Le nuove sfide di Da Blonde e il disco “Parlo ai cani” | L’intervista

Tante vite in una sola persona: Da Blonde inizia il suo percorso musicale da Napoli ma abbraccia esperienze e dimensioni artistiche talmente eterogenee da aver imparato a (re)inventarsi approfondendo tutte le prospettive del suono.

La più recente wave delle sue evoluzioni in materia di musica l’ha portata a collaborare con l’etichetta Octopus Records per concretizzare il disco “Parlo ai cani“, etereo elaborato elettropop dove ogni episodio tratteggia un’istantanea in musica di un vissuto intimo e multisfaccettato, trascinato dal suono della chitarra che si fonde ai testi i cui versi vengono sussurrati.

Napoli che torna a dettare linee artistiche innovative, impersonata dal carattere carismatico di Da Blonde. L’abbiamo intervistata per scoprire di più riguardo alla più recente pubblicazione.

 

 

I pensieri di Da Blonde su “Parlo ai cani”

 

  • Trascorsi musicali abbastanza eterogenei, ma ora sembra che Da Blonde abbia iniziato a scrivere una nuova pagina della sua storia artistica. Presentaci questa nuova fase.

Questa nuova fase artistica è stata la naturale conseguenza di un percorso personale molto sentito, avevo bisogno di trovare la mia dimensione, il suono giusto per accompagnare i miei pensieri, di ritrovarmi nella mia musica.

  • Il presente parla di un disco, “Parlo ai cani”, pubblicato per Octopus Records. Come mai hai scelto questo titolo per l’album?

Ho scelto questo titolo poco prima dell’uscita, volevo che fosse semplice ma evocativo. Avevo un foglio con la tracklist su cui ogni tanto annotavo qualche parola e “Parlo ai cani” mi sembrava una giusta sintesi della mia personalità e di questo disco.

 

da Blonde

 

  • Ascoltare questi otto pezzi è un po’ come entrare in casa tua, c’è un mood molto intimo con la dimensione voce e chitarra che si presta al dream pop, ad un sound un po’ più electro. Che peso specifico ha avuto il contributo di Giuseppe Fontanella per dare questa impostazione al sound?

Il contributo di Giuseppe è stato decisivo. Avevo scritto più della metà delle canzoni quando ci siamo incontrati, volevo che le produzioni fossero essenziali e sognanti, e sono da sempre innamorata del suono malinconico della sua chitarra. È stata una collaborazione molto stimolante. Peppe ha subito mostrato una particolare attenzione verso i testi e quello che volevo esprimere, l’ideale per supportarmi nella mia ricerca.

  • Napoli da sempre è stato un meltin’ pot di sonorità ed influenze caleodiscopiche. Ma qui sembra che più di riferimenti “assorbiti” ci sia la seria volontà di proporre ed esportare, non solo nel resto d’Italia, qualcosa di realmente diverso.

Ascolto e amo tanti artisti di Napoli, sono affascinata dalla poesia, dal modo di comunicare . Per quanto riguarda le sonoritá, quelle che sento più vicine vengono dalla musica straniera. Forse la sintesi di quello che faccio sta proprio nell’equilibrio di questi due elementi.

 

  • È un periodo difficile per spingere un prodotto discografico. Cosa avete in mente per diffondere “Parlo ai cani” il più possibile?

Si è un periodo particolare, di grandi cambiamenti, ma volevo realizzare questo lavoro da tanto e non mi sembrava avesse senso aspettare. Volevo rispettare anche la spontaneità con cui è stato realizzato e l’intenzione che la musica fosse il centro di tutto, per cui non ho studiato strategie o altro. Spero solo che riesca ad emozionare chi lo ascolta e mi auguro di poter portare presto in giro queste canzoni.

 

 

Giandomenico Piccolo

Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale. Unico denominatore? La musica.

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