Oggi parliamo degli Azul ⴰⵣⵓⵍ. Per quieto vivere da ora in poi li chiameremo solo Azul, e da partenopei veraci quali sono non se la prenderanno per la semplificazione imposta da un altro partenopeo, quale sono. Per rimandi e significati profondi vi invito ad approfondire sulle loro pagine social.
La forma dietro il progetto Azul.
Qui l’interesse gira tutto attorno al loro omonimo debutto. L’EP di sei canzoni è in uscita il 6 Dicembre, tra formati digitali e feticci materiali.
Il concetto su cui si fonda il progetto è semplice: un turbinio agile e vivace che parla diverse lingue e si lascia influenzare, nonché apprezzare, un po’ ovunque nel mondo. Il clima acustico spazia principalmente sul latin folk, con dovizia di particolari ascrivili alle sfumature jazz e ‘world music’. Particolare non da poco quest’ultimo, non semplice da descrivere a parole ma facilissimo da assimilare durante l’ascolto. A conti fatti un disco si sente, non si discute. Anche se ciò renderebbe vano il commento che sto compilando.

Chi sono gi Azul.
La compagine Azul vanta tra le sue fila musicisti di comprovata esperienza. Il quartetto di base è composto da Marilena Vitale, chitarra e voce del duo Fede ‘n’ Marlen, Dario Di Pietro (Flamenco Napuleño), al basso, synth e chitarre, Enrico Valanzuolo che dà fiato ad una fantastica tromba e infine Riccardo Schmitt che ne è invece l’anima ritmica alla batteria e percussioni.
Ma non basta, ben altri musicisti hanno contribuito alla forma finale dell’EP Azul. A dirla tutta, la cooperazione tra più menti si sente in ogni dettaglio.
Mission emotiva della selezione e panoramica sulle tracce del progetto Azul.
Nelle sei tracce che compongono l’esordio degli Azul ci sono alcune sfumature che non si possono non cogliere, tanto da renderle i perni principali delle composizioni. Una su tutte il senso di mescolanza e contaminazione per un “incessante scambio globale” che caratterizza ogni singolo passaggio musicale e testuale. A patto di sapersi orientare tra più lingue: spagnolo, portoghese, italiano e napoletano.
Si comincia con Multiverso. Brano di apertura in tutto e per tutto, per piglio e coinvolgimento immediato. Dal mio modesto punto di vista mi è parso di cogliere l’inesorabilità del divenire, anche se nel testo si fa chiaro riferimento alla reale possibilità di poter tornare indietro. Il concetto di trasformazione che si fa tangibile, sottolineando l’unione tra grandi e piccole interazioni.
Contestas assurge a ruolo di hit, inteso quale pezzo abbastanza orecchiabile da farsi strada facilmente tra platee di diversa estrazione musicale. Manifesto di un’integrazione sociale tipica dei paesi del sud (del mondo, in senso lato) dove la comunità si stringe attorno alle figure principali del racconto, impegnate a loro volta in un legame amoroso.
Ed è il momento de La Locura. Video promozionale lanciato molto prima dell’EP Azul. La follia si fa annunciare a forza di contrappunti, tra voci soliste, cori e soprattutto melodie di tromba. C’è spazio per un momento dal sapore reggae, ma il tema non è poi tanto spensierato. Il momento in cui si guardano negli occhi le proprie angosce e si sceglie di combatterle, anche aspramente.
Carrer Sant Rafael si appoggia su un riff canticchiabile già da subito, proprio al primo ascolto. Una mistura di religioni, fratellanza e inclusione sociale che si sublima in un finale strumentale a sensazione.
Il coniglio da cilindro gli Azul lo tirano fuori col brano Cruces. Meno diretto rispetto agli altri, più per la scelta del dialetto napoletano come lingua con cui costruire il messaggio lirico. Nonostante ciò, l’uso della lingua partenopea restituisce una profondità ineguagliabile. Musicalmente siamo di fronte al punto più alto dell’opera sotto molti aspetti, io preferisco soffermarmi sulla voce. Qui la personalità e il carisma della brava Marilena Vitale riesce a far emozionare chiunque.
L’esperienza si conclude sulle note di Luz De Lucha, canzone matura, dal moto andante e coinvolgente. A tratti trascendentale.

Il bello di un’opera di ampio respiro. Se non dal punto di vista sonoro, sicuramente da quello morale ed emotivo.
L’opera prima del collettivo Azul gode di un congruo pugno di proprietà positive già prima di far girare il disco. Il tema della mescolanza e dell’inclusione, non solo sociale, è un punto fermo dello stilema compositivo, sia per armonie che per testi.
Il clima di sobrietà musicale, seppur avvolgente e totalizzante, si contrappone in modo equilibrato alla profondità del messaggio che la compagine vuole inviare al proprio pubblico. Di questi tempi, cadono come una manna dal cielo.
Mario Aiello