La Municipàl: Un Album per resistere alle mode | Intervista a Carmine Tundo

Per resistere alle mode” è il nuovo originalissimo album de La Municipàl, il duo salentino dei fratelli Carmine e Isabella Tundo che hanno costruito un lavoro dall’inventiva straordinaria: 5 diverse uscite di doppi singoli in streaming e su vinile che il prossimo autunno saranno raccolti in un’unica pubblicazione.

Dopo aver ascoltato Quando crollerà il governo + Fuoriposto e Canzone d’addio + Che cosa me ne faccio di noi, doppie pubblicazioni rilasciate rispettivamente il 21 febbraio e il 16 aprile, è aumentata la curiosità di scoprire cosa racchiude questo nuovo progetto.

Presenze e assenze, passato e presente, gioia e dolore, lato A e lato B: insomma un percorso dicotomico, forse. Oppure no. Quello che potrebbe apparire come un album binario racchiude, invece, la valorizzazione di un terzo elemento -a mo’ di dialettica hegeliana- dove la sintesi, tra il cantautore e l’ascoltatore, è affidata alla musica.

Carmine ci ha svelato alcune tappe e curiosità del percorso, ancora in itinere, di “Per resistere alle mode”. Qui l’intervista.

  • Sentiamo spesso parlare di tendenze e mode imperanti, siamo arrivati a sentir parlare addirittura agli anticonformisti conformisti. Da dove nasce il progetto “Per resistere alle mode”?

È qualcosa di interiore che è iniziato con il nostro ultimo album, “Bellissimi difetti”, ed è un percorso di accettazione di se stessi.

È forte l’idea di essere se stessi, di doverlo essere a tutti i costi anche a costo di sentirsi “fuori moda”. Ovviamente, oltre al fattore concettuale c’è un fattore sonoro: fare un album con un sound che rispecchi al 100% i nostri gusti.

  • Ed è questo non doversi adeguare alle mode il motivo per cui non lo stamperete in CD?

Sì, preferisco il vinile, e in particolare il formato del 45 giri, perché mi permette di avere un solo brano per lato. Questo fa sì che ci sia il maggior spazio fisico per ogni canzone: il significato è riuscire a mettere la canzone davanti a tutto il resto, sia al personaggio sia all’ascoltatore.

  • È molto interessante questa scelta anche se ormai i CD stanno diventando una desuetudine.

Beh, ogni decennio cambia un po’ i paradigmi musicali. Lo streaming, ad esempio, ha rivoluzionato tutto. Quello che io cerco di fare è riacquistare la lentezza nel fare musica e soprattutto farla fruire all’ascoltatore.

Il fatto di avere in mano un vinile a 45 giri con solo due brani va a riconquistare un po’ di quella lentezza di cui determinati generi, come il mio, hanno bisogno. C’è la necessità di mettersi e riascoltare il brano più volte per capire il vero significato.

  • Prima hai parlato dell’ampio spazio fisico di ogni brano. Sembra però che ci sia un fil rouge tra i doppi singoli, un terzo spazio invisibile in cui tirare le somme.

È proprio quello che sto cercando di fare. Grazie ai due lati riesco a raccontare meglio una storia perché spesso è riduttivo narrarla con un solo brano. Invece, questo tipo di pubblicazione sta ampliando il campo come se fossero due capitoli.

Inoltre, spesso posso sperimentare, ricercare gli opposti: di solito nel lato B c’è una parte più oscura e nel lato A una più solare.

È molto divertente produrre questo album, e man mano che lo produco scrivo nuove cose proprio perché, raccontare una cosa avendo due canzoni anziché una, mi sta dando uno stimolo continuo e tanta soddisfazione.

  • A proposito delle altre pubblicazioni, le stai componendo ora?

All’inizio del progetto avevo fatto una lista ben precisa con dei brani da mettere in scaletta. Poi, una volta che ho iniziato a produrre e a registrare l’album, sono nati e stanno nascendo dei nuovi brani perché sto seguendo il flusso emotivo.

Ho dovuto mettere in discussione la tracklist iniziale. Il che può avere dei lati negativi perché scombussola il progetto. Credo però che quando si fa un album ci si debba divertire, e tutto questo caos per me è molto creativo, mi dà spunti molto intensi.

  • Quindi c’è la possibilità che le uscite siano più di 5?

No, le uscite di “Per resistere alle mode” saranno comunque cinque. Però magari uscirà un lato B dell’album, come se si sdoppiasse. Sono in un momento creativo molto fertile e il concetto che ho in testa si sta ingrandendo in maniera molto fluida ed è tutto molto collegato all’album quindi… chi lo sa che non si sdoppierà l’album!

