Sono trascorsi esattamente trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino. Il 9 Novembre 1989 simboleggia la fine del cosiddetto Secolo Breve e l’inizio del famigerato Nuovo Millennio, per cui probabilmente non si era ancora abbastanza pronti.
La reazione dei cittadini quella notte speciale è stata memorabile. Un momento di pace ed unione, tra abitanti delle due Berlino (Est ed Ovest), due popolazioni profondamente differenti tra loro. Per la prima volta si respira libertà anche nella emblematica città, che diventa presto centro dell’interesse mondiale.
Il Muro di Berlino non è stato abbattuto nella sua interezza in poche ore, ovviamente, ma sono state impiegate delle settimane. Così come la formale unificazione delle due Germanie è avvenuta il 3 Ottobre del 1990. Niente, in ogni caso, sarà più come prima.
L’evento storico ha influenzato le generazioni passate e future. Eppure, non si è trattato di un momento fondamentale solo dal punto di vista storico. C’è una centralità imponente del panorama culturale in questi anni di tragica sorte berlinese (1961-1989). Il cinema, l’arte e soprattutto la musica diventano il punto d’incontro tra cittadini e artisti stranieri trasferitisi appositamente nella città per assaporarne la profonda bellezza.
Tutto ciò riguarda, come si può ben immaginare, la zona Ovest. Ad Est la circolazione dell’arte occidentale non è limitata, ma altamente proibita. Tuttavia, i giovani ragazzi che vivono la cupa DDR riescono a trovare soluzioni per opporsi alle imposizioni.
L’influsso della Musica sulla caduta del Muro di Berlino
Numerosissimi sono i brani di artisti non tedeschi che hanno inciso su questo periodo particolare. Addirittura si può affermare che molte canzoni abbiano influito sul crollo stesso del Muro di Berlino. Ciò è accaduto sia per i testi che per gli arrangiamenti, ma in maggior modo per l’impatto incredibile sul pubblico. Già a partire dalla Woodstock del ’69 la musica è l’espediente utilizzato dalle nuove generazioni per stravolgere il mondo. Nel corso dei ventotto anni di agonia, sotto note uniche si è combattuto ancora una volta, inconsapevolmente, per abbattere muri, sia metaforici che reali.
5 — Another Brick In The Wall; Pink Floyd (1979)
Un errore in cui si cade frequentemente è pensare che ci siano dei collegamenti diretti tra Another Brick In The Wall dei Pink Floyd e il Muro di Berlino. Nell’interezza l’album The Wall è stato concepito dalla genialità di Roger Waters. Il racconto è autobiografico, unito alla contemporaneità storica novecentesca.
La canzone è una tra le più conosciute al mondo. Il desiderio di opporsi a chi detiene il potere è alla base della rivoluzione di Another Brick In The Wall.
Metaforicamente il concetto di abbattere muri interiori e simbolici può essere collegabile alla vita berlinese. Il 21 luglio 1990, anche se successivo alla caduta del Muro di Berlino, si tiene nella città tedesca il celebre live di Roger Waters per il The Wall Tour. Non si tratta di una casualità. Per l’occasione speciale il musicista si fa accompagnare nell’esibizione da svariati artisti, tra cui Joni Mitchell e gli Scorpions.
Quella notte di mezza estate gli spettatori si aggirano intorno ai 350.000 tra Potsdamer Platz e la Porta di Brandeburgo. Il Vecchio Mondo è ufficialmente un ricordo lontano.
“We don’t need no education
We don’t need no thought control”
4 — The Passenger; Iggy Pop (1977)
Iggy Pop inizia una nuova vita dopo la separazione dai suoi The Stooges ed il connubio con David Bowie. Il periodo berlinese è per entrambi un fiume in piena di creatività. I due artisti si trasferiscono a Berlino con l’intento di liberarsi della dipendenza dagli stupefacenti. In quei pochi anni creano delle vere e proprie opere d’arte. Una di queste è The Passenger.
I Dum Dum Boys sono consapevoli della pericolosità di spostarsi nella città di cui sono innamorati perdutamente. Passano le loro giornate sulla S-Bahn, tra un locale e l’altro di Kreuzberg e agli Hansa Studios. Questi ultimi sono divenuti celebri proprio per la presenza della coppia Bowie-Pop. Ed è proprio qui, sempre nelle vicinanze della “Terra di Nessuno”, Potsdamer Platz, che l’Iguana incide The Passenger.
Il testo ottimista ed il ritmo coinvolgente permettono ad Iggy Pop di sfondare in modo definitivo nel mondo della musica. Il brano è ritenuto il migliore registrato negli Studios e decisivo anche nella crescita artistica berlinese.
