Mura Masa – Gioie e dolori della gioventù in R.Y.C.

Ci sono molteplici modi che mi portano ad approcciare la musica, oltre a scrivere articoli e recensioni (o perlomeno, provarci). Uno tra questi, è la dimensione di music selector: qualche volta mi trovate nei locali a mettere canzoni che mi piace ascoltare, rigorosamente fuoritempo perché i disc jokey sono quelli bravi ed io non mi ci ritrovo proprio nella definizione.

Questa introduzione per contestualizzare la recensione che tra poco sarà sviluppata, relativa alla più recente release di Mura Masa, artista che ho scoperto cinque anni fa con quella bomba di Lovesick (la versione bella, quella senza A$AP Rocky) e che ho continuato a seguire e proporre con piacere negli anni a seguire. Quindi, perché lasciarsi sfuggire l’occasione Pippobaudesca di darsi un tono valutando il nuovo disco?

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Mura Masa – R.Y.C. 

Alex Crossan (questo il nome dietro il moniker Mura Masa) attualmente ha 23 anni, ha vinto un Grammy nel 2019 ed era poco più che un ragazzino quando si è guadagnato un posto tra gli astri nascenti della EDM/Nu-Disco, attraverso produzioni caratterizzate da ritmica a cassa dritta fuori da ogni protocollo di genere, utilizzo di vocal da R&B e tappeti sonori curati come se suonasse questa roba da almeno dieci anni. Collaborazioni stellari (per dire, Charlie XCX e Damon Albarn) del primo disco eponimo hanno fatto salire le aspettative e le quotazioni per “R.Y.C.” pubblicato lo scorso mese, proprio a marcare l’inizio del decennio.

Un titolo che a tutti gli effetti può essere considerato la sigla della open-track “Raw Youth Collage”. Non propriamente uno slancio creativo per il producer britannico, che riserva il meglio della sua artisticità per le undici canzoni che formano la mezz’ora abbondante d’ascolto.

C’è un vago sentore di malinconia che accomuna tutti gli episodi dell’album, un filo conduttore trascinato dalle dinamiche ritmiche e da linee di basso particolarmente curate e definite. La matrice sonora è forse l’elemento di spaccatura più sorprendente. Chi si aspettava il “solito” Mura Masa dovrà fare i conti con un concept che riproduce il low-fi “da cameretta”, per un punk rock da scuole superiori spruzzato qua e là di quella sapiente elettronica messa in secondo piano.

Anche stavolta, Mura Masa apre le sue produzioni a featuring mirate: “Deal Wiv It” con Slowthai segna il turning point del disco, che prende decisamente quota dopo un inizio in sordina e arriva con la giusta tensione sonora a “Live Like We’re Dancing” (feat. Georgia), pezzo dal giro funk e con grosso potenziale radiofonico. L’ultimo sussulto è il post-rock di “Teenage Headache Dream”, prima del congedo affidato alla strumentale “Nocturne for strings and conversation”, buona forma per sfumare verso il silenzio.

R.Y.C.,  Gioie e dolori di gioventù 

“R.Y.C.” non è sicuramente il secondo album che ti aspetti da Mura Masa. È giovanile nel senso più delicato e precario del termine, trasuda ingenua speranza e ombre di malinconia pronte ad aggredire spuntando da dietro un angolo. In quest’ottica, ritengo  il risultato sia un pieno successo ma anche una bocciatura abbastanza evidente. Pensandolo come un concept-album, Mura Masa è riuscito a instaurare un universo sonoro pienamente in linea con le emozioni del mondo under-25. Considerandolo invece come il secondo disco di Mura Masa, abbiamo fra le mani un lavoro che ha perso di vista il focus principale del progetto, quello che ha fatto conoscere ed apprezzare ad appassionati e non i suoni di Alex Crossan.

Tralasciando il singolo parere, tirare fuori musica con questa qualità di produzione è una vittoria a priori. A 23 anni Mura Masa può fare un po’ il cavolo che gli pare e va bene così.

“I wanna live like we’re dancing, honey
We should love like we mean it, so hold me”

Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale. Unico denominatore? La musica.

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