Giovanissima, ma con un bagaglio di esperienze e di vissuto tale da permettere la scrittura di un racconto autobiografico. Stiamo parlando di Maria Musella, che di professione fa l’attrice ed ha dato alle stampe, per Giovanni Di Francia Editore, il proprio esordio letterario dal titolo “#100 Sfumature di Schiuma”.
Una prosa agile e snella, che scorre immediata come è di getto ogni pensiero dell’autrice: coraggio e sensibilità per mettere a nudo il proprio vissuto e parlare agli altri di vicende che possono caratterizzare la vita di ogni giovane adulto. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei.
#100 Sfumature di Schiuma – L’intervista
- Ciao Maria, com’è nata l’idea di scrivere questo libro? E come si è sviluppata la collaborazione con Giovanni Di Francia Editore?
L’idea del libro nacque per puro caso, quando ero in terapia dallo psicologo, iniziai a creare un quaderno di scrittura creativa per raccontare i pensieri negativi che affollavano la mia mente in quel periodo, come il suicidio. Ho sentito un’esigenza naturale di rifugiarmi nella scrittura come l’ultima spiaggia alla quale appigliarmi. Mi è venuto naturale gettare su carta vari pensieri sparsi e spesso sconnessi fra loro. Non è mai stato una mia idea nei primi tempi quella di scrivere una biografia o per meglio dire racconto autobiografico. Tuttavia, amici, parenti e addetti ai lavori mi hanno consigliato di scrivere una sorta di guida della ‘’sopravvivenza’’, potendo aiutare anche altre ragazze a superare i loro omini di plastilina. Mi riferisco a quelli della slow motion che si ingrandiscono o rimpiccioliscono in base all’importanza data in quella determinata scena.
La collaborazione con Giovanni Di Francia Editore nacque per puro caso una sera ad un aperitivo di lavoro a Piazza Bellini con alcuni elementi della troupe del medio metraggio da protagonista al quale sto collaborando. Giovanni si prestò subito disponibile, proponendosi come editore del mio manoscritto. Subito è nata una certa intesa sul modus operandi del libro anche se non sono mancate discussioni come qualsiasi collaborazione che sia. Ma il tutto è andato per il meglio e siamo diventati amici al di là della collaborazione che abbiamo portato avanti, nonostante l’emergenza covid.
- Il testo è fluido e pieno di riferimenti artistici. Sul piano della letteratura, quali sono gli scrittori che ti rappresentano maggiormente ed ai quali ti ispiri?
Apprezzo molto la letteratura del nostro paese ma anche quella portoghese, francese, polacca e russa. Per il lavoro che faccio sono a contatto con moltissimi testi e partiture di vario genere, per la mia continua esperienza sensoriale nel mondo della recitazione. Anche se ricordo che durante i miei percorsi di studio (medi e superiori) ho sempre mostrato un interesse per la letteratura. Nella parentesi italiana non posso che ispirarmi a Giacomo Leopardi per il suo pessimismo cosmico che sì ricollega alla lettera finale del mio racconto autobiografico #100SfumaturediSchiuma.
Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse due personaggi di spicco nei primi anni dei miei studi presso la scuola di arte drammatica erano una costante. Carlo Goldoni, il padre della riforma del teatro, è il rappresentante del modus operandi di noi attori di oggi che abbiamo iniziato da Goldoni passando per Vico, Ruscello, Viviani e in contemporanea in Inghilterra il teatro elisabettiano per citarne uno, William Shakespeare.
Fernando Pessoa il primo dei poeti portoghesi che ho conosciuto nel mio periodo di soggiorno a Lisbona, interpretando anche una delle sue poesie ‘’Persone Carnali’’. Spoon River uno dei padri delle antologie per gli attori nella fase di studio ed apprendimento nella formazione della professione attoriale. Jean-Pierre Miquel uno dei più famosi drammaturghi francesi celebre per ‘’Le malade Imaginaire”, ricordando anche Alexandre Dumas celebre per l’opera ‘’Il Conte di Montecristo’’ e ‘’I tre moschettieri’’ opere da me lette nell’età dell’infanzia e visionate visivamente con le VHS.
Durante le lezioni a Transit nelle residenze intensive di Andrea Renzi abbiamo letto un paio di testi della Szymborska di auto regia, attori-esseri pensanti, non per essere attori passivi mossi con i fili dal burattinaio-regista, Peter Brook un altro padre per noi attori con la sua ultima opera ‘’I fili del tempo’’ per ultimi ma non per importanza Stanislavskij, Cechov e Tchekhov del teatro di Mosca, capisaldi dello studio teorico ma soprattutto pratico dei miei percorsi attoriali, negli esercizi di tempo e ritmo di Stanislavskij.
- Invece sulla dimensione musicale, c’è una forte presenza di Pino Daniele, hai anche altri musicisti che porti nel cuore?
Pino Daniele è stato alla base della mia cultura musicale, grazie alle influenze di mio padre. Ascolto musica di vario genere, in particolare Fabrizio D’André, i Gemelli Diversi, Roberto Murolo, Domenico Modugno, Sergio Bruni. Ne ho molti nel cuore e non è facile esprimere preferenze poiché nutro interesse per molti cantautori.
- Lo scritto permette di osservare gli sviluppi della storia quasi restando “alla finestra” fino all’ultimo rigo. È stato difficile aprirsi in questo modo oppure ti è risultato naturale?
Aprirmi mi è riuscito naturale, mi è sembrato di parlare e/o scrivere lettere ad un’amica anche se alcuni aspetti della mia vita veramente privati non ho avuto subito il coraggio di renderli pubblici. Poi ho pensato, visto che con il mio lavoro la privacy viene meno, che non potevo non giocarmi tutto per tutto. A 20 anni una cosa o brucia o gela.
- Non manca anche un riferimento all’attuale situazione pandemica. Come pensi di sviluppare la promozione del libro? Avevi in programma delle presentazioni per avvicinare il testo ai lettori?
Vista l’epidemia imminente, opterò su proposta del mio Ufficio Stampa di procedere con dirette social, Instagram e Faceboook, per promuovere il mio libro. Avevo in programma varie presentazioni e firma copie con i lettori e followers per far sentire la mia vicinanza, soprattutto in questa fase.
- Sei un’attrice, una blogger, musicista ed anche poliglotta. Ora hai scritto un libro, ma quale forma d’arte ritieni più vicina al tuo essere?
La forma d’arte che ritengo più vicina a me è certamente la recitazione, sono nata sul palcoscenico e vorrò morire sul palcoscenico come tutti gli artisti degni di nota. Anche la musica mi ha accompagnata da quando avevo 8 anni, suono la chitarra classica, sono troppo legata alla Chitty. Le lingue le ho imparate per esigenze lavorative, l’inglese per viaggiare è importantissimo, il francese l’ho studiato a scuola per 8 anni, lo spagnolo ascoltando canzoni e balli di gruppo. In questa quarantena ho cominciato a studiare arabo per un provino a settembre per una nota serie tv turca da girare in Egitto.
- Sul piano lavorativo, cosa c’è in programma per il futuro?
Per il futuro ho vari programmi in pentolone tra teatro, cinema e televisione ma attualmente il mio progetto prioritario, oltre al libro, è il medio metraggio da protagonista con la regia di Nazareno Barone e la produzione 400 ml.
Giandomenico Piccolo