Su Andrea Laszlo De Simone se ne potrebbero dire tante.
Potremmo parlare di lui come un cantautore, un musicista, il leader della band che porta il suo nome, uno dei migliori autori italiani di cui possiamo vantarci ad alta voce. Di certo non ha bisogno di lunghe presentazioni e neppure di una pagina identificativa su Wikipedia. La sua musica, tra testi e arrangiamenti, parla da sé.

Verrebbe quasi da paragonarlo ad una sorta di Frank Zappa italiano, forse più per le sembianze fisiche che altro. Come confronto probabilmente risulterebbe forzato. L’unico personaggio a cui Andrea Laszlo De Simone somiglia realmente è se stesso. Tuttavia, non ci sono dubbi nel definire il cantautore come uno dei pochi “alieni” nel panorama musicale italiano.
Un personaggio lontano dai riflettori mainstream (per fortuna), la cui freccia penetra dritta lacerando il cuore dell’ascoltatore. Un dato del resto è inconfutabile: una volta entrati nel vortice Andrea Laszlo De Simone, si resta intrappolati ed è letteralmente impossibile uscirne. Quel mix di cantautorato e psichedelia conquistano senza difficoltà gli appassionati attenti.
Dopo il primissimo Ecce Homo (album autoprodotto del 2012) e l’incantevole Uomo Donna (disco uscito nel giugno 2017), la 42 Records pubblica una sua nuova opera d’arte. L’8 novembre scorso è stato reso disponibile, sia in vinile che in digitale, Immensità, un lavoro splendido diviso in quattro capitoli.
Le tappe previste per presentarlo sono soltanto quattro. Domenica 17 Novembre questo viaggio ha avuto inizio dall’Angelo Mai di Roma.
L’ IMMENSITÀ DI ANDREA LASZLO DE SIMONE ALL’ANGELO MAI
L’idea principale è stata quella di rendere uniche ed irripetibili queste quattro date esclusive. Sul palco si sono uniti ai sei musicisti tre nuovi elementi: violino (Giulia Pecora), violoncello (Clarissa Marino) e tromba/flicorno (Stefano Piri Colosimo).
Per caricare ulteriormente di emotività il concerto, oltre le quantità di incenso distese sul palco, una parte del pubblico ha avuto la possibilità di assistere sedendosi tra le prime file. C’è chi ha portato coperte, chi cuscini, chi era seduto sugli spalti e chi, infine, è rimasto in piedi. Il fulcro era godersi lo show immergendosi personalmente in questa nuova dimensione, creando una personale comfort zone.
Ecco, quando Andrea Laszlo De Simone sale sul palco la prima sensazione è proprio quella di essere catapultati su un altro pianeta.
La prima parte dell’esibizione si concentra su Immensità, la sua ultima fatica. Si susseguono senza alcuna interruzione di dialogo Immensità, La Nostra Fine, Mistero e Conchiglie. Tutta la realtà circostante diventa pura immensità. C’è un turbine di sensazioni miste nell’aria. Un canto sussurrato del pubblico è l’unico rumore percepibile oltre la musica. Siamo tutti immobili, ammaliati ed ipnotizzati da ciò che sta accadendo.
La spettacolo è compatto e ben costruito. La voce delicata di Andrea Laszlo De Simone ti invade e ti sporca l’anima. Il suo personale modo di indagare intorno alla fragilità dell’animo umano risulta ancora una volta inconfondibile. Abbandonata la dolcezza della prima parte del live, le nostre paure, le nostre insicurezze vengono allo scoperto. E come lo stesso cantautore cita in Conchiglie: “Nulla potrà tornare a quando il mare era calmo”.
Dopo una brevissima pausa, l’esibizione riprende il via. L’artista torinese abbandona ben presto la propria giacca e ripercorre i pezzi più incisivi della sua carriera.
L’attenzione dei presenti non viene persa neanche per un secondo ed il tasso emotivo aumenta precipitosamente. La delicatezza mostrata nella prima parte dello spettacolo fa spazio ad un altro volto di Andrea Laszlo De Simone. Brani come Sogno L’Amore e Vieni A Salvarmi eseguiti dal vivo strappano violentemente il cuore dal petto. Talmente strazianti e intensi che non ci sarebbe quasi bisogno di microfono.
C’è spazio per qualche canto anche più spensierato e leggero, come nel caso di La Guerra Dei Baci.
Senza ombra di dubbio uno dei momenti indelebili del live all’Angelo Mai è stata l’esecuzione di Fiore Mio. Dopo aver suonato il pezzo, la band prosegue, infatti, intonando il pezzo a cappella.
Il concerto termina. Siamo tutti in piedi, perché la standing ovation finale in occasioni come questa è d’obbligo.
ANDREA LASZLO DE SIMONE ALL’ANGELO MAI È UN SOGNO AD OCCHI CHIUSI
L’atmosfera creata appositamente per il tour di Immensità, ponendo ogni singolo spettatore nella propria comfort zone, è un sogno ad occhi chiusi.
Siamo abituati a sognare ad occhi aperti, mistificando ed alterando la realtà in cui viviamo. È un mondo costruito, dipendente dal volere umano, a differenza della visione inconscia.
Il sogno ad occhi chiusi, invece, termina con il risveglio e l’essere costretti a ritornare ad una insoddisfacente realtà. È un flusso di coscienza diretto, fluido e sincero, così come lo è contemporaneamente anche Andrea Laszlo De Simone.
Lo stesso autore ci suggeriva, infatti, in Sogno L’Amore: “Ho imparato che per sognare devi avere gli occhi chiusi”. Seppure il pezzo faccia riferimento all’album precedente, stando seduti ad occhi chiusi, sembra proprio che il live di domenica 17 novembre all’Angelo Mai sia lo specchio della prospettiva da lui immaginata.
Andrea Laszlo De Simone ti riporta con i piedi a terra fungendo da traghettatore in un viaggio interiore. Il percorso identificato in Immensità con “Il Sogno, La Realtà, Lo Spazio, Il Tempo” è rispecchiato eccellentemente nell’esibizione.
Sicuramente non dimenticherò lo spettacolo a cui ho assistito, in quanto unico nel suo genere.
Vi consiglio di lasciarvi conquistare da uno dei pochi alieni che abbiamo nella nostra piccola galassia di musicisti italiani degni di essere definiti tali. Nulla sarà più lo stesso.
Assunta Urbano
Andrea Laszlo De Simone| IMMAGINI
La gallery del concerto di Andrea Laszlo De Simone a Roma è a cura di Gianluca Mennitto – © Copyright 2019 – Tutti i diritti riservati.
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