Woodstock: cinquanta anni di pace, amore e musica

Lo storico concerto di Woodstock si svolse nei pressi di Bethel, località dello stato di New York, esattamente tra il 15 ed il 17 agosto del 1969. Un evento senza precedenti, ideato e organizzato principalmente dal promoter Michael Lang, che vide tra i protagonisti il pubblico, costituito principalmente da giovani ragazzi appartenenti al movimento hippie. Circa 500.000 persone (rispetto alle 50.000 previste) riunitesi per opporsi ad un sistema ritenuto troppo consumista ed alquanto conformista.

Tre giorni di pace, amore e musica ineguagliabili che hanno cambiato la concezione della musica stessa nel mondo occidentale. 

COME SI ARRIVA A WOODSTOCK? 

Gli anni Sessanta furono un decennio colorato e allo stesso tempo un periodo di sentite rivolte politiche e studentesche. Per la prima volta, i giovani si oppongono al potere militare americano che stava distruggendo il Vietnam.

Se si è arrivati ad una manifestazione come Woodstock un grande merito va sicuramente attribuito al movimento noto come la Beat Generation. Ovvero il gruppo di giovani scrittori e poeti che si costituisce con l’intento di ribellarsi a tutte le forme sociali e culturali esistenti. Il solo gesto di scrivere rappresenta per loro un metodo di evasione al cui centro si pone l’interazione tra realtà e fantasia.

Beat, linguisticamente parlando, non ha un significato ben preciso. Il termine è vicino al concetto di beatitudine ed allo stesso tempo di battito e ritmo.

Prima del celebre evento nei pressi di Bethel, nel giugno del 1967 fu celebrata a San Francisco la Summer Of Love. In questa circostanza nacquero gli hippie, i “figli dei fiori”. Contemporaneamente, si diffuse un alto senso di ottimismo, un sogno di poter migliorare la società ed una enorme necessità di essere costantemente felici.

Dal 16 al 18 giugno 1967 si svolse il Monterey Pop Festival davanti a 200.000 presenti. Fu l’apice del movimento hippie stesso. Nacque il culto della musica dal vivo, seppure l’evento non sia stato solo musica. Tra i più celebri artisti presenti si ricordano gli Animals, Simon & Garfunkel, Jefferson Airplane e per la prima volta live negli States gli Who, direttamente dalla Gran Bretagna,e Jimi Hendrix.

Nonostante ciò è il festival di Woodstock a rappresentare, ancor più del Monterey Pop, la più nitida  e concreta espressione del pensiero diffuso dagli scrittori e poeti beat.

WOODSTOCK:  three days of peace and rock music

 

Una folla inimmaginabile e impossibile da quantificare giunse al festival di Woodstock. I dati ci dicono circa 500.000 spettatori ma il numero effettivo potrebbe essere più alto. In quei tre giorni si verificarono numerosi disagi per quanto riguarda cibo, igiene e spostamenti, sia per i partecipanti che per gli abitanti della zona.

Sul palco si alternarono circa trentadue artisti di fama internazionale ed alcune di queste esibizioni divennero così celebri da entrare nella storia.

Woodstock

Un esempio può essere rappresentato dall’apertura del 15 agosto di Richie Havens. Memorabile fu soprattutto il pezzo Freedom, costruito semplicemente sulla ripetizione della parola stessa su una base musicale. Un brano nato in quel frangente per accontentare gli spettatori del festival che non volevano lasciarlo andar via.

Oppure il concerto di Joan Baez, in cui l’artista racconta a tutti i presenti del proprio marito in prigione e della complicata situazione che lo stesso sta attraversando.

Gli Who il 16 portarono sul palco uno show singolare, fotografia del fatto che forse non avevano gran voglia di prendere parte al festival. Un giovane Pete Townshend aggredisce con la chitarra Abbie Hoffman, attivista politico di quegli anni. L’accaduto simboleggia e presagisce, in un certo senso, già la fine dello spirito hippie, o quanto meno la mancata appartenenza degli Who a quel mondo.  

Dopo Woodstock acquisiscono consensi Janis Joplin e la sua voce unica, Santana, i Creedence Clearwater Revival e i Jefferson Airplane, con la loro psichedelica esibizione all’alba. La pioggia che in genere interrompe gli show a Woodstock generò un sentimento di fratellanza tra i presenti. Tuttavia, non giovò affatto alcuni live, tra cui quello dei Grateful Dead.

L’ultimo giorno di pace, amore e musica, domenica 17 agosto, fu allietato dalla presenza di Joe Cocker, Ten Years After, The Grease Band, The Band, Country Joe And The Fish, Blood Sweat & Tears, Johnny Winter, Paul Butterfield Blues Band e Sha-Na-Na.

Jimi Hendrix concluse la manifestazione alle nove del lunedì mattina. Probabilmente fu il live che più di ogni altro ha fatto la storia di quei giorni. Indimenticabile la chitarra elettrica che riprende l’inno americano, The Star Spangled Banner, quasi distruggendone e smontandone la sua stessa storicità.

