In questa guerra ad armi impari contro il famigerato Covid-19, Filippo Uttinacci, in arte Fulminacci, ha deciso di incidere un nuovo singolo, “La fine della guerra”.
Tra le tante manifestazioni di “vicinanza” e intrattenimento, tra cui l’ilare cronaca di Luca Romagnoli, le vignette di Davide Toffolo, le dirette Instagram di Calcutta e Tommaso Paradiso, i consigli di cinematografici e di lettura di Mannarino, le divertenti playlist su Spotify di Nicolò Carnesi e Colapesce – il giovanissimo cantautore romano è stato il primo (e per ora l’unico) ad aver scritto e registrato una canzone per i suoi fans.
Nel pomeriggio aveva scritto:
“Ieri sera ho scritto una canzone nuova e questa sera alle otto precise sarà su YouTube. Si chiama La fine della guerra. L’ho registrata in maniera casalinga e amatoriale, è una demo. Se come me non avete nulla da fare sarà lì per voi”
Ma all’uscita della canzone non hanno colpito i difetti di una registrazione amatoriale quanto i messaggi di positività e bellezza che ancora una volta il cantautore romano ha saputo trasmettere.
D’altronde non ci si poteva rimanere delusi da un giovanissimo ventitreenne che nel 2019, grazie all’album “La Vita Veramente” e ad altri singoli, si è aggiudicato il Premio Luigi Tenco come Miglior Opera prima e il Premio MEI come miglior giovane dell’anno.
Fulminacci – La fine della guerra
“E poi quando mi sveglio la mattina è la fine della guerra
Per ogni notte una fatica
Staccarmi dalla terra”
“La fine della guerra” è una ninnananna per far tacere il ronzio dell’eccesso di notizie e preoccupazioni che ci divorano e di cui preferiremmo non sentirne più parlare.
È un’ottima colonna sonora dal sound dolce e leggero che ci fa sprofondare nei cuscini del divano e negli angoli della mente che non abbiamo mai tempo di esplorare.
Così, Fulminacci mostra il labirinto di domande dove si perdono i pensieri macinando riflessioni tra il reale e l’onirico in cui è difficile capacitarsi della situazione che si vive e rendersi conto che si deve continuare a resistere a casa, da soli. È per r-esistere alla turbolenza di una nuova normalità imposta.
Allora perché io devo andarmene cosi?
Esistere è sempre più bello e voglio bene a sempre più persone
Santina Morciano