“I ride through the city’s backside
I see the stars come out of the sky”
3 — From Her To Eternity; Nick Cave And The Bad Seeds (1984)
I Birthday Party sono stati parte fondamentale del percorso musicale intorno al Muro di Berlino. Nel 1983 il loro percorso volge al termine. Nick Cave, leader della band, dà inizio ad un nuovo progetto a Berlino Ovest: Nick Cave And The Bad Seeds con cui collabora nuovamente affianco al polistrumentista Mick Harvey.
From Her To Eternity è il primo disco della neonata band, pubblicato nel 1984. Il pezzo omonimo tratto dall’album, con i suoi toni cupi, riesce a trasmettere all’ascoltatore perfettamente l’inquietudine causata dalla presenza del Muro di Berlino. Per questa ragione Nick Cave è indispensabile nella crescita musicale della città stessa.
Considerandone proprio i meriti, il regista Wim Wenders lo inserisce immediatamente nella sua pellicola più conosciuta, Il Cielo Sopra Berlino (Der Himmel über Berlin). Nel lungometraggio del 1987 il cantante non solo presta la sua canzone, compare nel ruolo di se stesso esibendosi in concerto alla Kaiser Saal (oggi è parte del Sony Center) per l’appunto con From Her To Eternity.
“Your laws do not compel me
to kneel grotesque and bare”
2 — Chimes Of Freedom; Bruce Springsteen (1988)
Leggendarie in questo periodo di transizione non sono solo le canzoni ma anche i concerti in cui vengono presentate.
Il 19 luglio 1988 Bruce Springsteen si esibisce a Berlino Est. Un evento unico e irripetibile al velodromo di Weißensee, organizzato dai giovani della Freie Deutsche Jugend (FDJ). Per imbrogliare la Stasi (il Ministero di Sicurezza della DDR) mascherano l’esibizione definendolo “evento di beneficenza”.
Al musicista statunitense viene privato l’utilizzo della parola Muro. Si può davvero zittire il Boss? Assolutamente no. Una sua citazione diviene memorabile:
“Non sono venuto qui per cantare a favore o contro alcun governo, ma soltanto a suonarvi rock ‘n’ roll, nella speranza che un giorno tutte le barriere possano essere abbattute”.
Il pubblico presente non dimenticherà mai di quel live la versione di Bruce Springsteen del pezzo di Bob Dylan del 1964 Chimes Of Freedom. Il profumo di libertà è nell’aria.
“ Through the city’s melted furnace, unexpectedly we watched
With faces hidden as the walls were tightening”
1 — Heroes; David Bowie (1977)
Al primo posto di questa mia immaginaria classifica di pezzi che hanno contribuito alla caduta del Muro di Berlino non potrebbe non esserci Heroes di David Bowie.
Nel 1977 nasce una delle più importanti opere rock di tutti i tempi, parte della cosiddetta “Trilogia Berlinese” del cantautore inglese. Heroes parla a 360 gradi della città di Berlino, diffondendo velocemente questo desiderio di ribellarsi ed essere “eroi” anche solo per un giorno.
Nonostante ciò, il brano non era stato concepito con un senso ottimistico. Tutt’altro. Bowie qui parla dell’illusione di aggrapparsi ad un qualcosa di effimero, destinato a non durare.
Heroes diventa l’inno di una generazione sconfitta. Viene ripreso in numerose pellicole cinematografiche. Impossibile non ricordare la storia di cronaca da cui è stato tratto Christiane F. Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino (Wir, Kinder vom Bahnof Zoo) del 1981 del regista Uli Edel. I ragazzi condividono la dipendenza dalle droghe unita alla passione per il Duca Bianco. Inoltre, lo stesso Bowie compare nel film nel ruolo di se stesso.
Un brano come questo ha risonanza maggiore nella Berlino Est, in cui si è smesso di sognare. Questo David Bowie lo sa bene. Infatti nel concerto del 6 giugno 1987 nei pressi del Reichstag dedica Heroes a tutti gli spettatori oltre il Muro di Berlino, che possono assistere senza poter vedere con i propri occhi cosa sta accadendo.
“I, I can remember
Standing by the wall”
9 NOVEMBRE 2019 – TRENTA ANNI DOPO
Sono passati trent’anni da quel rivoluzionario giorno che è il 9 novembre 1989. Immagini di luoghi deserti ritornano continuamente tra i ricordi di chi ha vissuto quel periodo. Tuttavia, le nuove generazioni nate dopo il crollo del Muro di Berlino rischiano di dimenticare l’accaduto.
Oggi, dopo trent’anni, sembra che non sia cambiato nulla. Continuiamo a costruire muri interiori e, purtroppo, anche fisici. La storia non ci ha insegnato ad essere persone migliori, a quanto pare. Forse l’ha fatto, lo fa e continuerà a farlo con i suoi autori ed interpreti inimitabili la musica, l’unica capace di unire ancora le popolazioni.
Assunta Urbano