Piero Pelù: 40 anni di carriera celebrati con Pugili Fragili

Anche Piero Pelù, come tanti suoi colleghi, non si fa attendere e a poche settimane dalla fine di Sanremo pubblica il suo nuovo lavoro discografico, Pugili Fragili.

Che il rocker dal petto villoso avesse qualcosa in cantiere lo si era capito da tempo. Il singolo Picnic All’Inferno, lanciato in Ottobre, e la partecipazione alla settantesima edizione del festival della canzone italiana con Gigante hanno poi fugato ogni dubbio. La voce dei Litfiba torna dopo dodici anni dal precedente album solista, Fenomeni, e stavolta ce n’è per tutti i gusti.

Piero Pelù Pugili Fragili

Sciorinare numeri e cenni storici sulla figura di Pierò Pelù non ha alcun senso. La stragrande maggioranza del pubblico che lo conosce non ha bisogno di promemoria di sorta, anzi. Il resto penserà al programma The Voice – presente in qualità di coach – e, ancora meglio, allo scippo della borsetta durante la finale al Sanremo di quest’anno. Quasi due religioni che si scontrano nei dogmi senza che l’una escluda l’altra.

Dedichiamoci dunque, e con specificità, proprio a Pugili Fragili.

L’album è stato pubblicato il 21 Febbraio e contiene dieci canzoni. Stavolta non c’è solo il rock tipico del cantante fiorentino, ma anche un pizzico di elettronica, venature blues e addirittura il pop che non ti aspetti. Ogni brano ha il suo credo e la propria dedizione. Caratteristiche dovute con ogni probabilità alla fitta collaborazione col musicista e produttore Luca Chiaravalli. D’altronde gli ha diretto l’orchestra proprio all’Ariston. Dell’approccio electro-rock – tratto distintivo di Chiaravalli – se ne sentiva l’odore nonostante i fiori liguri. Il tutto senza comunque trasbordare mai da determinati confini prestabiliti.

L’LP tratta più temi, ed era prevedibile. Non manca l’occhio critico verso l’ambiente, le diversità, la violenza sulle donne e il cambiamento. Unico comune divisore è il senso di ‘celebrazione’ spalmato con fortune alterne su tutte le tracce. Per la serie ‘quaranta anni di carriera e non sentirli’. Facciamoci una festa!

Piero Pelù – Pugili Fragili: panoramica sulle tracce.

Si parte con Picnic All’Inferno. Il singolo accompagnato dal video è stato presentato in Ottobre. La canzone è nota ormai ma rispolveriamoci la memoria: il campionamento della voce di Greta Thunberg – giovane attivista svedese per lo sviluppo sostenibile – è il mantra a tema ambientalista che, fondendosi ai vocalizzi e il piglio folk rock, sorregge tutto il pezzo. L’uomo, per Piero Pelù, resta un essere deviato che preferisce autodistruggersi nel modo più subdolo e controverso, ovvero lentamente, mangiando plastica e cemento, con gravissime conseguenze per l’ecosistema mondiale. Come dargli torto.

La versione in studio di Gigante ricorda molto l’impronta stilistica dei Litfiba. Sì, però non esageriamo. La canzone si è classificata quinta a Sanremo 2020, tra meriti e venture. Facile da ascoltare ma dotata di accorgimenti d’autore atti a scacciare via le banalità.

Ferro Caldo fa parte della piccola e selezionata combriccola dei pezzi duri e crudi di Pugili Fragili. Addirittura si auto annuncia in qualche modo, come nei concerti. Parte a razzo e resta martellante per l’intera durata. Si celebra il fuoco ardente della gioventù. Un’energia tanto forte da non risentire degli anni che passano. L’intensità si può plasmare col tempo, rendendola qualcosa di unico.

