È arrivata in giornata una sentenza del Tribunale di Napoli che farà riflettere, ed è al tempo stesso cartina tornasole del contesto sociale che determinate fasce della popolazione si trovano a vivere nel capoluogo campano e più in generale nell’intero Sud Italia.
Il cantante neomelodico Nello Liberti, nel 2004, ha prodotto una canzone dal titolo “O capoclan”. Il testo raccontava che il capoclan era un uomo serio e prendeva decisioni giuste, che non sbaglia e che non poteva essere lontano dalla famiglia e dalla libertà, con gli affiliati che lo aspettano fuori dal carcere.
Anche il videoclip lascia poche libertà d’interpretazione, e secondo gli inquirenti sarebbero coinvolti nella ripresa del filmato anche degli esponenti dei clan Birra – Iacomino operanti nel napoletano. Da qui, la decisione di comminare a Nello Liberti un anno e quattro mesi di carcere per istigazione a delinquere attraverso il metodo mafioso.
Camorra e Musica – Un legame radicato nei decenni
La giustissima decisione della magistratura rientra in un più vasto novero di produzioni artistiche finalizzate a dare una visione romantica e delle giustificazioni a chi opera nel contesto malavitoso. Non è raro che scappi un sorriso osservando video del genere ed ascoltandone parole e musica, ma il problema è più grosso: tante persone vivono alla giornata, in territori dove il boss di quartiere è il riferimento più vicino per risolvere i problemi, e la criminalità serpeggia senza contrasti da parte delle istituzioni. Una visione altra della vita destinata a vivere ancora per diverso tempo.
Un esempio emblematico è questa canzone del 1993.