Bebo e la quarantena – Intervista ad Alberto Guidetti (Lo stato sociale)

Alberto Guidetti, in arte “Bebo”, è uno dei componenti de Lo Stato Sociale, in cui sin dal 2009 si occupa della drum machine, del sequencer, della programmazione e del sintetizzatore oltre ovviamente a cantare.

Attraverso un successo sempre crescente e con alle spalle album, singoli e libri (due romanzi e una graphic novel), e il secondo posto al Festival di Sanremo 2018 con “Una Vita in Vacanza”, la band continua ad essere un importante punto di riferimento della scena musicale italiana.

Bebo, che di musica ci vive, ha dato il suo punto di vista e qualche consiglio sullo sconvolgimento che questa pandemia ha apportato nelle nostre vite.

 

  • Ciao Bebo, queste giornate lunghe e lente più che mai, sono scandite da serie tv, film e playlist musicali. Te la senti di dare qualche consiglio ai nostri lettori?

Devo ammettere di scandire le mie giornate in maniera piuttosto irregolare, sotto ogni punto di vista: dall’orario dei pasti, quello della sveglia e le attività del tempo libero. Il lavoro, seppur rallentato, si è spostato definitivamente davanti ad un computer, quindi il pensiero di passare altro tempo a guardare un display non è tra le cose che preferisco.

Sto recuperando alcune letture rimaste indietro in questi mesi tra cui Città Sola di Olivia Laing e Quel che resta del giorno di Ishiguro. Per le visioni l’unica scoperta-riscoperta è Peaky Blinders, che avevo iniziato anni fa in un periodo in cui non avevo molta testa per seguire la serialità e che ora invece soddisfa il mio bisogno di violenza quotidiano.

Discorso diverso, invece, per la musica che si è fatta più presente di prima. La mia formazione da musicista elettronico e dj in questo mese ha avuto il sopravvento. Sto riascoltando con piacere il catalogo della defunta Sandwell District (in particolar modo il mio amato Regis), Basic Channel e -dopo anni di rapporto discontinuo- forse sto facendo pace con Vladislav Delay. Tra le uscite più recenti invece il Fabric Mix della suprema Amelie Lens.

 

Alberto Guidetti

  • Tra questi, c’è un artista, un album o una canzone che più di ogni altro ti è stato d’ispirazione?

Non saprei. Quando scrivevo Andrea -la graphic novel disegnata da Luca Genovese, edita da Feltrinelli Comics- ascoltavo parecchio i già citati Sandwell Disctrict e moltissimo gli Autechre, Oval, Pan Sonic. Dipende sempre da cosa ho voglia di scrivere, il mio umore e pure se fuori c’è il sole. Agli esordi de Lo stato sociale ero affascinato da alcune logiche ritmiche proprie del dubstep e del grime, tant’è che Mi sono rotto il cazzo ne ricalca le divisioni e l’approccio basso-batteria. In una delle ultime uscite della band ho rubato 2 secondi di batteria ad un pezzo di Ghemon, ma tanto non si riconoscerebbe mai. Per un periodo ho desiderato scrivere come Paolo Conte. Invece adesso che ho una voce mia posso prendere un pezzetto da chiunque e provare a renderla una cosa personale.

 

  • In questi giorni moltissimi artisti stanno organizzando concerti” in diretta Instagram o Facebook. Addirittura, sono già stati prodotti alcuni pezzi su quest’emergenza sanitaria. Pensi che in qualche modo tutto ciò cambierà il modo di fare e fruire musica?

Fare musica per chi lavora con un home studio cambierà poco, chi invece in questo momento non ha accesso al proprio studio professionale (o a quello delle persone a cui si affida) probabilmente si trova più in difficoltà. Molti, secondo me, dopo anni, sono tornati a comprare online una scheda audio da 200€ per tappare un po’ di buchi creativi in termini tecnici.

Lo spostamento della musica sul digitale attraverso i social in questo momento vive alcuni impedimenti che rendono la cosa abbastanza svilente: ci si appoggia ai social per lo streaming e quindi la qualità audio\video risente della compressione che la piattaforma impone, rendendo tutto abbastanza merdoso. In aggiunta a questo molti non si sforzano nemmeno di tirare due cavi dentro una scheda audio o di indagare la possibilità che alcuni software danno per offrire uno spettacolo anche solo dignitoso. Dall’altro lato non so quanti di voi si accontentino di ascoltare il disco live dell’artista invece di andare al concerto.

Il problema è soprattutto nella sostenibilità economica di questo lockdown che sta mettendo in ginocchio decine di migliaia di lavoratori del settore.

 

 

  • Quale pensi sia il ruolo attuale degli artisti, vista la difficoltà che anche l’industria musicale sta subendo?

Anche gli artisti subiscono queste difficoltà, in maniera sensibilmente diversa dall’ultimo dei facchini che fanno load-in e load-out dei ferri del palco, ma hanno un ruolo più esposto e quindi in qualche maniera di rappresentanza. Rappresentanza che viene vissuta in maniera differente da ognuno di noi, a seconda delle proprie attitudini. Io credo che i momenti di riflessione debbano essere due, su due piani differenti ma contigui:

1. Capire e condividere come funziona dal punto di vista delle tutele sociali questo lavoro. Il riassunto è: funziona di merda. Quindi proviamo a farlo funzionare bene ora che abbiamo capito di essere abbandonati a noi stessi.

2. Per rilanciare l’economia dei live andrà riscritto molto del vissuto e del percepito economico di ogni singolo artista che -con il suo management e il suo booking- sono le persone che regolano economicamente il mercato.

Non si può chiedere l’ennesimo sforzo al proprio comparto tecnico, al promoter o ai club. Va messo a sistema un modo per poter mangiare dal piatto tutti e rapidamente, riducendo i cachet ed insistendo sulle istituzioni nel far comprendere la centralità di un settore come quello dello spettacolo. In ultima istanza: io credo che i biglietti dei concerti andranno abbassati non solo per una specie di “reset” del valore di mercato degli artisti ma anche in virtù di un evidente impoverimento economico della popolazione, rendendo quindi accessibile lo spettacolo anche ai propri spettatori.

Alberto Guidetti

  • Circa un anno fa hai creato “Fantastico!”, uno spazio dove si può (o si deve) uscire dai confini rigidi della realtà imbarcandosi nel mare della fantasia. In un momento come questo in cui i corpi sono chiusi in gabbie e gli spiriti hanno la possibilità di esprimere la propria libertà a pieno, riesci a scrivere? Se sì, quanto ti sta aiutando la scrittura?

Scrivo poco e male in termini immaginifici, questo però si è tramutato in grande attenzione per quanto riguarda l’editing dei miei collaboratori di Fantastico e di mie cose passate che ho ripreso in mano per dare un via definitivo ai lavori testuali del prossimo disco della band. Noi questo quarto disco vorremmo pure farlo, ma ci si è messa di mezzo persino una pandemia. Forse è un segnale.

Per Fantastico ci sono grandi piani e grandi prospettive, la traduzione digitale di molto del consumo culturale, obbligato da questo primo mese di quarantena, ha messo sotto gli occhi di tutti come il mercato dell’editoria debba -finalmente e definitivamente- ripensarsi e cercare di esplorare nuove modalità di sfruttamento economico, non solo del suo prodotto fisico, ma anche del suo valore intellettuale e cognitivo. Fantastico nasce anche per scappare da quelle logiche fisse e cercare di esplorare altre forme, altri tempi.

 

Santina Morciano

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