ALTAMONT FREE CONCERT, LA FINE DEL SENTIMENTO DI PACE E AMORE 

La stessa magia di Woodstock si tentò di ripeterla quattro mesi dopo, creando un evento simile nella costa opposta. I Rolling Stones, assenti al celebre festival nei pressi di Bethel, organizzarono un evento il 6 dicembre all’Altamont Raceway Park come ultima tappa del loro tour americano, noto come Altamont Free Concert. Per l’occasione, la band inglese si fece accompagnare da altri musicisti, tra cui Jefferson Airplane e Crosby, Stills, Nash, Young.

Sembra evidente, però, la fine della pace e dell’amore, tanto adulate nei mesi precedenti.

Se Woodstock rappresenta l’apice del movimento hippie, Altamont ne simboleggia il tramonto. All’amore si contrappose l’odio e le ideologie, dopo soli quattro mesi, divennero differenti. Se a Woodstock ci furono morti accidentali, ad Altamont ve ne furono quattro tutt’altro che fortuite. Il giovane Meredith Hunter, in particolare, venne pugnalato a pochi metri dal palco durante l’esibizione degli Stones. 

 

LA CRITICA A WOODSTOCK E AGLI HIPPIES 

Sono passati cinquanta anni da quei tre giorni di pace, amore e musica ed ancora oggi continuiamo a chiederci se la generazione hippie, che ha caratterizzato la fine del decennio Sixties, abbia fallito o meno.

Il principio al centro delle dinamiche hippie consiste nel rifiuto della vita borghese, per unirsi tutti come in un’unica grande famiglia felice. L’hippie è tipicamente bianco e americano, medio borghese, acculturato, fiducioso. È un ragazzo che sogna un mondo adatto ai propri standard.

Woodstock

Il vero problema del movimento, secondo molte critiche, è l’attivismo limitato in ambito politico e sociale. Che ci sia stata una rivoluzione non è in dubbio, anzi, è una certezza. Eppure non sembra ci sia stato un concreto rovesciamento di potere o un cambiamento netto della società. Come si può notare, i rivoluzionari di fine anni Sessanta appartengono ad una classe sociale medio-borghese. Si tratta di giovani che non condividono le ideologie dei propri genitori, ma non hanno forse avuto il coraggio di cambiare realmente il mondo circostante.

Nella letteratura italiana dell’epoca, Pierpaolo Pasolini definisce la lotta contro il sistema di questi nuovi giovani borghesi (facendo riferimento soprattutto alle rivoluzioni del ’68, che hanno coinvolto l’Europa) come una falsa rivoluzione. Questi sono considerati dallo scrittore solo come degli strumenti nelle mani della nuova borghesia.

 

WOODSTOCK HA CAMBIATO LA PERCEZIONE DELLA MUSICA… 

Gli anni Sessanta e Woodstock non hanno concretamente cambiato il mondo, è vero, ma hanno mutato il modo di guardarlo, percepirlo e soprattutto viverlo. Probabilmente sì, come le molte critiche mosse e poc’anzi citate, sotto il profilo politico non ci sono state concrete differenze. Non si può dire, però, che in ambito sociale e musicale Woodstock non abbia rivoluzionato le percezioni dell’epoca.

Senza ombra di dubbio si è verificata una distruzione dell’immagine stereotipata del giovane occidentale con abiti firmati e posizione composta dietro ad una scrivania.

Si tratta del primo momento in cui i giovani mostrano attivamente la loro esistenza e risulta difficile ostacolarli. Per la prima volta i giovani si pongono delle domande, cercando di ritrovare in modo alternativo delle risposte, non necessariamente basandosi sulle informazioni ricevute dagli adulti.

Dal punto di vista musicale si è nei confronti della prima e allo stesso tempo più grande aggregazione concertistica della storia. C’è chi da Woodstock cercava una nuova prospettiva di vita, chi era lì per assistere ad uno spettacolo unico nel suo genere e chi, finalmente, aveva la possibilità di essere se stesso, libero da qualsiasi forma di giudizio.

Una fotografia reale di un’intera generazione che si ribella alla precedente, non con le parole ma con i fatti, predicando pur sempre la non-violenza.

Woodstock

…E LA MUSICA HA CAMBIATO IL MONDO

L’elemento più rivoluzionario tra tutti consiste nel fatto che la musica, per la prima volta in assoluto, è ciò che cambia la storia. La musica è quella forza che dà speranza di un migliore futuro possibile. I musicisti, tramite le proprie parole, plasmano nuove menti, indirizzandole verso la pace e cercando di porre fine alla Guerra Fredda, obiettivo che non sarà raggiunto così facilmente.

In conclusione, dopo cinquanta anni da un evento storico di una tale portata, si potrebbe dire che Woodstock non ha cambiato la società e non ha cambiato l’assetto politico. Piuttosto le canzoni portate su quel palco hanno cambiato le nostre menti. E non potevamo chiedere di meglio. 

 

Assunta Urbano

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