The Eddy: Il potere salvifico della Musica

The Eddy è la nuova serie tv drammatica targata Netflix, uscita l’8 maggio 2020.

Prima di iniziare a raccontare la trama, è necessario premettere che:

  • tra i registi c’è Damien Chazelle, che nel 2017 con il suo La La Land ha ottenuto 7 nominations ai Golden Globe (vincendone 7) e 14 agli Oscar (vincendone 6, tra cui miglior regia, miglior colonna sonora e miglior canzone originale).
  • il produttore esecutivo è Glen Ballard, il colosso della musica. Cinque delle canzoni da lui scritte hanno vinto il Grammy Award e la maggior parte degli artisti con cui ha collaborato hanno scritto la storia della musica (Ringo Starr, Michael Jackson, Anastacia, etc.);
  • l’ideatore è Jack Thorne, il giovane britannico che scritto Skins, His Dark Materials e Radioactive (solo per citarne alcuni) ed ha composto anche la sceneggiatura di The Eddy.

Detto questo, si può facilmente intuire la portata del prodotto: una serie tv in cui l’arte è prioritaria. Tutto il resto è secondario (anche a scapito della risposta del pubblico).

 

The Eddy: la Trama

The Eddy è un locale parigino dove si suona musica dal vivo. È gestito da due amici: Farid che si occupa la parte economica ed Elliot che dirige la band. Mentre il primo sembra soddisfatto della vita che ha costruito con sua moglie Amira, combattendo con la sua famiglia d’origine, il secondo scappa da New York abbandonando il successo da musicista, sua figlia Julie e un trauma che non riesce ad affrontare.

Le difficoltà finanziarie aumenteranno e il club verrà messo a dura prova da omicidi, problemi familiari e debiti col passato. La musica sarà la protagonista indiscussa in tutti gli otto episodi, ognuno dei quali avrà il titolo del personaggio del quale si esplorerà la vita privata. Solo l’ultimo si chiamerà “The Eddy”, il luogo da cui tutto ha avuto inizio.

Prima la musica, poi tutto il resto

The Eddy ha una narrazione lenta, anzi lentissima. La musica viene messa al primo posto, occupando intere scene strumentali da cui emerge il genio artistico del produttore.

Così, l’arte compositiva ed esecutiva buca lo schermo: non rimane un accompagnamento che fa da sottofondo alla trama ma si impossessa della curiosità dello spettatore. Occupa interi minuti della sua vita (che con molta probabilità salverà la playlist ufficiale pur non avendo mai ascoltato jazz prima).  Merito di Ballard, sicuramente, ma non solo. Oltre ai musicisti, c’è la voce di Joanna Kulig – la pluripremiata musicista e attrice che nella serie interpreta Maja –  che riesce a incantare.

Se da un lato l’attenzione meticolosa per la musica può far avvicinare i suoi amanti alla cinematografia, dall’altro rischia di allontanare i cinefili poco pazienti. La ricetta (estremamente audace) di diluire la trama con sottotrame che tentano di darle maggior spazio, non sembra funzionare del tutto.

La storia cerca di farsi spazio tra un brano e l’altro ma alla lunga rischia di diventare un azzardo in cui è la stessa trama a fare da sottofondo, o da sfondo, ad una tracklist musicale (che comunque resta magistrale) e non il contrario come ci si aspetterebbe da una qualsiasi serie tv.

The Eddy

The Eddy –  Le tematiche affrontate

Nonostante quest’inciso del tutto personale, va riconosciuto il merito di aver ottenuto un prodotto qualitativamente alto ambientato in una Parigi vera: multiculturale, piena di musica e di musicisti e lontana dall’immaginario idilliaco e ultrainflazionato che ci si aspetterebbe.

La musica è il farmaco più potente che salva i personaggi protagonisti di ogni episodio a partire dal primo: Elliot Udo.

Interpretato da un fantastico André Holland (Moonlight, Selma – La Strada per la libertà), Elliot è lo spunto da cui nascono le riflessioni maggiori: la difficoltà di gestire un rapporto padre-figlia in piena adolescenza e con problemi di droga, la fiducia cieca nell’amicizia, la comprensione con i dipendenti, l’incapacità di affrontare il passato, la paura di amare, la lotta contro il presente e soprattutto la devozione alla musica.

 

Santina Morciano

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