Sai dopo questa quarantena forzata quanti artisti pseudo-indie metteranno il Coronavirus nelle proprie canzoni!
Ricordo benissimo di aver letto un post su Facebook che recitava più o meno così, un commento a caldo alle prime restrizioni emanate dal governo scritto da un conoscente che lavora nel settore musicale. Dovrò fargli i complimenti per la cinica lungimiranza, perché, puntuale come il discorso post-cena di Giuseppe Conte, è arrivata la prima canzone riconducibile al panorama indipendente che tratta questi argomenti, ed a scanso di equivoci si intitola proprio “Coronavirus“.
In te non trovo difetti, con questo amore mi infetti
Il producer Addolorata, insieme ai fidi Bellettini, Demarino ed Apostoli ha coinvolto anche l’artista del disegno (e cantautore) Labadessa in questa release pubblicata ieri, che diventerà parte del disco d’esordio “Zero Contenuti”. Dopo le pubblicazioni di “Mvndvlorivn” e “Decathlon“, la scelta cade su una tematica a dir poco calda: nulla da dire sulla produzione del brano, ben curata e caratterizzata da modulazioni vocali interessanti, ma perché scrivere questo testo?
Si parla d’amore, in una definizione che, al netto dell’attuale situazione sanitaria, non riesco ad inquadrare in questo sentimento così profondo. Un affetto così forte da superare qualsiasi timore, al punto d’accettare serenamente anche i rischi (e le conseguenze) derivanti da un contagio.
L’entusiasmo diventa tale da inneggiare alla diffusione del Covid-19 (cito testualmente: “E se tu fossi un virus / mi contagerei per primo / poi andrei per tutto il mondo/a distruggere il vaccino”), impreziosendo qua e là le liriche con riferimenti all’universo dei millenials, tendenza ormai dilagante in sede di songwriting.
Il proscioglimento (o la paraculata) si concretizza nello skit in coda al brano, quando Labadessa richiama al rispetto delle regole giustificando il tutto con “in questo momento di distacco, di tristezza / ho pensato di dedicarti questa canzone”.
Cara Addolorata, ce n’era davvero bisogno?
Da fruitore di musica amareggiato dall‘attuale situazione, e da giornalista che cerca di scrivere con una certa deontologia, sono abbattuto: da una parte credo che questa canzone sia, per il sound e per come si sviluppa, una di quelle potenziali hit che ti entra in testa e premi play a ripetizione. E sotto questo punto di vista un plauso ad Addolorata. D’altra parte sono incazzato perché questa roba è fraintendibile con una facilità disarmante: “Coronavirus” è una provocazione, è una canzone e tanto basta, la storia finisce lì, ma può arrivare ad orecchie (e cervelli) che possono interpretare in modo autonomo contribuendo ad incasinare questo paese sgangherato. Questo invece è terribile.
Da qui a breve il contagio di views aumenterà esponenzialmente, ma a volte non sarebbe meglio stare in silenzio ed aspettare?
Giandomenico Piccolo