 

 

  • All’interno delle vostre canzoni sembra tutto molto reale, perfino le assenze hanno la consistenza di una sorta di presenza. Sono tutte situazioni realmente vissute o ti diverti a immaginarle come se tu che le scrivi ne fossi lo sceneggiatore?

No, sono tutte vere. All’inizio del progetto de La Municipàl ho preso la decisione di essere totalmente sincero e di raccontare solo quando ne avrei avuto l’urgenza.

Questa urgenza nasce da qualcosa di reale, di quando devi buttare fuori qualcosa che ti fa stare male o che ti fa stare bene.

Ovviamente raccontare storie vere non sempre implica lati positivi perché, quando citi persone reali, luoghi, fatti realmente accaduti, non tutti possono essere contenti. Ma comunque cerco di non autocensurarmi, mi prendo le responsabilità di ciò che faccio e quindi se qualcuno si incazzerà sono qui!

  • La maggior parte delle canzoni ha un velo malinconico che le caratterizza ma in “Per resistere alle mode” il passato lascia spazio al presente. È solo una mia sensazione o è uno slittamento studiato?

Direi che fa parte della maturazione artistica. Gli ultimi tre album sono stati scritti in un’età un po’ più giovane e poi ho una latenza da quando scrivo i brani a quando li pubblico.

C’è un decennio in cui, anno dopo anno, sono diventato una persona completamente differente. Questo si nota inevitabilmente nella scrittura perché arrivi a raccontare tutti i lati del tuo carattere.

A volte ci può essere della confusione perché alcuni brani, come in questo caso, sono scritti nel mese in cui li pubblico e altri cinque anni prima. Ma fa parte del gioco rimescolare tutte queste emozioni.

La Municipàl

La Municipàl – ph. Stefania Brovetto ©

  • Nel 2019 avete superato 10 milioni di views su YouTube e 4 milioni di stream oltre a 160 mila ascoltatori su Spotify dove, tra l’altro, dei vostri brani sono inseriti della playlist “Indie Italia” che già nel 2018 vi aveva dedicato la copertina. Che effetto vi fa?

Devo dire che essere inseriti in quel contesto lì ci è sempre stato un po’ stretto perché personalmente non amo le definizioni di genere, provenendo da una scuola musicale molto ampia (infatti ho varie band che fanno cose diverse). A questo si aggiunge il fatto che il termine “indie” in Italia abbia una connotazione diversa dal resto del mondo.

Ci fa comunque piacere essere riconosciuti soprattutto a livello nazionale mentre prima eravamo attivi più a livello locale. Siamo un po’ sfortunati logisticamente ma siamo l’unica band pugliese ad essere uscita dai confini regionali. A livello pratico, è difficile fare un tour partendo da Lecce. Si parte svantaggiati ma ce l’abbiamo fatta.

  • Che cosa racchiuderebbe in questo momento una Lettera dalla provincia leccese?

Non sarebbe molto diversa da quella di qualche anno fa perché alcuni brani hanno la fortuna di essere attuali nel corso dei decenni. Sicuramente c’è ancora più disillusione e magari un po’ di incertezza in più, soprattutto per i musicisti e per tutti coloro che lavorano nell’ambito di questa categoria. La situazione attuale è molto incerta ma in genere è proprio dall’incertezza che nascono grandi cose e ci si ingegna di più nel riuscire a creare qualcosa di nuovo. Io, personalmente, cerco sempre di prendere il lato positivo delle cose più nere.

  • E in quest’ottica, come avete intenzione di promuovere il disco?

Le interviste e il parlare in radio procedono normalmente. Il problema è il tour perché siamo un progetto caratterizzato da una forte attività live, quindi mancandoci quella parte stiamo cercando di immaginare nuovi scenari che non prescindano dai live, di primaria importanza per noi. Dobbiamo riuscire a suonare che poi è la cosa che ci piace fare di più!

  • Il rapporto con Isabella è molto forte, si vede e si sente. Com’è colmata l’assenza – ormai definitiva – nei live?

Isa ha sempre vissuto a distanza e raramente ha suonato nei concerti, a parte lo scorso anno che è stata più libera. Ma di fatto, il suo essere presente solo nei dischi fa parte della struttura de La Municipàl.

Il live è qualcosa di diverso, si coinvolgono tanti musicisti e si va a portare in giro un altro concetto. Ovviamente è diverso essere in tour con lei ma è giusto così. Lei vive e lavora in Sicilia, ha la sua vocazione di essere medico come io quella di essere musicista.

Quindi per me è come se non fosse cambiato nulla.

 

Santina Morciano

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