Da alfieri di un pop romantico ed emozionale forgiato nell’ambiente underground ad inarrestabile fornace capace di sfornare hit per le quattro stagioni: la parabola dei Thegiornalisti, in circa 10 anni di attività, sembra (quasi) la favola perfetta di chi ce l’ha fatta nel mondo della musica.
Ma com’è vero che ogni rosa ha le sue spine, anche dove la luce splende di più esistono zone d’ombra (sì, nel caso accadesse un episodio di plagio i cari lettori verranno considerati testimoni), e rimbalza da 24 ore circa la notizia che il frontman dei Thegiornalisti, Tommaso Paradiso, considera la propria esperienza con tale sodalizio artistico terminata.
Il concerto al Circo Massimo con quasi 50mila presenze non rappresenta quindi la chiusura di un cerchio sui più recenti anni d’attività, ma a tutti gli effetti è il capolinea di questa esperienza. Riguardo le motivazioni, nella comunicazione sviluppata attraverso le storie del suo profilo Instagram, il 36enne cantautore si mantiene abbastanza fumoso, catchy al punto giusto, ma saltano subito all’occhio un paio di punti molto importanti, ossia: tra qualche giorno uscirà una canzone firmata da Tommaso Paradiso (guarda che tempismo!) ed una rivendicazione molto netta riguardo la paternità dei brani.
“Ho scritto e cantato ogni singola nota e ogni singola parola di tutto ciò che fino a oggi avete ascoltato. Continuerò a farlo, continuerò a farlo come Tommaso Paradiso”
Questo secondo punto è fondamentale, perché l’ex frontman fa riferimento alle canzoni da “Io non esisto” (brano tratto dal disco del 2011 “Vol. 1”, ndr.) a “Maradona y Pelè” (il più recente successo, datato estate 2019), incoronandosi autentico fautore del successo dei Thegiornalisti ed rassicurando i fan che continuerà a cantare tali canzoni ai suoi concerti.
Pronta è arrivata la smentita da parte del chitarrista Marco “Musella” Rissa riguardo il destino della band, abbinata ad una stoccata da analizzare, sempre a mezzo Instagram,
“I Thegiornalisti continueranno! Chi decide autonomamente di andar via può andare a cercare di guadagnare più soldi da solo. Poi se ognuno può scrivere quello che vuole sui social, io dichiaro di aver scritto tutte le canzoni dei Rolling Stones“.
Ecco il punto: chi ha scritto le canzoni dei Thegiornalisti? E chi ci guadagna da questa rottura?
Conoscendo un po’ le dinamiche interne alle band, ho ritenuto poco concreta la possibilità che tutta la composizione (melodica e testuale) dei brani fosse appannaggio di Tommaso Paradiso e, siccome ci sono in ballo le royalties ed i riconoscimenti economici dei diritti d’autore, su queste cose i gruppi tendono ad essere molto precisi.
Per confutare ogni dubbio, ho deciso dunque di mettere al vetriolo tutte le informazioni presenti nell’archivio SIAE. Dopo aver passato la maggior parte del mio tempo a confermare che non sono un bot automatico (grazie SIAE, la sicurezza non è mai troppa…), ho scoperto che tutte le canzoni presenti in cinque dischi ed un EP sono effettivamente riconducibili a Tommaso Paradiso quale compositore originale ed autore dei testi, salvo sparute eccezioni (ad esempio: Dario “Dardust” Faini è accreditato quale compositore di “Maradona y Pelè” e “New York“).
Ammetto di essermi sbagliato, ma credo anche ci siano errori dozzinali fatti dagli altri componenti della band. Se le parole di Marco Musella corrispondono a realtà e non sono semplici strategie di difesa, se c’è stato un lavoro collettivo sui brani questo non è stato formalizzato dove conta, ossia al momento della registrazione delle canzoni in SIAE.
In questi anni Tommaso Paradiso (forse anche a fronte di investimenti maggiori, quando c’era più da sborsare che da guadagnare in questo baraccone) ha, di fatto, percepito qualsiasi introito generato dalla discografia del gruppo attraverso i diritti d’autore (ascolti digitali, download legali, passaggi radiofonici e televisivi, esibizioni live e moto altro ancora) e le ripercussioni parallele.
Per giunta, uscendo dai Thegiornalisti si è creato un clamoroso cortocircuito: lui può cantare, ad esempio, “Promiscuità” quando gli pare e piace. La band, se effettivamente andrà avanti con Leo Pari alla voce, come gira voce oggi, non solo dovrà chiedere autorizzazione a chi nel gruppo non c’è più, ma rischia concretamente di diventare la prima cover band di sé stessa, suonando un repertorio ufficialmente riconosciuto ad un singolo artista e non ascritto all’intero sodalizio.
Giandomenico Piccolo