nanna, almeno lui. Il pezzo ha una (s)fumatura più ‘street’, consonanti morbide alla Dark Polo Gang (si, lo so, ci sarebbero miriadi di esempi calzanti ma m’è venuto questo). Storie di droghe, fatti e misfatti. Su “Quindi canta il coro”, belli i contrappunti delle seconde voci. Non me lo aspettavo da un giovane al primo lavoro discografico. **Nota a margine: sample di grida di scimpanzé al principio.
Tu Non Sei Con Noi, Bro sarebbe anche il singolo di lancio per Assurdo. Brano da club, ma un po’ morbido, quasi da primi anni ‘80 e tempi dilatati quel tanto che basta per sferzare il trend imposto dalle prime due tracce aprendo il filone delle storie di party e ‘mandamenti a fancuore’ (questa me la potevo risparmiare) di persone. ***Nota a margine: sample di grida di scimpanzé al principio.
Leggenda. Chiudo gli occhi e mi pare di lambire il Gange, con l’impostazione moderna dell’apparato musicale, s’intende. Tredici Pietro parla di lui anche in terza persona. Peccati veniali, son ragazzi. ****Nota a margine: sample di grida di scimpanzé al principio.
Mentre suona Farabutto feat. Madame, sono sicuro di sentire il suono di un hang drum, ovvero quella specie di grande padella con punzonature sparse. Scherzi a parte, uno strumento magnifico, tra il ritmico e il melodico. Sperando sia vero e non campionato o addirittura finto, anche se ho i miei piccoli dubbi a riguardo. Che altro dire, il featuring della giovane Madame fa il suo, arricchendo la proposta con le parole biascicate, un po’ smorzate, tipiche dell’artista vicentina. Riesce a tirarci dentro addirittura termini del suo originale repertorio, uno su tutti “schiccherie”. *****Nota a margine: sample di grida di scimpanzé al principio.
Non Mi fotti è probabilmente il momento rap vero e proprio dell’intero Assurdo, sia per tematiche che per incidenza sull’opera (magari assieme al brano successivo). Stonano forse alcuni passaggi melodici delle basi presi direttamente da Pizza e Fichi e non viene nascosto. Non è una sorta di reprise né un auto celebrazione. Ne prendo atto. L’autotune è sempre sulle controvoci, mai su quella di Tredici Pietro, mi piaceva sottolinearlo. ******Nota a margine: sample di grida di scimpanzé al principio.
Chiude la breve ma intensa avventura il brano Tredici, summa maxima del rap compositivo. Cioè quel pezzo dove si parla al proprio passato immaginando il futuro, restando incatenati alle lotte del presente. Sulla prima parte del discorso le critiche (costruttive) si sprecherebbero. Bello sottolineare, senza eccedere in megalomanie usa e getta, da dove e da cosa nasce Tredici Pietro, soprattutto ha sempre la sua valenza ideale omaggiare chi lo ha accompagnato prima e continua oggi a condividere con lui il percorso, persone luoghi ed emblemi: gli amici, San Lazzaro, Piazza della Resistenza e tutto il resto. *******Nota a margine: sample di grida di scimpanzé al principio.
Piccolo Pietro, non un piccolo Pietro.
Tredici Pietro riassume da solo, in una breve frase, il lavoro confluito nel disco di esordio Assurdo: “sono Piccolo Pietro, non un piccolo Pietro”. Sfrutta la consapevolezza per porsi dalla parte di chi deve ancora conoscere ma ha l’intelligenza e le capacità per manifestare le sue qualità. A guardarlo non percepisci la verve del rapper maledetto con centinaia di problemi, ma la musica, fino a prova contraria, si apprezza fino in fondo usando un altro senso, l’udito. Lì ben più di qualcosa gioca a suo favore. Il tempo e i numeri per dimostrare di possedere il quid in più ci sono. Non resta che attendere e, nel frattempo, lasciarsi prendere da flow ‘accessibile’ di Assurdo. M’è piaciuto e non me ne sono accorto.
Nota a margine: avete sfasciato gli zebedei con ‘sti xxxxx di sample di scimpanzé.
Mario Aiello