Il duo John Qualcosa ha finalmente ultimato la (auto)produzione del suo primo full lenght. Così, dopo circa nove anni dalla formazione, AmbraMarie e Raffaele D’Abrusco presentano al pubblico l’inedito Sopravvivere Agli Amanti.
L’album è in uscita il 15 Aprile. Nove canzoni completamente auto prodotte, si è detto. Inoltre: sinergica collettività di voci, cori, pianoforte, chitarre, archi ma anche percussioni e synth.
Per i John Qualcosa la loro opera è pressapoco un volano strumentale per raggiungere altri luoghi. Un viaggio sia musicale che emotivo verso posti diversi tra loro. Il mezzo per raggiungere tutto ciò?
Una fotografia particolarmente riuscita. Da qui hanno inizio suggestioni, ricordi, immagini e fantasie. Scopriamole assieme.
Sopravvivere Agli Amanti: l’LP di debutto dei John Qualcosa
Si parte col botto. Sopravvivere Agli Amanti apre le danze con due chitarre a ‘rincorrersi’. Una leggermente distorta in arpeggio, l’altra con contrappunti puliti. Poi un tonfo, a tempo. “Bum, bum”, il riverbero grave di un suono a onde cortissime che scandisce il riff principale, al quale si alterna la strofa dominata dal canto di AmbraMarie. Impostazione minimal nell’intento ma comunque corposa nella forma reale, con più voci a far vibrare le componenti sonore, tra synth e strumenti acustici. Il testo fornisce spunti molteplici. Le interpretazioni diventano quindi innumerevoli, dal senso lato di cannibalismo affettivo, fino alla crudezza di una necessità non soddisfacibile o, magari, incomprensioni trasversali che si scontrano nell’incomunicabilità tra due amanti (inteso letteralmente come participio presente del verbo).
15 Million Merits. Dopo il buon inizio la verve è rimasta imbrigliata nel groviglio di citazioni tra Sergio Cammariere e la sfumatura pop di Morricone. Ma nulla è perduto. Difatti Il Ladro E La Strega lancia il tema ‘percussioni e arpeggi’ e i John Qualcosa riprendono subito il pugno della situazione. Via via gli altri interpreti si incastrano al motivo principale costruendo qualcosa di importante. Canzone malinconica, come più o meno l’intera opera Sopravvivere Agli Amanti. Qui lo scambio di vedute lui/lei si perde nell’uso di metafore, forse spremute ormai fino all’ultima goccia essenziale. Tutto sommato resta intatto l’equilibrio funzionale richiesto, al fine di raccontarne la storia. Atto quarto, Sfacelo Azzurro. Impostazione piano e voce, seguiranno gli archi. Semplicità, immediatezza e ricercatezza quel tanto che basta. Però non basta.
Anche adesso ci pensa la canzone successiva a rimettere le cose in ordine. La Mia Amsterdam mi ha suggerito un’esegesi in contrasto (nel senso positivo) con quanto espresso dai due cantanti. Musicalmente, a mio parere, siamo nella parte rurale della capitale dei Paesi Bassi. Quella fatta di biciclette e campi di grano. Infatti il campanello della bicicletta viene campionato e usato a scopi ritmici. Le parole invece suggeriscono tutt’altro: dalla vita metropolitana alle peculiarità turistiche della città, senza dimenticare l’accento sociale composto da ipotesi di vita e come affrontarle. Pure lavando i piatti in un locale italiano per sbarcare il lunario. Predominante, stavolta, il timbro di Raffaele D’Abrusco.
Questioni Irrisolte è un classico pezzo sviluppato ed arrangiato per chitarra acustica. Tanti dettagli nel racconto e la voce a scandire l’empatia. Il brano progredisce armonicamente libero, da un punto A verso un punto B. Resta la coerenza di fondo, cambia l’aspetto in determinati passaggi, e questo smuove parecchio le cose. Refrain orecchiabile e distinguibile, ancora a cui si lega il tema concettuale completamente opposto alla capostipite.
Una Canzone Quasi Felice. E meno male che c’è. Meglio non rallegrarsi troppo perché quel ‘quasi’ è l’espediente usato dai John Qaulcosa per mettere le mani avanti. Difatti la canzone è sostenuta ed ironica, ma felice, proprio no. Non lo dico, lo dice il testo. Aggiungo solo che l’ukulele non è sinonimo di toda joia a priori. Ne ho due, uno soprano e l’altro tenore, non aggiungono felicità il solo possederli. In tempo di quarantena è giusto esser chiari. Scherzi a parte, ho molto apprezzato l’ossimoro musicale nei confronti del tema lirico, una specie di frattura che si ricompone pian piano alla fine. Accurata.
Un Secolo Di Polvere riprende la forma piano e voce di base. Sulla questione si potrebbero affrontare mille discorsi. Composizioni del genere hanno una sola discriminante: il gusto personale. Dunque, e senza malizia alcuna, è una canzone che al netto degli innesti melodici può piacere o meno. Qui aiuta lo stato d’animo con cui si approccia l’ascolto. Nel mio piccolo ci ho visto la colonna sonora del momento romantico di un film di animazione, dove lui e lei si scambiano le battute vocali. Non so se ho reso l’idea.
Una Canzone Dei Doors conclude l’esperienza con una piccola sorpresa inaspettata. Un pezzo del genere deve ‘muoversi’. Il duo riesce a valorizzare la proposta con soddisfazione narrativa. Anche l’orecchio ne è contento, tuttavia, tra vocalizzi (vero e proprio primo cantante dell’opera) ed enfasi non sempre risolta, sembra di andare col freno a mano tirato. Peccato perché se ascoltata completamente concentrati, durante determinati stati d’animo, ha un suo perché imprescindibile. Finale in stile ‘ghost track’ bellissimo. Sono gli effetti dell’estro che più ritornano all’ascoltatore un senso di vicinanza. E si chiude in bellezza.
Sopravvivere Agli Amanti: il debutto non-debutto spiegato in breve
L’opera prima del duo John Qualcosa altro non è che la razionalizzazione di quanto fatto nel corso della già avviata carriera. Ai brani storici se ne aggiungono di altri, presumibilmente più giovani, e la ricetta è servita. L’operazione ha comunque senso in quanto Sopravvivere Agli Amanti offre al pubblico un prodotto estremamente coerente al contesto sonoro e lirico firmato da AmbraMarie e Raffaele D’Abrusco.
Il viaggio annunciato c’è, negarlo sarebbe ipocrita e riduttivo nei confronti del lavoro svolto. Solo che prima di partire bisogna ricordarsi di mettere in valigia una sola cosa: lo stato d’animo giusto. Il resto vien da sé e ripaga ogni minuto.
Mario Aiello