Vanessa Jay Mulder | Essensuality: giochi di suoni e parole

Essensuality è il titolo del secondo lavoro discografico (EP) della talentuosa Vanessa Jay Mulder, pubblicato oggi, 12 Luglio, e segue a distanza di due anni l’esordio con The Butterfly Experience.

Vanessa Jay Mulder

Vanessa Jay Mulder – Essensuality (copertina)

Come si presenta l’EP Essensuality?

Prima dei contenuti è bene fare una breve panoramica sulla forma. A coloro che non hanno familiarità col nome Vanessa Jay Mulder, posso anticipare che si tratta di una meticolosa mescolanza di più generi. Uno su tutti il soul, declinato in più varianti e, soprattutto, contaminato da elementi hip hop, acid jazz ed r ‘n’ b. L’anima, appunto, che lega tutto questo è sicuramente di ispirazione black e non poteva essere altrimenti.

Cosa propongono i sette brani della selezione?

La personalità avvolgente e propositiva di Vanessa sta (quasi) tutta nelle note e nelle parole che formano il disco. Oddio, basterebbe vederla per rendersi anche vagamente conto di cosa aspettarsi. L’immagine e l’indole dell’artista sono di un’eloquenza più unica che rara e questa caratteristica si manifesta palesemente nella musica che compone ed interpreta. La ormai ventennale esperienza, in parte anche al fianco di grossi nomi della musica italiana e non, le ha dato consapevolezza dei propri mezzi senza costringere in alcun modo il suo caratteristico tono espressivo.

Detto questo, Vanessa Jay Mulder si mette metaforicamente a nudo toccando i temi più disparati. Dalla spiritualità all’amore, dall’importanza del sapersi accettare alla comunicazione con sé stessi.

Essensuality: le tracce.

Un po’ canonica la scelta di aprire le danze proprio con la title track. Essensuality è anche il singolo estratto a scopo promozionale ed anticipa l’EP giusto di qualche settimana. La canzone si presenta con un accenno quasi impercettibile di funk sulle chitarre, il modo migliore per rendere il ritmo ‘aereo’ e sincopato. Arrangiamenti, come di consueto, raffinati e con soluzioni melodiche ricercate ma comprensibili ad una platea infinita. Video a corredo eloquente e grazioso che riesce in pochi minuti ad esprimere un concetto profondo travestendolo con frivolezze auliche. Prendete ‘essenza’ e ‘ sensualità’, ora uniteli con garbo ed intelligenza, ecco il risultato.

Con Stranger si passa al tema della discriminazione. Forse è mancato il guizzo per un’interpretazione più profonda ma, nel contesto, non guasta. La forma ha uno stile newyorchese con accenti sulle ottave e quella libertà creativa generatrice di flussi modulati tra contrappunti vocali e musicali. Il tutto senza perdere mai di vista l’obiettivo di una composizione fruibile e non troppo impegnata.

Vanessa Jay Mulder cambia marcia nel brano Vany. Qui attinge a piene mani nel hip hop moderno, quello di ampi orizzonti e vedute, ed r ‘n’ b classico. Vany è l’armatura che vestiamo quando non ci sentiamo del tutto a nostro agio. La corazza che ci rende forti e spavaldi proteggendo l’io più fragile. Alla fine, però, è tutto parte di noi. Quantizzazione ritmica per intenditori e/o scompositori metrici più che abili.

Sick Love si descrive con due parole, quelle del titolo. All’atto pratico altro non è che un monologo per esorcizzare un elemento logorante dal quale si fa fatica a distaccarsi. Occhio alle sfumature comunque positive e alle sensazioni da esse derivanti. Non tutto il male viene per nuocere e dalle note traspare forza e consapevolezza, ovvero la base solida da cui ripartire.

Al numero cinque arriva il complemento necessario ed opposto in quanto descritto in Vany. È il momento di Shade e le sue maschere convenzionali. La ricerca immonda di una rappresentazione di sé sempre più finta e caricaturale, derivata principale del meccanismo social media, un non-luogo dove ognuno prova ad esporre il meglio di ciò che spesso non è. Un’ombra artificiale per celare debolezze ed incertezze, alla ricerca del feticcio social per eccellenza: il manifesto di una forzatura. In musica l’approccio è diverso. Le due note, due, intonate da Vanessa Jay Mulder nel controcanto del ritornello, sono l’emblema del refrain costruito per restare nel cervello di chi ascolta. Due note, davvero, due. Questa è arte, nella sua accezione più semplice e devastante (per chi ne ha a male).

Il momento spirituale, giusto per usare proprio un termine già cavalcato dalla stessa autrice, è affidato ad Angel. Canzone quasi rétro per la resa di alcuni suoni. Preludio in antitesi quasi perfetta del brano che segue e chiude l’esperienza.

Dal trascendente all’immanente: Delicious. Cosa è più immanente delle proprietà intriganti e forse maliziosamente futili ascrivibili all’amore? Una domanda, ben poche risposte. Anche la linea di canto fa il suo con un rigo sussurrato ed ammiccante.

Il piacere di assistere ad un’opera libera.

Vanessa Jay Mulder riesce in sette canzoni a raccontarsi in modo naturale, piacevole e senza troppi vincoli. Essensuality ha sicuramente il pregio di essere immediato, nonostante gli arrangiamenti tutt’altro che semplici, e godibile appieno sin dal primissimo ascolto. La personalità dell’artista coinvolgerebbe chiunque e di questo, chi sa apprezzare, ringrazierà sempre.

Mario Aiello

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