Il brano più intenso è rappresentato dalla title track. Pugili Fragili, alla numero quattro, è una ballad che da subito contrasta l’idea di boxer: lo sportivo dalla scorza dura, inarrestabile per antonomasia. Qui si sottolineano le debolezze, la consapevolezza ma anche il fatto che non si getta la spugna, mai, davanti a nulla.

Luna Nuda è la composizione che più delle altre manifesta la trascendenza di generi che nell’album invece si percepisce in modo selettivo. Stavolta la base è pop. Sono gli accorgimenti a sbalzare tra rock ed elettronica, stemperando il clima sonoro. Stavolta si inneggia alla figura femminile, una vera e propria venerazione, di quelle canoniche del Pelù-pensiero. Chissà chi, chissà cosa, compagna insostituibile di notevoli avventure “via dai pensieri e dai tabù”.

Giro di boa: nuovi e vecchi echi da Sanremo di Pugili Fragili.

 

La versione cornucuore di Cuore Matto l’abbiamo potuta apprezzare durante la serata delle cover di questo Sanremo. Chiaravalli e Piero Pelù, riuscendo a non snaturare l’originale, scolpiscono un arrangiamento roccioso ma godibile, pure per quelli che non concepiscono altra forma se non quella interpretata da Little Tony a fine anni sessanta.

La glorificazione della donna passa per la forte presa di posizione contro ogni tipo di violenza contro queste. Dietro lo spartito si cela la collaborazione tra Piero Pelù e Francesco Sarcina, leader de Le Vibrazioni. In musica Nata Libera è un western, oserei dire. Il testo invece è lo sprone che delinea la figura forte della donna. Qualora servisse sottolinearlo, ma di questi tempi pare sia oltremodo necessario purtroppo.

Fossi Foco sfrutta il traino ideologico del componimento di Cecco Angiolieri cavalcando una follia musicale pura. Tra le varie invettive che Pelù – ora assieme ad Andrea Appino dei The Zen Circus elenca nella canzone c’è anche la critica alla posizione ultraconservatrice che ammorba la civiltà contemporanea, riferita ad identità sessuale e di genere. Se al mondo deve essere ricordato da un uomo di quasi sessanta anni, mentre siamo nel 2020, evidentemente qualche cortocircuito sociale c’è.

Stereo Santo simboleggia la summa maxima del concetto di celebrazione che permea l’intero Pugili Fragili. A questo giro protagonista è la musica, ivi descritta e ‘sparata’ nell’etere attraverso il tramite più tamarro: lo stereo a palla. Se poi ci aggiungi il gioco di parole tra sacro e profano, il sollazzo è compiuto. “La musica non si arresta”. Lei no, ma per gli altri non si sa mai.

Atto numero dieci, Canicola. Spirito vecchio stampo e sonorità moderne si accompagnano sulle note della canzone che chiude l’opera. Il calore come fonte ispiratrice di sana isteria, ma anche il segnale che qualcosa ci sta sfuggendo di mano. Il riff ricorda molto il tocco di Ghigo Renzulli. Solo sensazione? Chissà.

Piero Pelù

Piero Perù nel suo ultimo lavoro Pugili Fragili è un funambolo tra stupore e revenza.

 

Tante le cose buone e giuste sparse nell’opera, tra cui l’apertura totale verso influenze di generi diversi dal rock italiano. Anche l’approccio, stavolta forse leggermente pop, cerca di raggiungere quanto più pubblico possibile. In copertina si vede un Piero Pelù che sta cambiando pelle sul braccio, come i rettili. Che sia un indizio? Beh, su questa falsa riga anche l’orecchino col numero ‘40’ dovrebbe chiudere il cerchio con l’ormai nota ‘faccenda della celebrazione’. Pugili Fragili è un album celebrativo, appunto, e la commemorazione tocca più tematiche, perfino dure. Musicalmente ci sono sprazzi di bellezza, ma anche sfumature meno appariscenti. Tutto sommato un album godibile che ci proietta in un futuro, si spera, non troppo lontano. Nel frattempo salutiamo con reverenza l’autore.

Mario Aiello

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