Il 27 giugno 2020 (data non casuale) è uscita su Netflix la terza e ultima stagione di Dark, la serie tv tedesca che continua a incantare tutti, o quasi.
Diretta da Baran bo Odar e ideata insieme a Jantie Friese, Dark si compone di un totale di ventisei episodi suddivisi nelle tre stagioni uscite rispettivamente nel 2017, nel 2019 e nel 2020.
Nonostante la complessità della trama, la coerenza logica degli eventi e la qualità artistica rimangono solide fondamenta su cui si fonda l’intero impianto filmico: vedere per credere!
Scrivere una sceneggiatura fantascientifica ma non puerile, drammatica ma non pesante e con una dose massiccia di elementi da thriller psicologico, non è affatto semplice. I creatori di Dark ci sono riusciti alla grande e la terza stagione non ne è che la conferma.
Ma prima di passare a spiegare gli intrecci della trama sbrogliati nell’ultima stagione, è utile presentare i personaggi (per quanto rischiosa possa essere quest’operazione): senza capire ogni genealogia, è impossibile cogliere i nessi logici della serie.
DARK: CAST & PERSONAGGI
Il fascino di Dark deriva anche dal ruolo ricoperto da ciascun personaggio. Ognuno di essi è il nodo di una rete che cattura e ti impone di rimanere fisso sullo schermo. Se non ci fosse, ci sarebbe un buco e la rete perderebbe la sua efficacia.
È questo il motivo per cui ogni attore è un protagonista effettivo, sebbene all’origine di tutto ci siano Adam (Dietrich Hollinderbaum) ed Eva (Barbara Nüsse), cioè Jonas Kahnwald e Martha Nielsen. Il loro figlio è l’origine per antonomasia ed appare in scena sempre e soltanto in tre forme: da bambino (Claude Heinrich), da adulto (Jacob Diehl) e da anziano (Hans Diehl).
Nel mondo del 2019/2020, Jonas e Martha sono due adolescenti e:
- Jonas è interpretato da Louis Hofmann (da adulto, invece, da Andreas Pietschmann). È l’unico figlio nato da Michael Kahnwald (Sebastian Rudolph) e Hannah (Maja Schöne). In questo anno, il Michael bambino si scopre essere il figlio biologico di Ulrich Nielsen di cui l’Hannah (adulta, moglie di Michael) è amante. Nel 1888, invece, Hannah – che continua a ricoprire il ruolo di amante – ed Egon Tiedemann (Sebastian Hülk) daranno alla luce Silja, la sorellastra di Jonas. Nell’altra realtà temporale, nel 1953/1954, Egon sarà marito di Doris (Luise Heyer) – che a sua volta ha una relazione omosessuale con Agnes Nielsen, la madre di Tronte – e padre di Claudia, figura importantissima per lo scioglimento della trama. Claudia è madre di Regina Tiedemann che nel 2019 è interpretata da Deborah Kaufmann ed è moglie di Aleksander Tiedemann (Peter Benedict) e madre di Bartosz (Paul Lux) che sarà il padre di Noah e Agnes.
- Martha è interpretata da Lisa Vicari; da adulta da Nina Kronjäge. È nata dal matrimonio tra Ulrich Nielsen (Oliver Masucci) e Katharina (Jördis Triebel). Ha due fratelli: Magnus (Moritz Jahn) e Mikkel (Daan Lennard Liebrenz). Mentre Mikkel si identificherà con le sorti di Michael Kahnwald, Magnus sarà il fidanzato di Franziska Doppler (Gina Stiebitz). Franziska è figlia, insieme ad Elizabeth (Carlotta von Falkenhayn), di Peter (Stephan Kampwirt) e Charlotte (Karoline Eichhorn) nata da sua figlia Elizabeth e Noah (Mark Waschke). Noah è anche fratello di Agnes Nielsen (Antje Traue), nonna paterna di Ulrich nonché madre di Tronte Nielsen (Walter Kreye).
Ovviamente, si tratta di cenni essenziali di un albero genealogico vasto e tortuoso che si costruisce su sei piani temporali diversi: 1888, 1921, 1954, 1987, 2019, 2052.
Per questo motivo, durante la visione, è fondamentale tenere sottomano carta e penna o un valido schema per non cedere alla tentazione di abbandonare la visione di uno tra i migliori prodotti tedeschi ed internazionali.
QUAL È LA SPIEGAZIONE di DARK?
Posto che ogni riassunto sminuirebbe gli intrecci, è consigliabile vedere le stagioni precedenti prima di avventurarsi nella terza (fatevi un regalo: evitate qualsiasi sinossi scritta o video). Il motivo di base è uno solo: la concezione del tempo è circolare.
Ciò che accade nel passato non modifica necessariamente il futuro ma ciò che accade in futuro, può modificare il passato.
Voler tornare indietro per modificare le carte in tavola perché si sta perdendo (o ci si sta perdendo), non è una buona strategia: le regole del gioco non cambiano.
Ne Il Gattopardo leggevamo che “Perché tutto cambi, bisogna che tutto rimanga com’è”, un concetto che nel corso degli episodi mi risuonava nella testa costantemente.
Il tempo di Dark non è lineare, sembra tortuoso e impossibile da definire: caso, destino, Particella di Dio, Diavolo Bianco (Claudia), Luce (Eva), Buio (Adam), paradossi di ogni tipo, principi di autoconsistenza e un loop martellante di domande.
Ma alla fine tutto si rivela nella sua semplicità rompendo una forma mentis dicotomica e innescando il beneficio del dubbio. E se ci fosse un terzo elemento? Il confine che separa due cose, non è forse una ulteriore “cosa?” In fondo è logico che tutto derivi da qualcos’altro. Ops. Ma derivi in che senso? Nel senso che sia generato o che finisca? Ops, ho di nuovo ragionato in maniera binaria.
Ecco cos’è stato e cos’è Dark per me: una serie di punti interrogativi accantonati fotogramma dopo fotogramma che lasciano via via il posto a punti esclamativi per lo stupore e l’accuratezza con cui tutto trova una risposta.
Non c’è, dunque, da meravigliarsi per i numerosi riconoscimenti che continua a collezionare. La cura del dettaglio in ogni contesto merita di essere premiata!
A partire dall’onestà intellettuale di far terminare la trilogia (nonostante i successi) perché conclusasi la storia, per poi passare alle musiche (Ben Frost), alla fotografia (Nikolaus Summerer), al montaggio (Denis Bachter, Robert Rzesacz,Anja Siemens e Sven Budelmann), al costumi (Anette Guther) e alle ambientazioni.
Anche se di volta in volta non ci fosse stato scritto l’anno delle vicende, la costruzione degli allestimenti scenografici, il trucco e gli abiti è stata così meticolosa da rievocare perfettamente le varie epoche. Un lavoro per nulla semplice, così come non lo era la ricerca di attori che interpretassero lo stesso personaggio in anni diversi. Piacevolmente scioccanti sono stati i confronti Magnus, Claudia, Ulrich, Noah.
È incredibile notare la ricerca della perfezione in tutto e per tutto ed è gradevole cogliere lo sforzo, l’impegno, la riuscita della competenza artistica sulla preponderante deriva commerciale.
Santina Morciano