Oggi vi parlo dell’ultimo lavoro di Lucio Leoni. L’album, il terzo nel nome e nelle sembianze di se stesso, si intitola Dove Sei Pt.1 ed è stato pubblicato l’8 Maggio per Lapidarie incisioni/ Blackcandy Productions. Tenendo fede al suo stile artisticamente eclettico, avrebbe avuto molto senso se quel “Pt.1” (parte uno) fosse fittizio. Tuttavia è strutturale. La produzione è divisa in due momenti, composti da otto canzoni ciascuno. Il primo, Dove Sei Pt.1, il secondo (presumibilmente omonimo ma in “Pt.2”) previsto per l’autunno dello stesso anno.
Lucio Leoni e il legame invisibile: da A Me Mi, passando per Le Interiora di Filippo fino ad arrivare a Il Fraintendimento Di John Cage.
Cosa attendersi da Lucio Leoni oggi, dopo i primi due LP che sembrano effettivamente capitolo primo e secondo di un discorso formulato, amalgamato, percosso e accarezzato partendo da Lorem Ipsum (2015) e proseguito in Lupo Cattivo (2017)? Qua la risposta è pressoché banale: il capitolo terzo. Ad ogni modo, a mio avviso, attendevo esattamente le otto canzoni di Dove Sei Pt.1. Nulla di diverso. L’opera però si dimostra qualche spanna sopra le altre in termini di maturità. Che detta così pare una barzelletta raccontata male in quanto al buon Lucio di certo non manca “la maturità” espressiva né contenutistica.
Gli elementi traccianti tipici del cantautore romano ci sono tutti: tematiche articolate esposte con frivolezza; concetti elementari narrati in modo aulico; struttura non-struttura canzone dal sapore ora folk, ora d’autore, ora pseudo rap, e anche pop; sprazzi di cultura pop e di cultura popolare. Regina della dissertazione: la parola.
Lucio Leoni applica alla sua musica, con risultati invidiabili, il grande bagaglio di studi che lo hanno formato. Chi lo conosce, lo sa già. Chi magari non ne ha avuto ancora esperienza, saprà in pochi minuti contestualizzarlo, ma ce ne vorranno parecchi di più per cominciare a comprenderlo. Tutto questo senza richiamare etichette e paroloni che riempiono solo la bocca e l’ego di chi li pensa. Tanta roba!

Dove Sei Pt.1: panoramica canzone dopo canzone dell’ultimo LP di Lucio Leoni.
Il Fraintendimento Di John Cage rappresenta la genialità storico-musicale al servizio di allegorie facili da descrivere eppur complesse da sviscerare. Questo di primo acchito. Poi ci sono i contenuti e a questo punto vale la pena armarsi di attenzione e concentrazione. Chiaro si faccia leva sulla produzione di John Cage. Non si possono in alcun modo delineare i concetti del compositore e teorico musicale americano in poche parole. Accontentiamoci del fatto storico che lo vede come uno degli autori più controversi, ma autorevoli e creativi del secolo scorso. Ci perdoni, ovunque egli sia.
L’elemento chiave è la difficoltà di trovarne un’interpretazione univoca. Lucio Leoni cavalca il sentimento e ne mette in luce di altri, tutti collegati dalla mancanza di certezze. I dubbi, i timori, le divergenze senza attrito. Ma anche la proiezione al futuro, consci di vivere un presente diverso da quello teorizzato in passato. Il momento delle scelte che cementificano il passaggio da “chi sarei stato” verso “chi sono davvero”. Il tema è trasversale e lambisce l’intero disco. La chiave di volta è nelle domande che l’autore pone e si pone. Il giusto capostipite.
Il Sorpasso feat. C.U.B.A. Cabbal. Pezzo appassionato e coinvolgente, dall’approccio meno spigoloso. Lo scontro a tratti violento tra l’idea strutturata di un soggetto che gestisce dei valori in maniera conservatrice e chi invece tende a viverli senza sovrastrutture di sorta. Uno collassante sotto il peso di vetuste concezioni, gli altri liberi e affamati, secondo la normalità figlia di reali esperienze.
San Gennaro. Il momento trascendenza di Dove Sei Pt.1 arriva alla numero tre. Non ci sono inviti alla teologia o esortazioni religiose. L’autore prende uno dei Santi più iconici del Martyrologium Romanum (intendiamoci, questa è farina del sacco di Lucio Leoni. Ignoro fieramente cosa sia il Martirologio Romano) e lo eleva a trampolino spirituale antropomorfo, trasformandolo in un compagno ideale ed idealizzato attraverso il quale riacciuffare lo scivoloso filo che conduce all’ultraterreno. Al netto di ogni dogma di qualsivoglia natura. Da partenopeo aggiungo che gli è piaciuto vincere facile pescando proprio il Maradona dei Santi.
