IT Capitolo 2: lo spento ritorno di Pennywise

IT Capitolo 2 conclude il racconto del gruppo dei “perdenti” contro il clown malvagio Pennywise, interpretato da Bill Skarsgard. E lo conclude con una buona dose di amarezza. Non quell’amaro in bocca da lunga storia che volge al termine, quanto quella del “poteva essere diverso”. Indubbiamente meglio.

LA TRAMA

Peenywise si nutre ogni 27 anni e, per questa ragione, il Club dei Perdenti ha fatto un patto: se il clown fosse tornato, lo avrebbero fatto anche loro. Ormai adulti, i protagonisti tornano nella loro odiata città natale Derry, trovando la loro nemesi a braccia aperte. E bocca con denti aguzzi spalancata.

 

TRE ORE DI (POCA) PAURA

IT Capitolo 2 ha dei limiti, limiti narrativi e di ritmo cinematografico.

Il parallelo con la prima parte è impossibile da non fare, dopotutto, i due film, sono la riduzione del corposo romanzo di Stephen King.

Dunque, il primo limite è proprio nel ritmo cinematografico che si discosta dal primo capitolo. Le avventure del “giovane” Club dei Perdenti affrontavano un arco narrativo (forse fin troppo assodato) in cui da una lenta consapevolezza, si giungeva al climax finale.

IT Capitolo 2

I “vecchi” perdenti, invece, sembrano costantemente procedere a tentoni, in balia di emotività tracimanti che sembrano più adatte all’età adolescenziale.

Indubbiamente, gli adulti protagonisti (tra cui James McAvoy e Jessica Chastain) sono adulti problematici, ognuno di loro segnato da IT e dagli eventi passati. Sebbene, dunque, il loro essere fragili psichicamente è funzionale nella prima parte del film, diventa fuori luogo nella seconda metà.

Manca, perciò, il climax e la maturazione dei personaggi, che sembrano avere più buone intuizioni che consapevolezza.

Almeno una mezz’ora di film poteva essere tagliata (o, almeno, ridistribuita nel primo capitolo) con lungaggini inutili e, purtroppo, noiose. Lo scontro finale con Pennywise (non ci sarà spoiler), difatti, ha la durata più adatta al Signore degli Anelli che ad un horror.

Forse i puristi del romanzo avranno un mancamento ma, il ritorno del bullo (ora adulto psicopatico) ai fini della narrazione filmica è assolutamente ininfluente e lascia alcune cose davvero poco chiare.

IT Capitolo 2

IL FASCINO DEL CLOWN

 

IT Capitolo 2 ha comunque buone frecce al suo arco e qualche punto lo porta a casa.

Pennywise si vede meglio e di più. Quello che sembra smentire la “regola” dell’horror del mostrare meno per terrorizzare di più, in questo caso è funzionale.

Il Club dei Perdenti conosce IT, sa che il mostro agisce sulle paure personali e loro devono affrontarlo. Non serve più mostrare qualcosa che si muove nell’ombra, serve accendere la luce, vedere il pericolo in faccia e contrastarlo.

Dopotutto i protagonisti non sono ancora scesi a patti con le loro contraddizioni, le loro nevrosi e, chiaramente, le loro paure. Sono rimasti fermi all’adolescenza, quando incontrarono Pennywise per la prima volta. Quello che può sembrare un “errore” narrativo è invece la naturale evoluzione di IT Capitolo 1: scendere a patti con il proprio passato.

Sicuramente IT Capitolo 2 lo fa con la giusta misura: Senza scadere nel patetico-romantico, recupera le fila dell’evoluzione dei personaggi lì dove si erano fermati 27 anni prima.

Chiaramente, punto di forza visivo rimane il clown. Figura orrorifica di grande fascino, è il protagonista delle inquietudini e delle perturbanti visioni. Non punta a spaventare (nonostante gli jump scared non manchino), quanto a angosciare.

Dunque, IT Capitolo 2 non riesce a rimanere coerente e costante con la qualità del primo capitolo. Oltre la patina di buona fattura, si palesa nella sua inefficienza narrativa.

Forse, più che un “dittico” filmico, il format più adatto sarebbe stato una miniserie televisiva.

E nel 1990 lo avevano ben capito.

 

Leonardo Cantone

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