Cha Cha, la nuova Star Trap di Torino | Intervista

Cha Cha (all’anagrafe Chadir) è un giovane rapper di Torino, classe ’90, innovativo e dinamico, che ben rappresenta la ventata d’aria fresca nel rap game di questi tempi.

Negli ultimi dieci anni infatti, abbiamo assistito all’evoluzione esplosiva della Trap anche in Italia, un sottogenere dell’Hip Hop che dalle praterie e dai deserti degli Stati Uniti del Sud ha portato sino a noi i suoi suoni minacciosi e ipnotici. Molti artisti italiani si sono così cimentati in queste nuove forme musicali e Cha Cha fa parte di essi. Conosciamolo meglio.

  • Ti abbiamo conosciuto nel 2018 con il tuo singolo d’esordio Torino, dove troviamo un forte senso di appartenenza e di orgoglio verso la tua città. Cos’è che più ti ispira di Torino? Quali sono i luoghi a cui sei più legato?

Sono nato e cresciuto a Torino, è una città magica che mi resterà per sempre nel cuore, ho ricordi in ogni angolo, mi piace vivere le periferie come girare per le bellissime vie del centro. Sinceramente mi lascio ispirare da tutto quello che vedo, non ho un luogo a cui sono legato particolarmente.

 

  • All’interno del tuo percorso di vita, cos’è che ti ha fatto avvicinare alla scrittura?

Nel 2017 ho fatto scoprire la trap ad un mio caro amico, Alin, ex compagno della mia crew di ballo, che oggi è il mio manager. Lui si è subito appassionato e si è mobilitato per creare un gruppo di artisti trap a Torino: ha messo insieme dei ragazzi accomunati dalla stessa passione per la musica ed ha creato la 35 Gang. All’inizio Alin mi ha contattato per dare un supporto ai ragazzi nella creazione dei propri progetti; ascoltando tanta musica ed avendo avuto la possibilità di lavorare nell’ambiente, avevo le competenze per potergli dare dei validi consigli, fino al giorno in cui Br, il nostro produttore, mi ha chiesto: “Perché non provi a scrivere? Hai una bella voce.” Da quel giorno ho deciso di mettermi in gioco e provare a farlo.

 

Cha Cha

  • Qual è stato il cambiamento più grande che hai affrontato in seguito alla tua entrata nel mondo del rap game?

Sicuramente il cambiamento più grande è stato lasciare il mio lavoro per dedicarmi completamente alla musica. Non è una scelta facile lasciare un posto a tempo indeterminato quando hai combattuto degli anni per ottenerlo, soprattutto quando arrivi da una situazione economica difficile.

  • Quali erano i tuoi artisti musicali preferiti da ragazzino? E chi sono, tuttora, i tuoi modelli o punti di riferimento del rap?

Da ragazzino ascoltavo un sacco di musica elettronica, quindi in quel periodo i miei idoli erano esponenti di quel mondo come Deadmou5, Tiësto, Klaas… per citarne alcuni. I miei punti di riferimento odierni sono artisti come Drake, 21 Savage, Future.

  • Prima di farti conoscere con la tua musica eri un ballerino e hai anche preso parte alle riprese di Tranne te di Fabri Fibra. Cosa ha significato per te? E com’è ora il tuo rapporto con la danza?

Quella esperienza ha significato molto per me, riuscire ad arrivare dalla tua cameretta (ero autodidatta) ad uno dei videoclip che ha fatto la storia della musica italiana mi ha segnato la vita, mi ha dimostrato che tutto è possibile. Quando sei stato un ballerino per molti anni, anche se non ti alleni più, la danza ti rimane dentro. A volte mi capita ancora di ballare ma solo per gusto personale.

 

 

  • In un verso di Fuck You dici “non avevo da vestire ma portavo stile”, una frase che è come una fotografia e arriva dritta al punto. Che importanza ha per te il modo di vestire nel fare musica? Credi che la personalità e l’attitudine di un artista possano venir fuori anche dagli outfit scelti?

Mi piace un sacco la moda, per me lo stile non si fa con l’abito necessariamente firmato ma con il buon gusto, e non tutti ne sono muniti. Nella società moderna come ti poni verso il tuo pubblico ha un forte valore, e l’outfit giusto può sicuramente aiutare: non esiste l’outfit perfetto, ognuno deve trovare quello che più lo rappresenti.

 

Cha Cha

  • Parliamo ora di un altro verso, di un altro brano: in Aria scrivi “a casa me ne vado in para, un tetto non sempre ripara”. Si colgono molti riferimenti alla voglia di libertà e di nuovo respiro dopo una situazione stretta come quella della quarantena. Quali sono le tue più grandi paure o paranoie? E come hai vissuto l’atmosfera di reclusione in cui ci siam ritrovati?

Sono una persona molto positiva, è veramente difficile mettermi in crisi con paure o paranoie, però ti posso dire che voglio fare musica per sempre, quindi una paura potrebbe essere in futuro di non poter far più della musica il mio lavoro. Per quanto riguarda la quarantena, devo dire di aver reagito davvero bene, ne ho approfittato per pianificare le mosse future, dedicarmi a me stesso e riposare un po’.

  • Prima di salutarci, saremmo curiosi di sapere quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro, senza ovviamente fare troppi spoiler. Cos’ha in serbo Cha Cha per il suo pubblico? E cosa ti aspetti o desideri dalla tua carriera?

Non so ancora quando uscirà il nuovo progetto, ma quello che vi posso anticipare è che ci sarà molta più musica, un sacco di sorprese. Sto lavorando sette giorni su sette insieme al mio team! Ne vedrete delle belle, questo è sicuro.

 

Alessia Santoro

Ciao, abbiamo rilevato che stai utilizzando una estensione per bloccare gli annunci. I banner pubblicitari ci consentono di fornirti notizie in maniera gratuita.

Supportaci e continua a leggere disabilitando il blocco e inserendo il nostro portale nella whitelist