Sei anni fa andava in onda l’ultima puntata di Breaking Bad e probabilmente nessuno, fino all’annuncio ufficiale, immaginava l’uscita del sequel El Camino. I fan accaniti e gli addetti ai lavori, dunque, non hanno resistito al desiderio di interfacciarsi con l’opera per scoprire il destino dell’amato Jesse Pinkman (Aaron Paul).
La serie tv è stata promossa a pieni voti dalla critica di settore guadagnandosi una meritatissima lode da parte del pubblico. Non si dimentichino le vittorie di innumerevoli premi, tra cui sedici Emmy e due Golden Globe.
L’11 ottobre l’attesa è terminata e la visione, sulla piattaforma Netfilx, di questo bramato sequel è diventata disponibile. È ordinario che ci siano posizioni contrastanti riguardo qualsiasi argomento, specie sui social.
La pellicola che prosegue il racconto della serie tv – definita da più parti la migliore di tutti i tempi – ha diviso gli spettatori. E non poco. Facciamo un punto della situazione e cerchiamo di capire se questo lavoro è indispensabile per la nostra visione.

El Camino: A Breaking Bad Movie
BREAKING BAD: DOVE CI ERAVAMO LASCIATI?
Breaking Bad è una serie tv che ha avuto la capacità di inglobare in un unico e genuino calderone genere drammatico e azione con un’ironia calibrata allo svolgimento dei fatti. È stato inevitabile innamorarsene fin dagli esordi (2008)
Ci eravamo lasciati all’ultima puntata della quinta stagione con pochi tra i protagonisti rimasti in vita. Abbiamo visto sullo schermo uno studio dei personaggi minuziosissimo. In particolar modo, l’evoluzione di Walter White (Brian Cranston), passato dall’essere un insegnante qualsiasi a “danger”. Un vero pericolo per chiunque.
Ma un interrogativo non indifferente ci ha assillato in questi anni: che sorte è stata riservata a Jesse Pinkman? E indubbiamente è stato questo il motivo che ha spinto la realizzazione di El Camino.
Forse la domanda l’abbiamo accantonata solo nell’istante in cui abbiamo visto il sorriso di Walter White e giudicato il finale adeguato.
La fine di un viaggio, insomma, ma non la conclusione di una storia. Vince Gilligan (regista e sceneggiatore), infatti, in questo lasso di tempo non ci ha mai abbandonato. Negli ultimi quattro anni abbiamo seguito le vicende del caro Saul Goodman, in Better Call Saul. Quest’ultimo ci ha permesso di comprendere al meglio la figura dell’avvocato. Nonostante ciò, lo spin-off non ha appassionato allo stesso modo della serie tv madre.
EL CAMINO
El Camino prende il via esattamente dalla scena conclusiva di Breaking Bad. Per due ore circa, dunque, seguiamo Jesse Pinkman intento a scappare in quanto unico sospettato (rimasto in vita) della memorabile sparatoria in chiusura.
Centoventi minuti di disperazione ed allo stesso tempo coraggio di affrontare le sventure. Il tempo scorre inesorabile, ma c’è spazio anche per flashback che permettono ai ricordi di riemergere in maniera nitida. I pensieri sono ingombrati dalle immagini di Walter White, Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks) e Jane Margolis (Krysten Ritter).
La trama, per la verità, si concentra perlopiù su questo aspetto, con un finale parzialmente scontato.
AVEVAMO DAVVERO BISOGNO DI QUESTO SEQUEL?
Breaking Bad è stata una serie tv “lenta” ma capace di catturare al massimo l’attenzione dello spettatore. La trama è stata sempre relativamente centrale. Chiunque nel corso della visione si è appassionato allo sviluppo dei personaggi, alla scenografia, alla sceneggiatura e all’originalità dell’insieme.
Perché lo stesso non accade con El Camino? La visione non annoia e la matrice di base sembra coerente; tuttavia non si riesce a capire quanto sia indispensabile. E da qui partirebbe un’altra domanda fondamentale, ovvero: avevamo davvero bisogno di sapere dove fosse Jesse? A mio avviso, il finale aperto del 2013 metteva un punto più contraddistinto a questo fantastico viaggio.
Better Call Saul e El Camino hanno snaturato quella che era la magia della serie tv da cui tutto era partito. Per cui concludo dicendo che, nonostante si tratti di una visione abbastanza godibile, non avevamo bisogno di questo sequel. E non è di certo facile doverlo ammettere.
Assunta Urbano