Quarantena, isolamento, atto creativo. Oggi non sto a parlarvi di Coronavirus (per quello, beffardamente, non mancherà ancora tempo ed occasione) ma di Nicolas Jaar, compositore statunitense-cileno che poche ore fa ha pubblicato il suo nuovo disco “Cenizas“, per la label “Other People”.
L’elettronica è solo un punto di partenza
Questo album arriva a quattro anni di distanza dal precedente “Sirens”, ed è la terza pubblicazione sotto nome proprio, la quinta complessiva tenendo conto del moniker Against All Logic. Negli ultimi dieci anni, Nicolas Jaar si è fatto prima apprezzare come producer di electro house dall’eleganza del riconoscibilissimo tocco (pezzi come El Bandido e Mi Mujer restano per me cose da prendere ad esempio per chiunque voglia intraprendere un determinato percorso musicale) per poi approcciare campi della sperimentazione sempre più marcati, arrivando con quest’ora d’ascolto a definire un perimetro artistico dove si fatica a dare categorie di genere.
Decostruire la negatività
Tredici tracce che arrivano da lontano, attraversando cicli di vita umani; si parlava di quarantena qualche riga più su: è quella che ha vissuto il creatore dei brani, isolandosi dal mondo e dagli abusi (come ha spiegato in una nota esplicativa sul proprio sito ufficiale) di cibo, alcool e qualsivoglia altro eccesso. La risultante manifestazione creativa è quasi un esercizio spirituale, dove l’elettronica diventa solo un medium artistico per mettere in musica la negatività che viene a galla quando c’è del malessere da esorcizzare.
Ogni passaggio di questo cerimoniale sviluppa pattern melodici molto lineari che subiscono incursioni da parte di effetti sintetizzati. Si chiede tanta energia per attraversare queste atmosfere dense di emotività senza forma di proscioglimento. Sono canzoni elementari nel senso più diretto del termine: emblematica rappresentazione della natura, in questo concept, i picchiettanti effetti sonori che caratterizzano “Gocce” (titolo italiano che si spiega negli sviluppi della vita privata di Nicolas Jaar) o il funereo incedere di “Mud”. E prova un attimo a chiudere gli occhi sulle note di “Garden”: dove ti sei ritrovato?
“Both directions at once”
Nonostante il titolo del disco significhi esattamente questo in spagnolo, non ci sono solo ceneri nelle trame sonore realizzate da Nicolas Jaar. È un percorso che prende due direzioni in una sola volta, perché nella grande distruzione c’è sempre qualche forma di liberazione terapeutica. Parlare di questo disco diventa terribilmente complicato nell’esatta misura che ognuno, ascoltandolo, si ritrova di fronte le proprie sensazioni ed i relativi ricordi. Diventa quasi un’esame di coscienza, un’alienazione dalla realtà in uno dei momenti storici dove più è amplificato lo scollamento della società.
A neanche trent’anni, Nicolas Jaar arriva ad un capitolo della propria storia artistica dove il concetto di musica d’ascolto viene superato e si arriva a qualcosa di più sacrale. E la cosa pazzesca è che non si tratta di un’esplosione improvvisa, ma la perfetta evoluzione dei prodromi evidenziati in nuce attraverso le release degli anni dieci.
Un disco che bisogna ascoltare, con il risultato finale che è tutta un’incognita: il crescendo musicale che prepara il congedo si risolve in 65 secondi di silenzio. Lì diventa dura alzare lo sguardo e sentirsi i pensieri solo in compagnia di qualche rumore di fondo.
Hopefully Cenizas only shows darkness so as to show a path out of it. I want this music to heal and help in thinking through difficult questions about one’s self.