È indubbio che la Sicilia stia facendo la voce grossa, in rapporto al panorama nazionale, per quanto riguarda le pubblicazioni discografiche afferenti a determinati contesti musicali esterni al circuito del pop commerciale. Sound caratterizzato da immediata riconoscibilità, tematiche fortemente identificative e influenze eterogenee stanno portando da ormai alcuni anni la terra della Trinacria ad occupare un ruolo di primaria importanza.
È in tale contesto che si inserisce una release il cui clamore mediatico è stato ovviamente minore, ma che giorno dopo giorno sta guadagnando importanti consensi che danno il giusto merito a quanta arte buona è stata messa nelle composizioni. Sto parlando di Vossa, parola portoghese che significa “vostra” e diventa, attraverso Sergio Beercock (che abbiamo scoperto ad Ecosuoni Festival 2018) e Gaetano Dragotta, un progetto di musica ad ampi orizzonti e confini poco definiti.
Negli otto brani che formano l’esordio discografico di questo duo c’è tanto da ascoltare e percepire: trip-hop, ridondanze blues, elettronica crepuscolare e caldi ritmi equatoriali. Il tutto cantanto con ineccepibile delicatezza chirurgica in lingua italiana ed inglese. Un viaggio in barca lungo tutte le coste del mediterraneo per respirare a pieni polmoni il caleidoscopio di influssi artistici, ed al tempo stesso puro magma siculo.
Ne abbiamo parlato con le menti creative che hanno fondato il progetto, pubblicato per la label palermitana TipOff Records.
Vossa – L’intervista
- Vossa: un concept molto forte che diventa il nome di questo progetto. Com’è nata questa collaborazione?
Durante una performance organizzata a Palermo da Tip Off Records, siamo stati catapultati sul palco a improvvisare. Il pubblico ha apprezzato tantissimo, e Tip Off ha fortemente voluto produrre questa collaborazione per permetterci di intraprendere il percorso.
- Il 2020 arriva la pubblicazione del disco d’esordio, che è un gran bell’ascolto. Non è un periodo facile, ma immagino ad un certo punto sia prevalsa la voglia di far sentire quanto è stato plasmato fino ad ora piuttosto che continuare ad attendere.
La voglia c’è stata sempre e sin dall’inizio, soprattutto quella di suonare il disco live. Attendere oltre era diventato impossibile: erano già state coinvolte molte persone e altri professionisti per la pubblicazione. Dopo una gestazione di oltre un anno, non sentivamo di voler attendere ancora. Comunque, i tempi esatti di uscita di un album vengono stabiliti dall’etichetta, che in questo caso aveva già deciso di temporeggiare e che alla fine ha pensato fosse il caso di dare alla luce questo lavoro al di là dello scoraggiamento generale di questo periodo.
- Sul piano musicale, l’idea che mi danno le otto tracce è di avere davanti agli occhi un mare di riferimenti sonori eterogenei e caleidoscopici. Quali sono le contaminazioni che vi hanno caratterizzato maggiormente e gli artisti che vi hanno maggiormente influenzato?
Veniamo da immaginari molto diversi: Gaetano è un producer di elettronica downtempo con alle spalle il pianismo jazz e classico; Sergio è un performer, polistrumentista e cantante che viene dal teatro e dalla musica world e soul. Sarebbero davvero troppi i nomi da elencare fra i nostri dischi preferiti!
- Invece il processo di songwriting come si è sviluppato? I testi in italiano ed inglese si insinuano con molta discrezione nelle trame sonore.
In parole povere: Gaetano creava gli ambienti e il groove, Sergio vi danzava dentro con tutto quello che trovava a portata di mano. Riguardo ai testi: alcuni sono stati totalmente improvvisati in estemporanea durante le registrazioni, altri (come Bastard) sono storpiature di vecchie filastrocche o estratti di testi poetici più ampi.
- Prima o poi si tornerà a suonare: che live possiamo aspettarci? Mi sembra un disco che si presta molto ad una fruizione dal vivo senza interruzioni invece del canonico concerto canzone-pausa-canzone.
Il disco è stato letteralmente composto per essere suonato dal vivo: inizialmente abbiamo preparato uno spettacolo musicale di due ore (con tanto di video-mapping dal vivo) allo Spasimo di Palermo (per chi non conoscesse il luogo, consigliamo vivamente di dare un’occhiata su Google). Visto il sold-out e il visibilio inaspettato del pubblico, Tip Off era sempre più convinta che Vossa dovesse essere un disco. Quindi non aspettiamo altro che questo disco diventi di nuovo un concerto. Per noi il “qui e ora” è il perché abbiamo messo su questo progetto: il contatto con le persone.
- Sono molto curioso di sentire ulteriori sviluppi, perché c’è tanto potenziale per sperimentare ancora di più. Immagino siate sempre al lavoro su nuovo materiale.
Per adesso preferiamo pensare a come far diventare Vossa un’esperienza viva: un’occasione che capita una volta sola, una danza che non si ripete. Insomma, un concerto memorabile. I pezzi nuovi nasceranno, come questi ultimi, dal vivo.
Giandomenico Piccolo