Iniziative dai balconi, challenge sui social, videochiamate, molteplici slogan capeggiati dall’onnipresente “andrà tutto bene“. L’Italia è in totale quarantena, e gli italiani cercano di azzerare le distanze e dimostrarsi quanto più proattivi è possibile.
Tutti pizzaioli la sera prima, politologi e complottisti quella dopo, nel weekend probabilmente epidemiologi oppure promotori di qualche disciplina d’ausilio al benessere psico-fisico.
“Andrà tutto bene”, dicono. Bella ipocrisia all’italiana.
Non trovo nulla di più falso di questa frase, a maggior ragione se viene ripetuta come fosse un mantra. I più recenti aggiornamenti sulla diffusione del Covid-19, insieme alle ultime decisioni del governo fanno capire che la notte è ancora lunga e le luci dell’alba stentano a lasciarsi intravedere.
Lavoratori a casa (guardiamo in faccia alla realtà: non tutti possono darsi da fare attraverso lo smart working) che stanno rischiando molto, in rapporto ad interi settori economici che non si sa come usciranno da questa crisi sanitaria (su tutti, cultura, turismo e ristorazione).
Ci vuole davvero molto coraggio a dire “andrà tutto bene”. È una roba che mette a dura prova la già labile serenità mentale che si prova a preservare in queste settimane.
Siamo quotidianamente sottoposti ad un bombardamento tale da sviluppare forme di Fear Of Missing Out “a distanza”. È il paradosso: in una fase dove le azioni sociali sono state azzerate la FOMO si diffonde lasciando cicatrici profonde nella psiche.
Andrà tutto bene quando smetteremo di dire che andrà tutto bene.
Dobbiamo accettare serenamente, prima di tutto verso noi stessi e poi nei confronti delle persone che ci circondano, che in questo mondo votato all’estrema produttività può esserci un giorno, una settimana, un mese, dove non si ha voglia di fare un cazzo, trascinando le giornate isolandoti dal mondo. Non dobbiamo forzarci di restare in contatto se non c’è qualcosa da dire.
Se abbiamo voglia, l’isolamento può portare anche a cose significative: ci sono teorie socio-culturali (una l’ha scritta Boris Groys) che parlano di come la creazione di qualcosa di importante implichi isolamento. Investire il proprio tempo e le proprie energie finalizzandosi su di un progetto che comporta l’alienazione dal mondo. Ora che l’intero mondo sta alienandosi dalla sua infernale routine, può essere una buona occasione per immergerci completamente in qualsivoglia progetto si abbia in mente.
Ma anche in caso contrario, va bene così.
Io stesso sto ripensando alla mia vita, qualche giorno scrivo più articoli, altri invece sparisco e non rispondo a messaggi e chiamate. Le persone che vorrei vedere si contano sulle dita di una mano monca ed alterno stati emotivi come cambia il vento.
Va bene il voler isolarsi come va bene il voler restare in contatto. Va bene essere produttivi ed anche non avere forza di alzarsi dal letto. Va bene sparare la musica a mille dal balcone, allo stesso modo di come va bene chiudersi in camera e voler piangere con una playlist di canzoni tristi (se serve qualche consiglio, a disposizione). Nel perimetro di casa nostra possiamo (e dobbiamo) essere liberi al 100%, perché è già una bella fortuna rispetto a chi una casa non ce l’ha.
In questo enorme casino, io voglio sentirmi libero di dire che va tutto bene adesso, in qualsiasi modo la si voglia vivere. Il futuro (sia come situazione che si prospetta, che come tempo verbale) è maledettamente incerto.
Giandomenico Piccolo