Freud è l’attesissima serie tv austriaca originale Netflix disponibile dal 23 marzo 2020.
Nonostante ci si aspettasse un prodotto biografico simile ai lavori firmati da John Huston (Freud – Passioni segrete, 1962) o da David Cronenberg (A dangerous method, 2011), la serie si discosta dall’immaginario realistico per aderire ad uno stile radicalmente finzionale che mescola fantasy e crime-thriller.
Le numerose scene grottesche sono la firma del regista e sceneggiatore della serie Marvin Kren, già noto per le pellicole crime e horror come “4 Blocks” e “Rammbock”. Oltre a lui, Freud è stato creato insieme a Benjamin Hessler e Stefan Brunner che hanno gettato sullo schermo una prospettiva del tutto nuova sul pioniere della psicanalisi.
Freud: la trama, le tematiche e il cast
Isteria, trauma, sonnambulismo, totem e tabù, desiderio, regressione, catarsi e rimozione. Sono questi gli otto topic (e rispettivi titoli) affrontati in ciascun episodio che vedono il trentenne Sigmund Freud (Robert Finster) scontrarsi con i retaggi culturali e pseudoscientifici nella Vienna del 1886.
Dopo diversi omicidi e misfatti, il giovane dottore si proporrà di scovare i colpevoli utilizzando le sue conoscenze sulla psiche umana e sperimentando le nascenti tecniche di analisi. Nonostante il dissenso dei suoi superiori e della maggior parte dei colleghi, Freud riesce a trovare l’appoggio del poliziotto Alfred Kiss (Georg Friedrich) e della medium Fleur Salomé (Ella Rumpf).
La totale immersione nelle indagini porterà il futuro psicoanalista ad alleggerire la mente con la dipendenza dalla cocaina, spesso consumata assieme all’amico Arthur Schnitzler (Noah Saavedra), autore del celebre romanzo da cui Kubrick trasse “Eyes wide shut”.
“…un crime intrigante che esplora gli angoli nascosti della mente
scoprendo le catene che imprigionano l’uomo”
In questa cornice dai toni scuri e tipicamente macabri, è smaccato (oltre che azzardato) presentare una serie del genere come biografia –seppur reinventata– del famoso psicoanalista austriaco.
Ogni episodio aveva le carte in regola per costituire un impianto da giallo psicologico di alto livello senza la necessità di mescolare forzatamente nomi e riferimenti storici che non gli appartengono e ne abbassano notevolmente la qualità.
È un peccato che i brutali omicidi, le spietate esecuzioni e le cospirazioni politiche siano rovinati dal tentativo (fallito) di omaggiare Sigmund Freud, pietra miliare della psicologia.
È doveroso rimarcarne l’importanza scientifica affinché si intenda la serie come frutto della fantasia degli autori che, attraverso le avventure di un perspicace dottore nei panni di dandy cocainomane, hanno dato vita a un crime intrigante che esplora gli angoli nascosti della mente scoprendo le catene che imprigionano l’uomo: la società conservatrice, gli intellettuali moralizzatori, l’istinto represso, la dipendenza da droghe, l’incapacità di perdonarsi, i desideri proibiti, il tabù della sessualità.
Per cui no, “Freud” non è un biopic sulla vita di Sigmund Freud. È una serie mystery che tra sangue, onirismo, sesso e violenza si propone di condurre lo spettatore in una dimensione lontana da quella reale. E, almeno in questo, ci riesce.