“Quant’era bello quando ci dicevano avete tutta la vita davanti. E adesso che siamo fuori pericolo, guardiamo indietro cercando il futuro”
Dedica feat. Francesco Di Bella. Canzone modesta e senza grosse pretese. Gli spunti ruotano tutti attorno all’immagine di noi che abbiamo mitizzato il futuro, al punto tale da vivere un presente vivacizzato da incognite e impensabili risvolti. Ma, cosa più importante, passati ormai i checkpoint invisibili della corsa a tappe della vita, ci sentiamo finalmente tranquilli per averli raggiunti. Eppure resta il sapore un po’ amaro di chi comunque deve proiettarsi al passato per scorgere ciò che avrebbe immaginato essere il domani.

Treno. Umberto Eco l’avrebbe odiata fino a lanciare mortali strali verbali contro Lucio Leoni, nemmeno fosse l’anticristo. Dall’altra parte il poeta per antonomasia, Dante, gli avrebbe quantomeno offerto una ricca cena. Perché? Perché l’allitterazione, anche tra i grandi della letteratura, c’è chi la odia e chi la ama. Chi la predilige sfruttandola e chi la evita come la peste. In musica diventa la figura retorica (e metrica) per eccellenza. Su questo letto si adagia il corpo etereo del “Se avessimo una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare”. Aforisma – diciamo così – del celebre filosofo e scrittore tedesco Novalis da sempre al centro degli studi dell’altrettanto importante scrittore italiano Gianni Rodari. Lucio, ma un tantinello meno ricercati i testi? No eh?
Le Mongolfiere. Uno squarcio nel tempo ci riporta al secolo scorso. Storie crude che col passare degli anni abbiamo studiato, ma che probabilmente non abbiamo mai veramente decodificato. La cifra umana ha radici complesse, meno di quella meramente storiografica, a quanto pare. Qui si racconta di una coppia che prova a varcare un confine e la narrazione nasconde malinconia e turbamento.
L’Atomizzazione. Se dovessi scegliere l’emblema simbolo di Dove Sei Pt.1, quasi certamente punterei forte su questo brano, nonostante sia praticamente inavvicinabile se non da una ristretta platea. Ritorna la “modernità”, assieme alle principali caratteristiche di Lucio Leoni. Il testo della canzone, con enorme probabilità, è parecchio più lungo del contributo all’intero disco che sto compilando. Il global network ha inesorabilmente trasformato il concetto di comunicazione. L’idea di base è il percorso quasi inverso che ha riportato gli elementi di una comunità a singole entità assolute, come gli atomi. Il come e il perché lo dovete sentire con le vostre orecchie. Ah, armatevi di penna e taccuino.
In ultima ma non per ultima Mi Dai Dei Soldi. Testo del drammaturgo e attore Andrea Cosentino. Il “pezzo”, qui nell’accezione scenica del termine, è stato scelto come primo estratto in ordine cronologico per scopi promozionali. Il video risale allo scorso Dicembre e probabilmente le immagini aiutano parecchio l’astante a comprenderne il messaggio. “Pane ai circensi” assume oggi, nel Maggio 2020, una doppia se non tripla valenza, in virtù di quanto sta subendo il mondo dell’arte a causa dei lockdown previsti in questi mesi. Chissà se il duo Leoni/Cosentino stia pensando a quanto sono stati lungimiranti componendo e scrivendo Mi Dai Dei Soldi.
Col senno del poi la rappresentazione è commoventemente aberrante, per crudezza e veridicità. Non che fuori da questo contesto non lo fosse. Solo che adesso lo è di più: l’arte che deve trovare di continuo nuovi stratagemmi per non restare “fuffa” da salotti letterari, quella che mette in dubbio se stessa per concretizzarsi anche sul piano economico. Qui davvero son barzellette. Ahinoi.
Caro Lucio Leoni, ci aggiorniamo in autunno per la seconda parte di Dove Sei.
Lacerato dal desiderio di buttar giù due righe di non richieste che vadano a commentare l’opera, scelgo la via del silenzio, in onore del su citato John Cage. L’appuntamento è solo rimandato di qualche mese quando verrà pubblicata anche il secondo momento dell’opera. Nel frattempo, “tanta roba”. Lo ripeto e di certo non fa male. Anche se non è stata mica un’avventura facile.
Mario Aiello